Poco meno di un mese fa sono stata avvertita da una consigliera comunale di Selvazzano Dentro, grosso comune della cintura padovana, che era stata messa all’ordine del giorno della seduta del Consiglio comunale del 29 settembre 2018, come nono punto, una mozione per l’intitolazione di una strada o una piazza ai “Martiri di Codevigo”. Tra il 29 aprile e il 15 maggio 1945 nel territorio di Codevigo furono uccise 136 persone, quasi tutte facenti parte di Guardia Nazionale Repubblicana o delle Brigate Nere o comunque militanti fascisti repubblichini; l’Anpi di Padova ha organizzato nel maggio 2015 a Piove di Sacco un convegno sul tema e ha tentato di intervenire presso la prefettura per impedire manifestazioni neofasciste che puntualmente venivano organizzate nei primi giorni di maggio.
La mozione consiliare riportava frasi di questo tipo: “Mi interessa poco dire chi ha ucciso e chi è stato ucciso; mi interessa poco spiegare il perché sono stati uccisi; quello che mi interessa dire è che sono morti almeno 136 italiani”.
Immediatamente ci siamo mossi, anche con un documento inviato ai quotidiani locali, ribadendo che un’uccisione senza processo a fine guerra non era sicuramente atto da approvare, anzi, anche se sempre nei momenti di grande confusione e di rivalsa che seguono a guerre e rivoluzioni ci sono sempre stati episodi simili. Il Veneto e altre regioni italiane hanno conosciuto altri eventi analoghi riassumibili nel termine di “resa dei conti”. Spesso poi è intervenuta la giustizia, che, ove siano stati identificati i colpevoli, ha comminato delle condanne. In nessun modo, comunque, dobbiamo portare ad esempio da imitare le vite di chi scelse di collaborare perché l’Italia continuasse una guerra aggressiva e rovinosa a fianco dei camerati tedeschi; in nessun modo dobbiamo assolvere dalle sue responsabilità il fascismo della Rsi che condannava a morte tutti gli oppositori, che preparava le liste per la deportazione nei lager degli ebrei, che organizzava i rastrellamenti che uccidevano e razziavano i civili. Dobbiamo avere pietà e rispetto di tutti i morti, soprattutto di chi è stato ucciso dopo processi sommari: ma l’ingiustizia da molti subìta con la morte violenta non li assolve da una vita che fu al servizio della violenza, della discriminazione, del razzismo.
Dopo un primo rinvio, il 22 ottobre nuova seduta del consiglio comunale con il punto all’ordine del giorno. Ebbene, dopo una discussione che ha lasciato allibiti me e il numeroso pubblico, presente proprio nel sentire le argomentazioni prodotte, la mozione è stata approvata con 10 voti a favore: tutta la maggioranza di centrodestra e un pentastellato più l’astensione dell’altra consigliera dei 5stelle, che ha definito il suo movimento “postideologico” e perciò non ha ritenuto di prendere posizione. I voti contrari sono stati 4: i tre del Pd e uno di una lista che aveva sostenuto il sindaco, ma da posizioni decisamente di centrosinistra. Il primo cittadino, che è tra l’altro il presidente della Provincia uscente, ha fatto una dichiarazione di voto, asserendo che non parlava come sindaco di tutti, come invece sempre aveva fatto in precedenza, ma in qualità di consigliere (sic) che voleva interpretare il dolore di tutti e che, quando, al momento della sua prima elezione, gli era stato chiesto di cambiare il nome della piazza del Municipio, dedicata a un partigiano, aveva rifiutato e perciò non vedeva perché non si potesse dedicare una via o piazza anche ad altri che erano morti per sostenere altri ideali; che, del resto, lui partecipa alle cerimonie del 25 aprile davanti al Comune di Padova e che non si era mai rifiutato di farlo, pur essendo uomo di destra (peccato si tratti di festa nazionale e lui fosse presidente di una provincia della Repubblica italiana). Di nuovo il concetto che non si può prendere posizione sulle scelte “ideali” delle persone.
Avrei preferito dicesse: sono fascista e perciò condiviso la mozione.
Altri hanno motivato la loro adesione perché si sono documentati vedendo il film “Il segreto di Italia” di Agostino Belluco, sulle cui inesattezze l’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia si è soffermata già anni fa; quando mai un film di fiction serve da fonte storica?
Devo dire che la consigliera comunale nostra iscritta Anpi si è battuta bene in Aula, ma con scarsi risultati. Nel pubblico c’era anche un signore originario di Codevigo, figlio di un partigiano, che ha urlato la sua indignazione e ovviamente è stato minacciato di espulsione. Da notizie arrivatemi in seguito, credo ci fossero voci di dissenso tra i consiglieri di maggioranza, che non hanno avuto il coraggio di farsi sentire, ma tant’è. È il frutto di questo terribile clima che stiamo vivendo? Andrà ancora peggio?
Credo che la vicenda di Selvazzano Dentro, emblematica, debba essere conosciuta da tutti noi che difendiamo la memoria della Resistenza e la nostra Costituzione.
Floriana Rizzetto, presidente Comitato provinciale Anpi di Padova, del Comitato nazionale Anpi
Pubblicato venerdì 26 Ottobre 2018
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