Fare politica oggi significa da un lato differenziarsi dagli altri per impegno e dall’altro essere spesso emarginati per uno sdegno davvero inspiegabile. Entrambi i fattori purtroppo testimoniano lo scollamento delle persone dalla politica ma anche dalla difesa della democrazia.
È per questo che noi studenti, nel mezzo della nostra trasformazione fisica, morale e culturale ci sentiamo da questo punto di vista soli e presi in giro.
Sono Gabriele Minelli, frequento il Liceo scientifico a Firenze e sono il coordinatore della “Rete degli Studenti Medi Firenze”, un’associazione studentesca di sinistra che si definisce “sindacato degli studenti”.
Lottiamo ogni giorno per migliorare la vita dello studente e aspiriamo, tramite il nostro impegno, a costruire le basi per un mondo migliore, in cui la scuola diventi davvero il luogo in cui si rimuovono le diseguaglianze sociali e si stimola una cultura fondata sui valori cardine della Costituzione. Sogniamo e ci organizziamo affinché non ci sia spazio per l’odio e la violenza.
Forse siamo giovani e guardiamo il mondo con una dose di ingenuità che ci farà diventare in futuro una generazione destinata a rassegnarsi di fronte alla ghigliottina del fallimento. In fondo è quello che ci dicono in tanti; in fondo è quello che anche la maggioranza dei nostri coetanei già pensa. Ragazzi rassegnati a causa di una crisi non solo economica, che rischia di dare spazio a eventi pericolosi come quello di cui ora vorrei parlarvi.
Martedì 14 novembre la bacheca della pagina Facebook dell’associazione “Casaggì Firenze”, che si autodefinisce fascista, riporta in un post: “Azione studentesca conquista la Consulta degli studenti. Casaggì è il primo movimento con 32 eletti e 18mila voti…”.
La consulta è un organo di rappresentanza studentesca a livello provinciale ed esistente in tutta Italia. Ogni due anni ciascuna scuola elegge due rappresentanti da mandare alla consulta. Durante la prima riunione viene eletto un presidente che avrà il compito di convocare le plenarie e organizzare le commissioni di lavoro dell’organo in questione. Viene eletto anche un vice presidente ed eventualmente dei segretari.
Quest’anno il candidato che fa riferimento all’associazione neofascista “Casaggì” è diventato il presidente della consulta fiorentina, da qui il vanto delle associazioni di estrema destra.
Ciò spaventa ma non sorprende.
Da tempo, infatti, stiamo subendo un calo della partecipazione studentesca impressionante. Tra indifferenza e ignoranza, gli organi intermedi, come i sindacati o le associazioni politiche e aggregative, si muovono con grande difficoltà e gli organi di rappresentanza, come la consulta studentesca, a loro volta entrano in crisi. I candidati ai consigli d’istituto delle scuole spesso non ci sono. Addirittura le segreterie scolastiche non avvisano più, in certi casi, dell’apertura dei seggi, togliendo così la possibilità agli studenti di partecipare al voto o di prendere consapevolezza degli strumenti che hanno a disposizione per salvaguardarsi. Per questo tra i nostri progetti cardine c’è quello di formare gli studenti alla vita comune e alla democrazia. Ma se il sistema politico nazionale tende a fare l’opposto, creando personalismi, senza stimolare la partecipazione, da soli potremo combinare ben poco.
La “grande vittoria” di Casaggì va dunque contestualizzata, poiché le motivazioni sono riconducibili anche ad una falla del sistema di rappresentanza in Italia e non solo.
Certo leggere 18mila voti a una lista di estrema destra colpisce. Ma il dato non è certo veritiero: i conti non tornano.
In molti istituti si sono candidati solo rappresentanti di Casaggì, tra l’altro senza dichiarare in maniera palese di far parte proprio di quell’associazione. Alcuni studenti “indipendenti” invece si sono candidati alla consulta non per ragioni politiche ma per motivi di popolarità, non prendendo sul serio il ruolo che dovevano rivestire, ma polarizzando comunque l’attenzione e il voto su di loro come se venissero votati dai fans e non da elettori.
È quindi evidente che gli studenti fiorentini non sono del tutto consapevoli di aver votato o aver aderito alla lista di Casaggì. La maggioranza dei ragazzi non conosce né l’esistenza né l’importanza né le funzioni della consulta, quindi il voto è basato non su ragioni di programma o di ideologia, ma su simpatie o, peggio, sul caso. Se da una parte c’è la Rete degli Studenti che crea momenti di formazione alla rappresentanza proponendo con chiarezza candidati e programmi, dall’altra ci sono loro che convogliano i voti di una massa di studenti che non partecipa all’attività politica e sociale della scuola.
È così che nella plenaria della consulta la maggioranza degli eletti ha votato un presidente fascista, alcuni senza esserne nemmeno consapevoli. Basti sapere che Mattia Micunco (il neoeletto Presidente di consulta) non ha mai rivelato di aderire a Casaggì, nemmeno dopo l’elezione, mentre l’associazione pubblicamente ne rivendica l’appartenenza.
Dire che la lista di estrema destra rappresenta gli studenti fiorentini non è corretto: rappresenta piuttosto una falla del sistema di rappresentanza che ha portato ad avere un presidente degli studenti fascista.
Alice Da Boit, candidata della Rete Studenti Medi e attuale vice presidente della consulta con 22 voti, dichiara: «È frustrante vedere gente che quotidianamente fa violenza contro il diverso arrivare qui, in consulta, comportandosi come democratici che ascoltano il parere di tutti».
Come intuiva Gramsci prima del Ventennio, l’indifferenza crea dei vuoti che le risposte populiste tendono a colmare, svuotando di significato il corpo dei nostri valori: i diritti e doveri umani.
«Se sono fascista è cosa mia personale, comunque è di sicuro un punto di riferimento culturale», ecco cosa risponde Mattia Micunco, su Controradio dopo l’intervento di Alice.
Il fatto riportato è un esempio concreto di come gruppi fortemente nazionalisti stiano prendendo piede negli spazi politico-sociali e questo è solo un evento eclatante per una Firenze storicamente antifascista.
La sinistra negli ultimi anni ha fatto degli errori enormi, perdendo il contatto con i cittadini. Ora troviamo Casa Pound che distribuisce alimenti di prima necessità nelle piazze agli italiani, che crea momenti di aggregazione sociale, che fa volantinaggio davanti alle scuole e nei centri abitati. Tutte propagande fasciste che ricoprono spazi che generalmente appartenevano ad una sinistra attiva sul territorio.
Stimolate dal comune scontento verso una politica lontana dai cittadini, le persone additano la colpa del malessere sempre più pregnante al diverso, “all’estraneo”. Immagino i figli cresciuti dalla rassegnazione e dalla paura. Se le cose stanno così, davvero non mi sorprende che i miei coetanei tengano atteggiamenti razzisti e violenti verso chi ha il colore della pelle diverso, o è omosessuale o è uno “sporco rosso”.
Forse siamo proprio degli ingenui a credere che si possa cambiare, ma è qui che sta il punto. Dobbiamo avere la forza di reagire. Quel che sta accadendo è reale e terribile, se non provocasse una reazione saremmo proprio noi, con un tacito consenso, a permettere tutto ciò.
La presidenza del fascista può essere arginata da noi studenti mettendolo in minoranza in ogni decisione. Spero che almeno serva a prendere coscienza del problema che da tempo sta crescendo.
Chiediamo quindi con forza di sostenere l’appello di Anpi e Aned per negare la concessione di spazi al neofascismo.
Chiediamo che le istituzioni si schierino davvero dalla parte della Costituzione, negando con decisione gli spazi a chi cerca di distruggere la democrazia.
Tutto ciò non basta però. Tagliare la testa al mostro lasciando un terreno fertile nel quale può riprodursi non è la soluzione costruttiva che risolverà il problema.
Perché il risultato sia duraturo e solido dobbiamo impegnarci a rimuovere quei fattori che favoriscono lo sviluppo del fascismo, ossia le diseguaglianze sociali ed economiche, l’ignoranza politica e la mancata partecipazione.
Noi studenti “emarginati” perché attivi abbiamo la disgrazia di aver aperto gli occhi e tutti i giorni vediamo violenze che non vengono nemmeno denunciate, per esempio ragazze offese o picchiate perché omosessuali, per non infangare il buon nome della scuola. Un contesto culturale così non può sussistere.
È necessario portare la conoscenza di quel che è l’antifascismo dentro le scuole e a tutta la cittadinanza. Un antifascismo inteso non soltanto come analisi e studio dei fatti accaduti ma come trasmissione di valori fondamentali che devono far parte del bagaglio culturale di tutti. Dobbiamo coinvolgere alla politica, con strumenti di formazione e informazione reali, i ragazzi. Senza corromperli con il populismo, ma integrandoli nella democrazia del Paese, non solo perché saremo i cittadini del domani, ma perché siamo già i cittadini del presente che ora più che mai deve avere lo stimolo alla cultura della partecipazione.
Ora Firenze deve rispondere e tutta l’Italia deve seguirne l’esempio. La Rete degli Studenti Medi aiuterà con forza l’Anpi ad entrare in contatto con le scuole e la cittadinanza, mettendo le basi per una cultura antifascista.
Alla fine dei conti non siamo degli ingenui ma abbiamo la consapevolezza che il mondo potrà essere migliore solo quando saranno garantiti il rispetto e la dignità di tutti e quando non si rimarrà indifferenti davanti a persone o eventi che richiamino gli ideali fascisti, condannati dalla nostra stessa Costituzione.
Gabriele Minelli, coordinatore della Rete degli Studenti Medi Firenze
Pubblicato mercoledì 13 Dicembre 2017
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