“Tutto era cominciato, come per caso, una innocente notte di settembre 1943”. E’ l’incipit del romanzo, il cui tempo è quello che va dall’autunno dell’armistizio alla Liberazione. E i personaggi si incarnano in quei “fatti della realtà” che hanno suggerito questa storia, come ci racconta l’Autore: Silvio, che strappa la corona d’alloro deposta dai soldati tedeschi e repubblichini e che successivamente si ritrova a combattere in montagna con i partigiani; Walter, conquistato dalla retorica di guerra del regime; Battista che, per le sue convinzioni politiche ha subito il carcere e il confino, ha atteso a lungo il momento per cominciare a battersi; don Conterno, il parroco del paese, che non ha accettato di restare a guardare e a consolare le vittime.
E’ storia di imboscate, battaglie, sfollati, ma anche sentimenti, amori, nostalgie, angosce. E vita quotidiana che comunque va avanti: “Uscirono così da quella casa che aveva visto il primo segnale, il primo inconsapevole gesto di ribellione al fascismo, alla guerra, con un atto semplice, di gioia, di spensieratezza, di amore: il ballo, quel ballo che il fascismo aveva ipocritamente vietato”. Si dipana così una coralità di vicende umane di contadini, operai e giovani studenti in un angolo del Piemonte. Una coralità incardinata sul senso della vita, alla ricerca di una normalità impossibile al tempo dell’ombra. Perché su ogni vicenda, fino all’ultima pagina del romanzo, incombe l’ombra dei repubblichini e dei nazisti. Come peraltro avvenne nella realtà, fino all’ultimo giorno, al tempo della Resistenza e della Liberazione. Fino all’inverarsi di quell’ “Aldo dice 26×1”, la parola d’ordine contenuta nel telegramma con cui il 24 aprile il Comando militare regionale piemontese (CLNAI) impartì l’ordine di applicare il Piano E27, e cioè l’insurrezione. E proprio in quel momento, nelle ultime pagine del libro, il colpo di scena.
“Il crocevia del Sempione” è un bel romanzo storico di passione civile e di educazione sentimentale in un angolo del nord ovest dell’Italia.
L’autore è un nome noto: Diego Novelli, già sindaco di Torino. Giornalista e scrittore, entrato giovanissimo all’Unità, prima come cronista, poi come inviato speciale in Italia e all’estero. È stato tra i promotori della rivista Avvenimenti. Dal 1960 al 1997, consigliere comunale di Torino dal 1975; dal 1979 al 1983 è stato Presidente della Federazione mondiale dei Sindaci. Nel 1984 è stato eletto al Parlamento europeo e, dal 1987 al 2001, alla Camera dei Deputati. Già del comitato di redazione di Patria Indipendente nella versione cartacea, attualmente è Presidente onorario per il Piemonte dell’ANPI e direttore della rivista online Nuovasocietà.
Pubblicato lunedì 7 Marzo 2016
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