Nella sua carriera musicale e letteraria si è spesso confrontato con la memoria della lotta partigiana, realizzando Materiale Resistente (1995), rivisitazione dei canti partigiani in occasione del cinquantesimo anniversario della Liberazione e dedicando il live La terra, la guerra, una questione privata (1998) all’intellettuale partigiano Beppe Fenoglio, omaggiato anche in Linea Gotica (1996), opera che ha saputo raccontare magistralmente la guerra. Poi Breviario Partigiano, album presentato dal vivo il 25 aprile 2015 a Correggio che fu, per dirla con le parole dell’Anpi, epicentro di “una specie di polveriera dove gli avvenimenti e gli scontri si susseguono a un ritmo serrato”. Fino a La mia patria attuale, ultimo potente disco dalle liriche elevate che raccontano le sfumature umane in chiave politica della nostra Italia.
Ed è anche autore di libri, tra cui pubblicati per i tipi di Einaudi L’eco di uno sparo, romanzo che racconta la propria famiglia attraversata dalla guerra fratricida, e La trionferà e, per La nave di Teseo edizioni, Bestiario Selvatico in cui affronta il tema delle migrazioni e dell’accoglienza.
Massimo Zamboni non ha bisogno di presentazioni. Fondatore e anima con Giovanni Lindo Ferretti del gruppo punk-rock Cccp e dei Csi, prima di intraprendere una carriera da solista, ha detto: “Chi fa cultura non può prescindere dal non occuparsi della Resistenza. È stato un movimento di popolo importante che ci ha portato la Costituzione su cui si fonda la nostra società. Per me è un punto fermo su cui appoggiarsi, un momento molto alto che va ricordato senza incartamenti, basta leggere Fenoglio per questo”.
Lo abbiamo intervistato per parlare di questa nostra Patria al tempo di governanti di destra.
“Nazione e Patria sono società naturali che prescindono dalle convenzioni, così come è una società naturale la famiglia, che Mazzini definiva la patria del cuore” ha detto la presidente Meloni al convegno Nazione e Patria. Idee Ritrovate. Come valuta Zamboni queste affermazioni?
Sono posizioni altamente discutibili, al di là delle appartenenze politiche di ognuno, che si appoggiano sul nulla. Non c’è neanche bisogno di scomodare Engels sull’origine della proprietà privata e della famiglia, perché qualunque antropologo, qualunque ricercatore della storia saprebbe confutare queste tesi. Non entro nel merito se si tratta di una costruzione positiva o negativa, ma è ovvio che sia una costruzione politica. Patria e nazione sono due concetti diversi e la patria esiste in quanto linguaggio, memoria storica secolare e non è neanche detto che corrisponda ai confini geografici di un Paese, di una Nazione, perché anche i confini sono mutevoli. Rispetto alla famiglia, è chiaro che si evolve. Abito in una regione dove centinaia di anni prima della nascita di Cristo, in mezzo a un grandissimo acquitrino, vi era una società di stampo comunista e matriarcale. Si chiamavano Terremare e funzionava benissimo. La famiglia, quindi, non è un concetto eterno.
Il tuo ultimo libro Bestiario Selvatico, dove fa un parallelismo tra uomini e animali in termini di migrazioni, è uscito nel 2023, l’anno in cui in Italia si registra il più alto tasso di sempre di arrivi via mare. Quali considerazioni hai?
La prima considerazione è che questi arrivi sono inevitabili e non possono non esserci, data la condizione in cui gli abitanti dei Paesi di provenienza vivono, o meglio muoiono quotidianamente. È impensabile che l’Europa non rappresenti un piccolissimo punto di approdo per la speranza, per la salvezza di cambiare vita e di salvarsi fisicamente insieme alle proprie famiglie. D’altra parte gli europei si sono sempre posti come modello di una società considerata evoluta, che si è sempre posta a capo, ma sappiamo anche quanti disastri abbiamo compiuto nelle Patrie degli altri. Non dimentichiamo che anche noi veniamo da quei luoghi, siamo partiti un po’ prima e poi ci siamo dichiarati italiani, poi emiliani o di altre basi regionali. Non è pensabile fermare le migrazioni dei popoli con le fucilate o i proclami, così come non si può fermare quella degli animali di cui parla il libro. Gli animali sono più fortunati perché è più facile per loro sgattaiolare nelle maglie doganali, volare, strisciare, farsi trasportare clandestinamente. Gli uomini hanno più impedimenti e rispondono alle leggi degli uomini. Anche se il libro è dedicato agli animali ha sempre un sottotesto che è dedicato alla condizione degli uomini.
Nel corso della festa di Gioventù Nazionale, il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli ha detto “L’italiano è da sempre nel suo complesso una persona corretta che rispetta il prossimo (…) sia nel periodo pre-fascismo sia durante il fascismo. L’Italia nei suoi cento anni di colonie ha costruito e realizzato”. Questo accadeva mentre negli stessi giorni il re di Olanda Guglielmo Alessandro si scusava pubblicamente per la tratta degli schiavi in Africa durante il colonialismo. “La caduta tendenziale di ogni verità assodata” dice il brano Italia chi amò ne La mia Patria attuale.
Per lunga tradizione, un re o un regnante è sempre più colto, più preparato e una volta, fino a 30-40 anni fa, chi intraprendeva la carriera politica dedicava molto tempo alla preparazione culturale, mentre adesso i politici che ci governano sono tutt’altro che persone colte. Sono improvvisati che sparano di pancia quello che pensano, non si rendono conto di nulla e credo sia questo il caso. Anche qui basterebbe leggere qualche libro in più per sapere cosa è accaduto in Africa da parte italiana. C’è sempre questo mito dell’italiano “brava gente” che è molto fastidioso e sono stupito dal fatto che i modelli delle classi governanti siano modelli per tante persone.
Sta per cominciare un triennio di importanti ottantesimi per la storia democratica italiana, l’Anpi celebrerà il percorso di Liberazione dal nazifascismo che dall’8 settembre 1943 arrivò al 25 aprile 1945. Perché a tuo avviso nella musica delle nuove generazioni, se non in alcune eccezioni, manca la dimensione storica della Resistenza?
È chiaro che chi fa musica è attratto da modelli televisivi che non lasciano scampo all’individualità. Sono richiesti dizione, capacità fisica e canora ma senza alcun pensiero intellettuale che li sostenga, per cui non hanno nessun motivo per rifarsi alla Resistenza. A me comunque capita di incontrare giovani che invece hanno molto presente questa dimensione storica. Magari non fa notizia, ma ci sono.
Mariangela Di Marco, giornalista
Pubblicato lunedì 21 Agosto 2023
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