Ha raccolto tra i primi firmatari le personalità più illustri della cultura milanese, l’appello al sindaco Sala promosso dalla società civile per salvare la Casa della Memoria e creare un vero Museo della Resistenza. «Noi, cittadine e cittadini antifascisti che abbiamo imparato ad apprezzare la Casa della Memoria e le sue attività chiediamo al Comune di Milano che al Museo della Resistenza venga assegnato uno spazio adeguato con un progetto di ampio respiro, degno della storia milanese. E quindi che l’attuale progetto venga accantonato». In calce vi figurano i nomi di Liliana Segre, Ferruccio De Bortoli, Stefano Boeri, Salvatore Veca, Nando Dalla Chiesa, Armando Spataro, Stella Bolaffi, Ottavia Piccolo, Corrado Stajano, Noemi Di Segni, Salvatore Borsellino, Djana Pavlovic, e molti altri tra docenti universitari, filosofi, scrittori, artisti, rappresentanti dell’associazionismo. Si rivolgono a Palazzo Marino, al fianco dell’Anpi, dell’Aned e delle altre associazioni che hanno sede nell’edificio pubblico di via Confalonieri, nel quartiere Isola, dedicato ai valori di democrazia e libertà.
Già, perché secondo i piani dell’Amministrazione, nella città Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza, l’esposizione permanente dovrebbe trovare dimora al piano terra di via Confalonieri, in appena 400 metri quadri (equivalenti a un agiato appartamento), occupandoli «quasi interamente da una installazione che, con molto coraggio, si è deciso di definire “Museo Nazionale della Resistenza”». Il prospetto di spesa (approvato dal ministero dei Beni culturali) è infatti di 2 milioni e mezzo di euro; il che vuol dire, spiega la petizione: «un progetto del tutto inadeguato che proporrà esclusivamente materiale multimediale». Con un doppio risultato negativo: non avere un dignitoso e appropriato luogo museale della Resistenza, e “sfrattare” nei fatti la Casa della Memoria, condannandola a non essere più un luogo vivo e aperto alla popolazione.
Attiva dal 2015 (inaugurata simbolicamente alla vigilia del 70° della Festa della Liberazione), la Casa della Memoria è «divenuta un punto di riferimento per i nostri quartieri, i nostri Municipi e la nostra città», ricordano i firmatari. Nel corso degli anni la partecipazione alle attività ha continuato a crescere, e oggi la Casa della Memoria «è un luogo che offre, gratuitamente, iniziative sempre interessanti e di alto livello». Mostre, seminari, conferenze, presentazione di libri, eventi musicali «che hanno avvicinato alla memoria della nostra città tante persone, inclusi molti giovani». Senza contare le numerose iniziative scolastiche, i corsi di formazione per giornalisti e per docenti, i convegni contro la mafia e sulla Costituzione organizzati da Libera e dalla Scuola di formazione Antonino Caponnetto. Realizzate «tutte con il logo della Amministrazione Comunale di Milano».
L’appello è online su change.org e tutti possono sottoscriverlo. Lo hanno fatto, oltre alle personalità citate, anche Roberto Jarach, presidente della fondazione Memoriale della Shoah; Andrée Ruth Shammah, del teatro Franco Parenti; storici come Michele Sarfatti e Liliana Picciotto del Centro di documentazione ebraica contemporanea; i giornalisti Paolo Berizzi, Lidia Campagnano e Piero Scaramucci; la fotografa Giovanna Borgese; gli avvocati Bruno Segre e Luciano Belli Paci; docenti del Politecnico di Milano e dell’Accademia di Brera come Marco Biraghi, Giancarlo Floridi, Stefano Pizzi; critici d’arte quali Giorgio Seveso e Francesca Pensa; molti altri tra artisti e intellettuali, oltre a Paolo Carpi e agli architetti dello studio Baukuh che ha realizzato la Casa della Memoria.
Pubblicato mercoledì 3 Luglio 2019
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