“La persecuzione dei rom e dei sinti nell’Italia fascista. Storia, etnografia e memorie”, pubblicato dalla casa editrice Viella nel 2024, con la prefazione di Michele Sarfatti, è il nuovo libro della storica e antropologa Paola Trevisan, che racconta in maniera dettagliata la persecuzione e la discriminazione, spesso dimenticata, patita da rom e sinti.

Le tappe principali dell’arrivo dei Rom e dei Sinti in Europa occidentale

Si tratta di un saggio scientifico interdisciplinare tra antropologia e storia, appunto, che si basa su un’estesa documentazione archivistica messa a confronto con testimonianze e ricerche storico-etnografiche. L’autrice affronta un vasto periodo temporale europeo, che va dall’Antico Regime ai giorni nostri, focalizzandosi sul periodo della dittatura fascista. Lo studio si concentra infatti sul trattamento riservato dall’Italia, fin dal suo anno di nascita 1861, a rom e sinti.

I Rom “ribano i bambini”, uno dei pregiudizi antizigani

La migrazione dall’India all’Europa di queste popolazioni è cominciata a partire dal XIV e XV secolo per poi proseguire nei secoli successivi. La lingua da questi parlata è il romanès imparentata col sanscrito e di origine indoeuropea. Col tempo in tutto il Vecchio Continente si sono verificati fenomeni di sedentarizzazione così come di continui spostamenti della popolazione rom dovuti alla propria cultura e alle proprie attività lavorative. Questa popolazione in Europa ha contribuito a un’innovazione tecnologica e culturale, a esempio nella lavorazione dei metalli e alla nascita del circo.

Rom italiani (la foto non permette una datazione)

Tuttavia queste popolazioni sono state sempre vittime del pregiudizio che portava gli Stati ad adottare bandi, misure e decreti repressivi nei loro confronti. In Italia arrivarono nel 1422, anche qui per secoli, anche dopo l’Unità furono vittime di pregiudizi e di normative repressive, e le popolazioni dei sinti nei primi del 900 ebbero un ruolo fondamentale per la nascita del circo. Queste popolazioni erano situate in tutta l’Italia prima del 1860, ma coloro che abitavano in Sardegna e in Sicilia si fusero con la popolazione locale tanto da essere diventate indistinguibili già nel XVIII secolo.

Il Regno d’Italia, dopo la fine della Prima guerra mondiale, acquisì i territori asburgici rinominati «Venezia Giulia e Tridentina», ma nonostante fosse riconosciuta la cittadinanza alle popolazioni di etnia italiana acquisite, solitamente la cittadinanza italiana non fu riconosciuta ai rom e a sinti che vivevano lì. Negli anni 20 e 30 del Novecento, rom e sinti vennero reputati indistintamente come vagabondi stranieri, quindi senza riconoscimento della nazionalità che gli altri italiani dei territori acquisiti avevano ricevuto.

Rom e Sinti a Zagabria nel 1941

Popolazioni dunque da respingere ed espellere, e fra il 1937 e il 1938 furono poi sottoposti al confino di polizia e forzatamente trasferiti (dalla Venezia Giulia e Tridentina in particolare) nelle regioni del Centro-Sud della Penisola. Con il discorso di Benito Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, in cui il duce, il 10 giugno 1940, annunciò l’entrata dell’Italia in guerra al fianco della Germania, contro Francia e Gran Bretagna, le sorti dei rom e sinti in Italia si aggravarono ulteriormente. Infatti le circolari dell’11 giugno 1940 e dell’11 settembre 1940, n. 44509 e n. 63462, permisero il rastrellamento e l’internamento nei campi di concentramento dei rom e sinti, italiani e non. Nella prima delle due circolari, inviata a tutti i prefetti cosi come la seconda, si può leggere:

Roma, 10 giugno 1940. Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia annunica la dichiarazione di guerra

«Capo della polizia a prefetti Regno. Circolare telegrafica, n. 44509.
Viene riferito che parecchi carri zingareschi anche guidati da elementi stranieri aut con partecipazione di essi tra cui sudditi jugoslavi sarebbero veicoli di propaganda antinazionale aut anche di spionaggio punto  Alcuni spiegherebbero attività apparente collocamento aut vendita oggetti per avvicinare cittadini per lo più popolani guadagnandone la fiducia et parlando sfavorevolmente nostra politica aut assumendo notizie varie punto  Richiamasi attenzione EE.VV. sulla possibilità insidie ai nostri danni costituite da tali carrozzoni girovaghi et su necessità seguire attentamente mosse equipaggi esaminando opportunità assegnazione zingari comunque sospetti ai campi concentramento punto  Assicurate per lettera
Pel Ministro [Mussolini], Bocchini [ACS, MI, Gabinetto, Ufficio cifra, Telegrammi in partenza]»

Nella seconda circolare è scritto:

Da Porrajmos.it

«Capo della polizia a prefetti Regno e questore Roma. Circolare telegrafica della Divisione polizia amministrativa e giudiziaria [Sezione III], n. 63462.
Con richiamo circolare telegrafica 11 giugno ultimo n. 10.44509 concernente zingari et carri zingareschi comunicasi che da segnalazioni pervenute risulta che zingari pur agendo specialmente nei territori provincie confine sono sparsi anche altre provincie Regno punto  Sia perché essi commettono talvolta delitti gravi per natura intrinseca et modalità organizzazione et esecuzione sia per possibilità che tra medesimi vi siano elementi capaci esplicare attività antinazionale virgola est indispensabile che tutti zingari siano controllati dato che in stato libertà essi riescono facilmente sfuggire ricerche aut prove appunto per la loro vita girovaga punto  Ferme restando disposizioni impartite in precedenza circa respingimento aut espulsione zingari stranieri disponesi che quelli nazionalità italiana certa aut presunta ancora in circolazione vengano rastrellati più breve tempo possibile et concentrati sotto rigorosa vigilanza in località meglio adatta ciascuna provincia che sia lontana da fabbriche aut depositi esplosivi aut comunque da opere interesse militare et dove non esistano concentramenti di truppa virgola salvo proporre per elementi più pericolosi aut sospetti destinazione in isola aut in Comuni altre provincie lontane da zone frontiera aut interesse militare punto  At zingari capi famiglia potrà essere corrisposto sussidio stabilito per confinati comuni più una lira per ciascun componente famiglia se non potranno sostenersi con proventi lavoro come praticatosi per quelli già assegnati at confino et seguiti da famigliari punto  Attendesi urgente assicurazione per lettera»
Pel Ministro [Mussolini], [Bocchini] [ACS, MI, Gabinetto, Ufficio cifra, Telegrammi in partenza]

Da sottolineare come solo nel 2017 è stata raccolta e resa disponibile online la normativa contro rom e sinti del sistema repressivo fascista. Per rom e sinti, italiani e non, furono attivi tre campi di concentramento fascisti: quello di Boiano e di Agnone, in provincia di Campobasso, e quello di Tossicia, in provincia di Teramo. Risulta che il numero dei rom e sinti perseguitati dal regime fascista ammonti, con una stima per difetto, a 1.130.  Rom e sinti furono poi catturati dall’Italia dopo l’8 settembre 1943, mentre altri entrarono nelle file dei partigiani contribuendo alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

L’antropologa e storica Paola Trevisa (dal profilo Fb)

Il saggio scientifico della storica e antropologa Paola Trevisan è di fondamentale importanza poiché attraverso una minuziosa ricerca storiografica in dialogo con l’etnografia, mette nero su bianco senza possibilità di appello le responsabilità del duce e del regime fascista nella persecuzione e nella discriminazione dei rom e sinti in Italia e che ha influito anche successivamente. Infatti l’autrice in merito al trattamento dei rom e sinti negli anni del dopoguerra ha affermato: «Si può dire che il nuovo assetto democratico dello Stato italiano non è riuscito a incidere su un modus operandi nato durante il regime fascista e basato su un trattamento differenziale degli “zingari”, che continua a renderli dei “non del tutto cittadini”, indipendentemente dal loro status giuridico».

Un libro che serve a far conoscere e a non far dimenticare la storia, in particolare, delle persecuzioni fasciste verso rom e sinti, e per questo a mio parere andrebbe fatto studiare nelle scuole e nelle università.

Andrea Vitello, storico e scrittore, autore tra gli altri di “Il nazista che salvò gli ebrei. Storie di coraggio e solidarietà in Danimarca”, pubblicato da Le Lettere con prefazione di Moni Ovadia