Pronunciarsi sulla revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini è scegliere da che parte stare oggi. Lo ha scritto qualche giorno fa sul suo profilo facebook la sindaca di Empoli, Brenda Barnini, annunciando che a breve il Consiglio comunale voterà una delibera sull’annullamento del titolo conferito al numero uno del regime nel 1924, come allora accadde in tantissime altre località del Paese.
La sindaca ha spiegato di aver verificato, su sollecitazione di alcuni cittadini, la mancata cancellazione del riconoscimento. E ha continuato precisando: “Empoli Medaglia d’Oro al merito civile per il contributo dato alla Resistenza e alla Liberazione non può avere tra i suoi cittadini onorari – nemmeno post mortem – il Duce, il capostipite del fascismo, il dittatore che portò l’Italia in guerra dalla parte sbagliata, che introdusse le leggi razziali, perseguitò i liberi cittadini perché si opponevano al regime”. Anticipando prevedibili critiche, continua Bernini: “E per chi pensa che sia tempo buttato via, un gesto insignificante e inutile rispondo prima: svegliatevi! Guardatevi attorno, leggete la cronaca, anche oggi l’episodio di un maestro a Foligno che ridicolizza un bambino di colore di fronte ai suoi compagni di classe. Non sono più casi isolati di idioti ma evidenti spie di un clima politico che mai come oggi nella storia repubblicana aveva riportato e legittimato parole, idee e atteggiamenti fascisti. La banalità del male comincia sempre così e poi distrugge il senso dell’umanità. Empoli non deve dimenticare la sua storia e ancora oggi può scegliere da che parte stare”.
L’iniziativa della sindaca ha riscosso il plauso e il sostegno anche della sezione locale dell’Aned, l’associazione degli ex deportati politici, oltre che dei partiti della maggioranza. Empoli nel 1924 aveva calcato le orme di altri Comuni, che già dall’anno precedente avevano conferito l’onorificenza al capo del regime, spesso scegliendo come data l’anniversario della marcia su Roma. Nella città ora nel territorio metropolitano fiorentino fu scelto il nono anniversario del “mormorìo” del Piave, l’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Altre località attribuiranno il riconoscimento d’onore l’anno successivo, nel 1925. Solo pochi Comuni però dopo la Liberazione provvederanno a revocare la cittadinanza a Mussolini e spesso le tracce della disposizione finirono negli archivi, scomparendo dalla memoria collettiva.
Negli ultimi tempi, le ricerche hanno permesso di trovare quelle carte e sempre più Comuni si sono espressi per la revoca. Il 17 gennaio scorso lo ha fatto Livorno. Il Consiglio comunale ha deliberato all’unanimità (alla votazione non ha partecipato FI), annullando la delibera del 1923. La proposta è stata presentata dal consigliere di opposizione Marco Cannito (Città diversa). Plaudendo all’accoglimento, il primo cittadino, Filippo Nogarin, su twitter ha scritto: “Grazie all’iniziativa del consigliere di opposizione Marco Cannito e al voto unanime del consiglio comunale, dopo 95 anni Mussolini non è più cittadino onorario di Livorno. E questo è un grande omaggio alla nostra Costituzione, democratica e antifascista”.
Nel bolognese, Valsamoggia da poche ore ha votato la cancellazione di Mussolini dal gotha cittadino, accogliendo una proposta dell’Anpi, portata in Consiglio comunale. L’ordine del giorno è stato votato all’unanimità: “Voglio ringraziare tutti i consiglieri comunali – ha affermato il sindaco Daniele Ruscigno – perché rendono onore a quello che è successo sul nostro territorio, che ha vissuto quella pagina buia della nostra storia. Spero che questo ordine del giorno – ha proseguito –non sia una cosa fine a se stessa ma che cresca la nostra consapevolezza sulla battaglia che ormai equivale a una nuova forma di resistenza. Resistenza che dobbiamo praticare tutti i giorni, e non solo a parole”.
Pubblicato mercoledì 27 Febbraio 2019
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