L’impronta che Franco Battiato ha lasciato nella musica italiana è senza pari. Poetica, approccio intellettuale all’amore e alla politica non ha lasciato indifferenti molti artisti che, negli anni, hanno ripreso le sue inconfondibili parole e melodie, restituendole sotto forma di omaggio musicale.

Povera patria

Dimartino e Colapesce, vincitori morali dell’ultima edizione del Festival di Sanremo con la hit Musica leggerissima e conterranei del maestro, durante la serata delle cover hanno portato sul palco dell’Ariston Povera patria, ritratto commosso di un’Italia alla deriva, prostrata dai clientelismi, da politici “perfetti e inutili buffoni”. Eppure, tra gli archi struggenti, si leva una speranza: che “questo Paese devastato dal dolore” possa cambiare, risorgere dalle sue ceneri e tornare a splendere di umanità in una primavera “che tarda ancora ad arrivare”.

E ti vengo a cercare

Una commossa dichiarazione d’amore in un avvelenato “secolo oramai alla fine, saturo di parassiti senza dignità”. In un album come Linea gotica (1996), denso di riferimenti a Fenoglio, Pasolini e a una Sarajevo prostrata dai bombardamenti, i Csi (Consorzio suonatori indipendenti, nati dalle ceneri dei Cccp) eseguono un omaggio alla celebre canzone di Battiato. Il brano viene stravolto nella sua delicatezza da chitarre distorte, attraversato dalla voce greve di Giovanni Lindo Ferretti e dal controcanto armonioso di Ginevra Di Marco, per poi fiorire, nell’ultimo verso, grazie all’intervento dello stesso Battiato. Un’atmosfera impalpabile per un inno d’amore che, tra gli altri, utilizzò anche Nanni Moretti in Palombella Rossa in un’accorata difesa del Pci davanti a una schiera di intervistatori-detrattori.

Prospettiva Nevski

Carla Bissi, in arte Alice: musa e allieva. Con Battiato ha condiviso i palchi e un lungo percorso professionale, arrivato anche a Sanremo con la hit Per Elisa, scritta per la poderosa vocalità di Alice proprio da Battiato e Giusto Pio. Nel 1985 la cantante pubblica Gioielli rubati, album di cover del maestro, da Segnali di vita a Summer on a solitary beach fino a Prospettiva Nevski, brano, quest’ultimo, che racconta spaccati di vita struggenti, cartoline da una gelida Unione sovietica, tra “fuochi delle guardie rosse accesi per scacciare i lupi” e il chiarore “di candele e lampade a petrolio”.

Up patriots to arms

È il 2011 quando i Subsonica ripropongono la hit di Battiato arricchendola di sonorità nuove: inserti di musica elettronica e una martellante base di percussioni sottolineano il crescendo drammatico dei versi “E non è colpa mia se esistono carnefici/Se esiste l’imbecillità/Se le panchine sono piene di gente che sta male” prima di esplodere nel refrain. Il brano, che sorprende per la sua grande attualità, preserva dei campionamenti della versione originale, in un ideale duetto tra Samuel, il frontman della band torinese, e il cantautore siciliano.

Alexanderplatz

Una cover impropria, per così dire. Questo brano, infatti, fu scritto dallo stesso Battiato (che lo interpreterà 7 anni più tardi) insieme a Giusto Pio per Milva e inciso anche in francese e in tedesco. La canzone nacque da un adattamento della misconosciuta Valery di Alfredo Cohen, con la quale condivide l’intro di incalzanti tastiere. Lo scenario cantato è quello di una innevata Berlino est, di una malinconia cinematografica che quasi evoca immagini del capolavoro di Wim Wenders, con i suoi angeli urbani appostati tra i luoghi simbolo della capitale tedesca divisa dal Muro.

E, come dimostra la vicenda di quest’ultimo brano, neppure Battiato è stato estraneo alle cover, anzi. La sua carriera ha visto, non di rado, l’intersezione con percorsi musicali e opere di altri autori, nello sforzo mai vano di riattualizzare, collegando epoche, stili e sonorità differenti.

In un album come Fleurs (1999) si esprime al massimo la volontà di spaziare tra generi e decenni: De André, Sergio Endrigo, Charles Trenet sono solo alcuni degli autori con i quali Battiato “dialoga”, arrivando anche a riproporre una sua versione di Ruby Tuesday dei Rolling Stones, un brano con cui si era già misurato nell’eclettico finale di Cuccurucucu, sfilza di citazioni canore dei brani pop e rock più rappresentativi, come il Bob Dylan di Just like a woman e i Beatles di Lady Madonna.

http://www.youtube.com/watch?v=UnKfZrIWkVY

http://www.youtube.com/watch?v=V2CfgWPj3ls

La musica d’oltreoceano ha lungamente affascinato Battiato, che due anni dopo Fleurs esegue una sua personalissima cover di Hey Joe, popolare brano blues reso memorabile dalla versione di Jimi Hendrix. La canzone contenuta in Ferro battuto, invece, ha il potere di capovolgere il brano, privandolo della sua irruenza e degli assoli di chitarra graffiati. Eppure, tra melodie al piano e delicatissimi cori, la truce vicenda di Joe viene sussurrata e raccontata in modo quasi onirico.

http://www.youtube.com/watch?v=fe82eYRjiBU

Nel 1968 Paolo Conte scrisse per una poco più che ventenne Caterina Caselli Insieme a te non ci sto più, canzone agrodolce che racconta la fine di un amore in modo nuovo e liberatorio. Il cantautore siciliano fece propria quell’amarezza di “chi se ne va che male fa?” esattamente quarant’anni più tardi pubblicando Fleurs 3, disco che conteneva, tra gli altri, tributi a Leo Ferrè, Bruno Lauzi e Pfm.

Altra cover tratta sempre da Fleurs 3 e che rivela un forte legame con il mondo del cinema e con le suggestioni “made in Usa” è Se mai, adattamento di Smile, brano (in origine solo strumentale) contenuto nella colonna sonora di Tempi moderni, il film di Charlie Chaplin del 1936 che, con le sue sequenze iconiche, diventò critica universale della catena di montaggio.

http://www.youtube.com/watch?v=5rkNBH5fbMk

Atmosfera intima anche per It’s five o’ clock, brano del 1970 scritto dal gruppo rock Aphrodite’s child, in cui militò il futuro compositore di eccellenti colonne sonore Vangelis. Una canzone di cui Battiato si “appropria” in Fleurs 2 (2008) e che restituisce al pubblico spogliandola delle sonorità prog e lasciando la sua essenziale preziosità.

http://www.youtube.com/watch?v=hRRrcornawE