La Resistenza bresciana e bergamasca aveva utilizzato il fiume Oglio per i nascondigli, per gli spostamenti da una sponda all’altra e per preparare le azioni di guerriglia contro i presidi fascisti. I luoghi, sui quali attualmente si snoda per circa 15 chilometri il sentiero ciclopedonale da Palazzolo a Urago D’Oglio in provincia di Brescia, furono teatro delle imprese della brigata Fiamme Verdi, capitanata da Bertoli Tomaso, detto “Tarzan”. Il 26 aprile 1945 fu protagonista di sanguinosi scontri con la colonna fascista “Farinacci”, in fuga da Salò. Nel mese di ottobre dello scorso anno il lungofiume antistante il Municipio di Palazzolo sull’Oglio, è stato intitolato alla partigiana Tina Anselmi, la prima donna ministro in Italia.
Un autobus lungo 280 chilometri che imbarca genti, storie, prosperità. Le metafore appaiono ardite, ma dolci, per scrivere in questi momenti del fiume Oglio, che attraversa le province di Brescia, Bergamo, Cremona, Mantova prima di buttarsi nel Po. Un essere mitologico a partire dai nomi suggestivi dei due torrenti (Narcanello e Frigidolfo), che uniscono le loro acque per dargli vita a Ponte di Legno, paradiso di sciatori ed escursionisti. Le sue acque, con la purezza di origine controllata del ghiacciaio Presena e delle Alpi Orobie, irrompono selvagge e impetuose nel territorio della Valle Camonica, che le accompagna per 81 chilometri tra riserve naturali e incisioni rupestri, assurte nel 1979 a Patrimonio dell’umanità dell’Unesco, le prime a beneficiare di tale riconoscimento in Italia.
Una fedele compagna di viaggio del fiume è la ciclovia dell’Oglio, che si è meritata a Verona il titolo di ciclabile più bella d’Italia in occasione del Cosmobike show, che ne costeggia il percorso. Ci vuole una bici da trekking, in ogni caso ammortizzata, per guadagnarsi tanta bellezza, per ridiscendere dai 1.884 metri di quota del passo del Tonale ai 21 del ponte di barche a San Matteo delle Chiaviche, il perno di collegamento con l’argine del Po, set di film del calibro di Novecento, Don Camillo, I promessi sposi e Radiofreccia.
L’Oglio ha un figlio altrettanto importante, il Lago d’Iseo del quale è immissario a Costa Volpino ed emissario a Sarnico, in corrispondenza con la diga che dal 1933 ne regola il flusso delle acque, per l’irrigazione dei campi e le necessità delle centrali idroelettriche, con le esigenze di sicurezza che si alternano tra anni secchi a invocare la pioggia e altri con le piene del fiume che minacciano i paesi.
Al centro del lago Monte Isola, l’isola lacustre più grande d’Europa, ad affiancarlo le torbiere del Sebino, una riserva naturale dichiarata “zona umida d’importanza internazionale” ed area prioritaria per la biodiversità. Gli fanno il paio le torbiere di Marcaria, nel mantovano, conosciute per la riserva degli aironi. Uno spicchio di emozioni sono concentrate nella chiesa di Santa Maria della Neve a Pisogne, sponda nord-orientale del lago, con il ciclo di affreschi del Romanino sulla Passione di Cristo.
Riprendiamo il nostro cammino, con l’uscita dal lago, lasciandoci alle spalle il Sebino, sul ponte romano in pietra di Palazzolo sull’Oglio, risalente al IV secolo d.C., che solca maestoso il fiume sull’antico percorso della via Gallica. Circa un anno fa, il Comune di Palazzolo, di concerto con numerose associazioni culturali del territorio, ha deciso di intitolare il percorso pedonale lungo il fiume Oglio antistante il Municipio alla figura di Tina Anselmi (1927-2016), partigiana e prima donna ministro della Repubblica Italiana.
Nel basso corso il fiume diventa più rassicurante e mite, s’immerge nella Pianura Padana, una delle zone più fertili del mondo, presidiata dai parchi regionali dell’Oglio nord e sud. L’Oglio “è fiumara grassa che dove va tutto ingrassa”, sosteneva nel 1483 il Sanuto, con un aforisma che ritrae su tela il paesaggio che conduce al Po. Un complesso di cascine (anche quelle dismesse, tristi e imponenti opere d’arte) e campi, dispersi in un labirinto di rogge, seriole, argini, fontanili e risorgive, a ricordare la forza propulsiva del fiume in favore dell’agricoltura e della zootecnia.
Basti pensare, a titolo esemplificativo, che quindici chiuse sul fiume (denominate bine) “animavano 46 mulini tra il Po e Pontevico”, come certificava Carlo Cattaneo nel suo studio sulla navigazione interna delle province lombarde. Non è tutto oro quel che luccica, il mondo produttivo della bassa padana è in sofferenza, i prezzi di mercato dei prodotti non sono remunerativi come un tempo, si mette in discussione la compatibilità ambientale delle coltivazioni, ma si resiste e si tira avanti.
Il produttivo va di pari passo con il gusto, con la cucina e gli antichi sapori, il pesce essiccato del Lago d’Iseo, l’olio del Sebino, gli champenois della Franciacorta, le grappe e i distillati, la polenta, il grana padano, il provolone, le formaggelle, le farine, i salumi, la zucca in un elenco che potrebbe continuare all’infinito. Le acque dell’Oglio sono arricchite da una miriade di affluenti (il più importante è il fiume Chiese, proveniente dal gruppo dell’Adamello), torrenti e fossi che concorrono a formare un bacino idrografico di 649 chilometri quadrati e una portata media alla foce di 130 metri cubi al secondo. Per i bresciani è l’Òi, un dittongo elevato a metafora dell’esistenza, il luogo delle cose possibili e impossibili.
Silvio Masullo
Pubblicato venerdì 26 Aprile 2024
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/lungo-il-fiume-oglio-tra-storia-resistente-cinema-e-panorami-mozzafiato-in-sella-a-una-bici-da-trekking/