Le fotografie, i documenti, le carte che raccontavano la sua vita le aveva chiuse in una piccola valigia di pelle marrone, consegnata all’allora federazione del Partito Comunista di Genova. Ma c’era anche altro, in quella valigia: dei fogli che, dedicando poche frasi a vicende che altri avrebbero sviluppato in libri interi, raccontavano la sua vita. Una vita emozionante e straordinaria, quella di Emilia Belviso (1898-1985), ligure di origine, militante comunista, antifascista e partigiana, la Berrettina Spekerin che tra il 1937 e il 1938 fu anche l’annunciatrice italiana alla radio del Psuc, il Partito socialista unificato della Catalogna, che trasmetteva da Barcellona durante la Guerra Civile spagnola, a cui partecipò da volontaria nelle Brigate Internazionali.

Elvira con il marito Attilio Tonini (dal trailer di Berrettina Spekerin. Una combattente comunista per la libertà)

Berrettina era già il nome di copertura di Emilia Belviso, nata a Savona, clandestina in Francia – dove l’aveva preceduta il marito Attilio Tonini, più volte arrestato dalla polizia fascista – dal 1935, sfuggendo dall’assedio dell’Ovra, e che dopo l’esperienza in Spagna rientrerà prima a Parigi, poi a Nizza dove sarà tra i protagonisti della Resistenza tra gli espatriati italiani e non solo. Per poi tornare nel 1945 in Italia, a Milano e infine a Genova, militante del Pci e semplice impiegata addetta al tesseramento nella Federazione di Salita San Leonardo. Perché, racconta chi l’ha conosciuta, Emilia Belviso tendeva a minimizzare la sua storia, come tante altre donne resistenti, che hanno sempre detto di “non aver fatto niente” parlando della loro esperienza partigiana: e anche il suo racconto di cinquant’anni di vita, scrive nelle pagine del 1969 trovate nella valigia, “non l’ho fatto di mia iniziativa ma solo perché mi è stato chiesto dal Partito”.

La falsa carta d’identità

Ora però un bel docufilm firmato da Ugo Roffi, Berrettina Spekerin. Una combattente comunista per la libertà, prodotto dalla Fondazione Diesse di Genova che oggi custodisce quella valigia piena della sua vita, le ridà voce e importanza. Il docufilm – con testi di Alessandro Lombardo e interviste di Ludovica Schiaroli, con materiali d’epoca della Fondazione Ansaldo – ripercorre con la voce di Milena Lanzetta il racconto della vita di Emilia. Il momento più oscuro è il 1928: “Non ho più un lavoro, non ho più una casa, la polizia non mi dà tregua: sono rimasta sola. È il 1928, mio marito, condannato per attività comunista, è in carcere, lontano: per vivere e per aiutarlo a sopravvivere in carcere, vado a cucire presso alcune famiglie”.

Rita Montagnana, moglie di Palmiro Togliatti, sarà una delle 21 Madri costituenti

Poche frasi per raccontare la vita di due giovani uniti dagli ideali politici, dalle persecuzioni del regime e dalla povertà, vista la difficoltà di trovare lavoro. Ancora arresti, lontananza, la fuga di Attilio. Poi, la Francia. Ma l’abbraccio con il marito dura poco, perché lui, rientrato clandestinamente in Italia, viene di nuovo arrestato e condannato a trent’anni dal Tribunale Speciale. Emilia non interrompe mai il lavoro politico, e si impegna subito per il popolo spagnolo organizzando i volontari che affollano le Brigate Internazionali contro l’esercito franchista. Rita Montagnana, moglie di Palmiro Togliatti (poi deputata costituente e senatrice) la convinse ad andare anche lei in Spagna, ma come annunciatrice di lingua italiana a Radio Barcellona.

Partii, via mare – scrive – con altre sei compagne: due polacche, due tedesche, una austriaca e una cecoslovacca. Partii dopo giorni e giorni di attesa nascosta nelle stive. Era un viaggio così pericoloso da trovare contrario anche il Partito. Ma si partì ugualmente e solo per puro caso non fummo affondati. Avevo capito di avercela fatta quando vidi, al largo di Barcellona, un barcone con cannoni antiaerei e bandiere rosse”.

In Spagna, siamo nel 1938 (Archivio fotografico Anpi nazionale)

Poi prosegue nel racconto: “Lì, a Barcellona, la mia giornata di lavoro non finiva mai prima delle due di notte, perché a Radio Barcellona le trasmissioni in lingua francese, tedesca, inglese e italiana erano le ultime ad andare in onda. Lavoravo in mezzo ad avversità e tragedie di ogni tipo. Venne distrutta la sede delle onde medie e quindi quella che trasmetteva in onde corte, c’erano continui bombardamenti, non c’era quasi più da mangiare, mancava materiale sanitario, c’era la necessità di assistere, negli ospedali, i garibaldini feriti e via così… (…). Ogni sera lanciavo l’appello: “Mamme italiane unitevi, impedite che Mussolini faccia dei vostri figli degli assassini del popolo spagnolo. Se non farete questo, domani saranno Milano, Torino e Genova ad essere bombardate!”.

Impressionante la predizione su cosa accadrà poco più di tre anni dopo in Italia; ma Emilia, ora “Berrettina Spekerin” per tutti i combattenti repubblicani, non si ferma. Per problemi di salute viene fatta rientrare a Parigi e, dopo aver lavorato liberamente per il centro estero del Partito comunista italiano, all’invasione nazista l’impegno torna a essere clandestino; bisogna lasciare Parigi e ci saranno anni duri e appassionanti tra Nizza, Tolone e la campagna lionese; e a Nizza liberata nell’estate 1944 Berrettina contribuisce a installare la Casa degli italiani in Boulevard Gambetta: “Ospitavamo i volontari, sostenevamo i partigiani che si battevano nelle Alpi, assistevamo i garibaldini in fuga e i feriti italiani negli ospedali, come Unione Donne Italiane, ci impegnavano nella propaganda per la liberazione del nostro paese dove rientrai nel maggio del 1945 grazie ad un lasciapassare del Comando Alleato delle Alpi marittime”.

La tessera Anpi del 1947

Poche righe dopo si conclude il racconto di Emilia, nella data del suo settantunesimo compleanno, il 28 gennaio 1969. Ora quella storia silenziosa per decenni (ravvivata dalle ricerche e del progetto di Ubaldo Benvenuti, Luca Borzani, Alessandro Lombardo e Mario Margini, con le ricerche di Francesco Ferrari e il coordinamento di Mario Tullo) sta suscitando grande emozione e interesse, nel corso delle proiezioni e degli incontri in cui il docufilm viene proposto. Prossimi appuntamenti, per ora, il 22 aprile alle 21 al Nuovo Film Studio di Savona, insieme al docufilm Giotto. Il Novecento proletario di Giordano Bruschi (sempre di Ugo Roffi e Ludovica Schiaroli) e il 23 aprile al Cinemino Ad Astra di Genova Principe. In attesa di nuove destinazioni per Berrettina.

Donatella Alfonso, della Redazione di Patria, è giornalista e scrittrice


Il trailer di Berrettina Spekerin. Una combattente comunista per la libertà