“…Citto vuole assolutamente la tessera dell’ANPI. Ha partecipato alla Resistenza da giovanissimo …al Tasso, sotto Aggeo Savioli … ci tiene tantissimo”. È Stefania Brai, amorevole compagna di Citto, come volle chiamarlo il padrino di battesimo Luigi Pirandello, al secolo Francesco Maselli. Ci raggiungeva con questo messaggio mentre col presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ci stavamo recando a Firenze per una manifestazione di popolo che sarebbe piaciuta proprio tanto a Citto Maselli. Perché antifascista, perché per la libertà di espressione, perché a difesa dei diritti delle giovani generazioni, perché plurale! Era il 4 marzo e se avesse potuto, se non fosse stato chiaro che quella richiesta tanto risoluta non lasciava presagire niente di buono (se ne sarebbe andato poco più di due settimane dopo, il 21 marzo, all’età di 92 anni), ci sarebbe stato anche lui, e non a mani nude ma con una telecamera o una Polaroid.
Come aveva fatto a Genova nel 2001 girando il film documentario Un mondo diverso è possibile sui fatti del G8. E così in tante altre situazioni analoghe. Già, perché Citto Maselli non ha mai scisso l’arte, il cinema, il suo cinema, dalla militanza politica. Figlio di un’epoca in cui “l’intellettuale collettivo” era il viatico verso nuove conquiste culturali. Un’appartenenza orgogliosa a idee che lo ha sempre caratterizzato.
Precoce in tutto Citto, a 13 anni entra, come può a quell’età, nella Resistenza. A seguito di incontri clandestini che si tenevano a casa di un professore del Tasso (la sua scuola) acquisisce una coscienza antifascista. Diventerà responsabile degli studenti medi del prestigioso liceo nell’organizzazione unitaria di massa degli studenti antifascisti che si chiamava U.S.I. (unione studenti italiani), che avrebbe agito in parallelo e “in coordinamento” con il Partito comunista, appoggiandolo dove e come possibile, ampliandone il consenso se non la partecipazione e le future adesioni.
Svolgerà un’azione simbolo, ovvero consegnare a Pintor e Serra un involucro fatto con carta di giornale che conteneva tre pistole a tamburo, per sostituire le Beretta automatiche che purtroppo spesso si inceppavano mettendo i compagni in gravissimo pericolo. Significativo e pericoloso anche il volantinaggio per organizzare lo sciopero generale cittadino del 10 marzo ’44. Fu quindi normale conseguenza che, a 14 anni, entrasse nel Partito Comunista.
A 17 anni cominciò a masticare il cinema frequentando il Centro Sperimentale di Cinematografia di Cinecittà. A 21 anni è sceneggiatore e aiuto di Luigi Chiarini, lo sarà anche di Antonioni e Visconti. A 25 anni gira il primo lungometraggio, Gli Sbandati. Nel 1956 farà La donna del giorno.
Ha poi girato altri film importanti, negli Anni 60 come I Delfini e Gli Indifferenti, tratto da Moravia, ma anche Il Sospetto (1975), Codice Privato (1988, con Ornella Muti) e Le Ombre Rosse, l’ultimo lungometraggio, datato 2009.
Una menzione particolare merita il film Storia d’amore (1986), Premio speciale della giuria e Coppa Volpi alla protagonista femminile Valeria Golino alla 43ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Con Il Segreto (1990) e L’Alba (1991), il regista esplora l’universo femminile a lui tanto caro; dirà Claudia Cardinale diretta da Maselli sul set de Gli Indifferenti: “Citto ci faceva provare, provare, provare, finché uno non ne poteva più. Naturalmente poi al ciak andavamo bene. Faceva questi carrelli lunghissimi, complicati, ma insomma c’era sempre un’atmosfera molto stimolante”.
Col suo cinema ha sempre scelto di cogliere la conflittualità sociale serissima dell’Italia, attraverso l’ottica della borghesia, con personaggi che riassumessero un po’ questo tipo di conflitto, che vivevano la crisi del loro ruolo sociale, dal quale non riuscivano mai a liberarsi! Lo ricordiamo prevalentemente nel cinema “impegnato” ma Citto ha realizzato fatto anche delle commedie. Ebbe a dire: “C’era in me una certa nausea verso il cinema di denuncia e di ribellione etica a un modo di vivere e di pensare della società. Nel pieno di questa crisi feci così due commedie con Cristaldi (Fai in fretta ad uccidermi… ho freddo con Monica Vitti e Jean Sorel e Ruba al prossimo tuo sempre con la Vitti, affiancata da Rock Hudson)”.
Per 30 anni ha anche guidato l’Associazione Nazionale degli Autori Cinematografici (Anac) e sarà indissolubile il suo legame con la Biennale di Venezia, che nel 2021, insieme alle Giornate degli Autori e alla Settimana Internazionale della Critica, lo omaggia con questa motivazione: “un autore che ha attraversato con coerenza e talento molte stagioni del cinema italiano, più volte apprezzato protagonista alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica”. È la prima volta che si attribuisce tale onorificenza, che certo fa il paio con la nomina a Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana, conferita nel 2006 dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Citto rimarrà sempre un compagno, un militante che non rinuncerà mai all’idea di rivoluzione, il suo “cinema-verità”, il suo “cinema-collettivo” lo dimostrano. Lo dimostra il fatto che quell’Aggeo Savioli che lo guiderà nella Resistenza sarà poi suo prezioso collaboratore nell’ideazione e nella sceneggiatura de suo film d’esordio, Gli Sbandati, e nel ricordo del sacrificio di tanti partigiani e partigiane Citto si commuoverà leggendo le poesie di Aggeo il giorno degli esami per essere ammesso nel corso di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia diretto allora da Umberto Barbaro, perché, in fondo, tanto la politica che l’arte senza poesia non avrebbe avuto motivo di essere e in Citto Maselli hanno trovato l’ideale punto di raccordo.
Vincenzo Calò, segreteria nazionale Anpi
Pubblicato giovedì 30 Marzo 2023
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