«Questa mattina sono arrivati blindati della polizia e le ruspe, ora l’area è recintata, non si può accedervi, hanno buttato giù baracche e tende, l’insediamento per essere distrutto completamente, cancellato. Circa 140 persone sono state portare in questura per essere identificate». A parlare è Anita Carriero, responsabile dell’unità mobile di Medu, l’associazione Medici per i diritti umani, che da tempo assiste i migranti del centro Baobab Experience, a Roma, nei pressi della stazione Tiburtina.
Lo sgombero cominciato alle 7 di stamani era nell’aria, ma non si sapeva quando sarebbe avvenuto. Roberto Viviani, attivista di Baobab experience, si è recato all’ufficio immigrazione della questura, nella speranza che si riesca a ricollocare qualcuno dei migranti: «Riteniamo che l’ordine sia partito da questura e prefettura, non c’è mai preavviso in questi casi. Ora le persone stanno uscendo dal commissariato alla spicciolata. Erano già tutti identificati e tutti in regola per di più. Il nuovo fotosegnalamento è uno spreco di tempo, un lavoro inutile, pratiche fatte rifatte. Avevamo avviato un percorso con il Comune, ma quanto accaduto oggi a Roma dimostra che le istituzioni locali, democraticamente elette, non gestiscono la questione sociale».
Spiega Anita Carriero di Medu: «La scorsa settimana, insieme alle altre associazioni attive al presidio, ad un tavolo con l’assessorato del Comune di Roma avevamo segnalato circa 140 persone vulnerabili e fragili dal punto di vista sanitario. Ci è stata data la disponibilità ad ospitarne 120, un grosso numero, certo, ma finora ad avere ricevuto sostegno sono solo in 65».
Chi sono gli sgomberati? «Sono migranti forzati che vivono in Italia da tempo – dice Carriero –; hanno quasi tutti un permesso di soggiorno per motivi umanitari oppure sono rifugiati titolari di una protezione internazionale e richiedenti asilo. Parliamo dunque di persone in regola, almeno è così per oltre il 60 per cento di loro. Sono giovani tra i 18 e i 30 anni provenienti dall’Africa occidentale, Gambia, Mali e dell’Africa sub sahariana, sudanesi, somali, qualche eritreo, questi ultimi però, i cosiddetti transitanti, coloro che sono solo di passaggio, sono molti meno rispetto al passato».
In seguito a precedenti sgomberi, a fine 2016, i migranti sostenuti dal centro Baobab in via Cupa, nei pressi dell’Università La Sapienza di Roma, hanno trovato riparo vicino alla stazione Tiburtina, in una tendopoli. «Chi ci viveva fino ad oggi non aveva alternative – precisa la responsabile di Medu –, proveniva dai Cas, i centri prefettizi, ma avendo concluso l’iter della richiesta di asilo – si tratta del 70% – sono stati abbandonati alla strada; gli altri sono migranti provenienti dai centri Spar, gestiti dai Comuni, persone che ne hanno già usufruito oppure che non sono riuscite ad accedervi pur avendovi diritto. Per di più in molti si sono visti revocare il diritto all’accoglienza, con gli avvocati che tutelano i migranti ci siamo accorti che le valutazioni sono spesso arbitrarie, non ci sono criteri univoci». Adesso cosa accadrà?
«Temiamo il peggio – risponde Anita Carriero –. Il Comune di Roma ha accettato di ospitare un numero molto elevato, va detto, però i posti si esauriranno in pochissimo tempo, mentre altri migranti continueranno ad arrivare. Molto spesso giungono da altre località italiane. Dallo scorso anno gli sbarchi sono calati in maniera considerevole, i Paesi del Nord hanno sigillato le frontiere e chi vive nei campi di fortuna è dunque in regola. Inoltre con il decreto sicurezza gli Spar, già pochi, potranno accogliere solo rifugiati. Nel presidio di Baobab viveva anche una coppia italiana, persone povere, semplicemente».
Il futuro non potrà che essere peggiore, per tutti, non solo per i migranti, prevede la responsabile dell’unità mobile di Medu : «Questa sera i ragazzi rilasciati dalla Questura saranno in strada, senza una tenda, ma certamente torneranno vicino al campo sgomberato, in questo caso la stazione Tiburtina di Roma. Come è stato in passato, le ruspe non possono risolvere nulla. Le persone si trasferiscono da un’altra parte, peggiorando la loro vita e anche quella dei quartieri dove sorgono gli insediamenti, è un danno per l’intera collettività».
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha commentato lo sgombero con un tweet. “Zone franche, senza Stato e legalità, non sono più tollerate. L’avevamo promesso, lo stiamo facendo. E non è finita qui. Dalle parole ai fatti”, ha scritto.
«Sul web in moltissimi inneggiano ai rimpatri – dice Viviani di Baobab experience – ma non sanno neppure che chi ha un titolo per restare in italia, come tutti i ragazzi di Baobab, non può essere rimpatriato . Inoltre il nostro Paese ha accordi bilaterali solo con 4 nazioni e ne funzionano a mala pena un paio. Il decreto Salvini non porta soluzione alcuna, e non è una questione né di destra, né di centro né di sinistra; porterà solo caos, dando facoltà a qualcuno di giocare col caos. Di fatto, oltre cento ragazzi dovranno passare la notte in strada, senza neppure l’assistenza che potevamo garantire noi. Per la città può essere un vantaggio? Ci vuol poco a capire che non sarà così».
Anche per Anita Carriero di Medu la realtà presenterà il conto: «Senza essere in regola i migranti non potranno più fare neanche piccoli lavoretti per sostentarsi, e nemmeno integrarsi, naturalmente. L’umanità è calpestata inutilmente. Negli anni abbiamo seguito tanti sgomberi e non è una novità che senza soluzioni adeguate e strutturali gli insediamenti abusivi tenderanno ad aumentare. Cancellato un campo abusivo ne nascerà un altro poco distante. Con il nuovo decreto sicurezza e l’abolizione della protezione umanitaria e i mancati rinnovi delle protezioni accordate in passato si creerà un’illegalità generalizzata, implementando degrado e situazioni esplosive».
Pubblicato martedì 13 Novembre 2018
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