Accade che nella città berica, Medaglia d’Oro al Valor Militare per la lotta di Liberazione, dai manifesti con cui il Comune ha ricordato il 74° anniversario della strage dei “Dieci Martiri”, partigiani e civili vittime della rappresaglia del novembre 1944, due dizioni abbiano sostituito le versioni sempre tradizionalmente concordate anche con la locale Associazione nazionale partigiani d’Italia. Per la prima volta in 73 anni “eccidio compiuto dalle truppe di occupazione” ha preso il posto di “i nazifascisti fucilavano per rappresaglia” e per di più i valori “della Costituzione” sono subentrati a quelli “della Resistenza”. «Non è una questione di termini – spiega indignato il presidente del Comitato provinciale Anpi, Danilo Andriollo – ma di sostanza, gravissima e inaccettabile. Non menzionare i nazifascisti, i responsabili di quella carneficina, è un’operazione di revisionismo storico e una sorta di assoluzione dei criminali. Peggio ancora – continua Andriollo – è stato eliminare dal testo la parola “Resistenza”, cioè l’origine dei valori ideali sanciti nella Costituzione, caso mai potevano mantenere l’una e aggiungere l’altra. In questo modo hanno tradito chi ha combattuto ed è morto per la democrazia e la libertà».
La strage fu decisa dal comando tedesco dopo un’azione partigiana che la notte del 9 novembre 1944 aveva fatto saltare un ponte, al passaggio di un convoglio tedesco. Non ci furono morti, ma il generale della Wehrmacht Von Zanthier e il tenente delle SS Fritz Ehrke fecero prelevare dieci uomini dal carcere di Padova, arrestati anche dalla 18ª Brigata Nera “Begon” di stanza nel padovano, per fucilarli – legando i 4 civili ai 6 partigiani – sul luogo dell’attentato. I cadaveri vennero lasciati esposti per tre giorni e due notti. Nessuno ha mai pagato per quel crimine, i fascicoli con le testimonianze vennero nascosti nell’Armadio della vergogna e in seguito il caso fu archiviato.
Lo sconcerto per i manifesti della ricorrenza nasce anche dal fatto che l’Amministrazione, eletta nel giugno scorso, di concerto con l’Anpi e l’associazione Volontari della Libertà, nel solco di tutte le precedenti giunte, pure di centrodestra, aveva stabilito di confermare il testo consueto e sempre tramandato da un anno all’altro. «Una scorrettezza bella e buona da parte di un’Istituzione della Repubblica Italiana – dice il presidente dei partigiani vicentini –. Guarda caso, le modifiche sono state introdotte nel momento in cui il sindaco Francesco Rucco riceveva Forza Nuova e il Movimento Italia sociale e il presidente del Consiglio comunale incontrava CasaPound». Le preoccupazioni della società civile democratica alla vigilia del voto amministrativo sono state dunque comprovate. In una lista collegata a quella del futuro primo cittadino c’erano infatti candidati palesemente neofascisti, razzisti e omofobi. In campagna elettorale Rucco aveva promesso che se fossero stati eletti avrebbe chiesto loro di fare un passo indietro. Invece sono ancora lì. “Sono stati scelti dai cittadini”, ha ribattuto il sindaco a chi gli ha ricordato l’impegno preso. Dalla sua, il presidente del parlamento cittadino alle polemiche per il vis-à-vis con le tartarughe frecciate ha replicato: “Il Municipio è la casa di tutti”. «Hanno così legittimato i neofascisti, nonostante le normative del nostro Paese, nonostante Vicenza nella precedente consiliatura abbia approvato, con il contributo dell’Anpi, le delibere antifasciste sugli spazi pubblici e ha modificato i regolamenti», spiega Andriollo.
Per la vicenda ignominiosa dei manifesti dei “Dieci Martiri” l’associazione vicentina dei partigiani ha preso carta e penna e ha ufficialmente protestato all’Amministrazione comunale il vile e revisionista comportamento, chiedendo il ripristino della dicitura tradizionale per la prossima edizione dell’anniversario. E una lettera simile si sta mettendo a punto con l’associazione Volontari della Libertà. I partigiani hanno chiesto inoltre che le iniziative promosse dall’Anpi vengano sostenute e patrocinate. Già, perché nuovi timori sono all’orizzonte: l’Associazione sta lavorando a un’iniziativa sul negazionismo da tenersi nel gennaio 2019, in occasione del Giorno della Memoria, e ha chiesto da tempo il patrocinio del Comune. Ebbene, finora silenzio assoluto da Palazzo Trissino, quantunque l’Anpi sia indiscusso punto di riferimento democratico di larghissima parte della società civile vicentina: «Negli ultimi tempi le iscrizioni sono molto aumentate – conclude il presidente dell’Anpi provinciale Danilo Andriollo –. La Vicenza democratica e antifascista, è con noi».
Pubblicato mercoledì 14 Novembre 2018
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