Nella provincia di Cuneo, una dozzina di valli alpine disposte quasi a raggiera rispetto al capoluogo vide nascere la Resistenza. Erano le ultime settimane dell’estate 1943. Nei venti mesi successivi, le valli cuneesi furono il rifugio e il sostegno dei partigiani; soffrirono i rastrellamenti nazifascisti, ma sperimentarono anche la libertà e la democrazia delle prime repubbliche; infine, nella primavera del 1945, diedero l’impulso iniziale alla liberazione del Paese.
In quei luoghi, dalla valle Varaita alla valle Belbo, si snoda il Cammino nella Resistenza: un itinerario di grande fascino, che offre la possibilità di conoscere una parte importante della storia italiana e nello stesso tempo attraversare magnifici boschi e borghi dalle pregevoli architetture, godere di splendidi panorami di alta montagna e collina, ammirare affreschi e pitture realizzati da artisti sconosciuti ai più.
Le trenta tappe che compongono il Cammino nella Resistenza sono state pensate per essere percorse anche come itinerari singoli o a blocchi, a seconda dei giorni che si hanno a disposizione. Chi potrà dedicare alla camminata un intero mese godrà pienamente dei benefici psicofisici che si iniziano a manifestare dopo due-tre settimane continuative di attività fisica a cui si aggiunge l’immersione nei luoghi della storia. L’ambiente stesso è come un testo da leggere o, se si preferisce, un museo da visitare, ma una camminata ha il pregio di far comprendere le condizioni in cui si svolsero i fatti, sperimentando le distanze e rendendo palesi concetti quali la fatica o il pericolo.
Nei luoghi del Cammino nella Resistenza la memoria storica è spesso viva e le iniziative locali di Comuni e sezioni Anpi ricordano gli avvenimenti, alcuni felici e altri tragici, dei venti mesi della Resistenza. Molti Comuni del Cuneese (e la Provincia stessa) sono stati insigniti di medaglie al valore civile e militare per il contributo offerto nel periodo dell’occupazione nazifascista.
Nel capoluogo opera l’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea, e in varie località si possono reperire documentazione e informazioni presso i centri rete “Memoria delle Alpi”.
I luoghi del Cammino
Il Cammino nella Resistenza attraversa ambienti diversi: prevalente è quello montano, alcuni tratti sono collinari e altri urbani. Già dalle prime tappe, in valle Varaita e valle Maira, si osservano alcuni elementi caratteristici: la frutticoltura specializzata nelle zone pianeggianti e collinari, i boschi di castagno nella bassa valle, le faggete nella media valle. Spesso si notano anche i segni dello spopolamento che a metà del secolo scorso ha interessato le valli, fino ad allora fittamente popolate: borghi disabitati, rimboschimento spontaneo di terreni un tempo coltivati e mancata manutenzione del bosco e del sottobosco. D’altra parte, si incontrano alcune preziose iniziative di reinsediamento abitativo e produttivo.
Nei giorni (o nelle tappe) che vanno da 11 a 16 si cammina prevalentemente a quote più alte, incontrando boschi di conifere e, al di sopra dei 2.000 metri di altitudine, zone in cui la presenza di alberi è scarsa e prevalgono le estese pietraie. Si attraversano aree comprese nel Parco naturale delle Alpi Marittime, caratterizzato da valli strette e profonde, effetto dell’erosione glaciale.
Le particolarità della collocazione geografica, della morfologia e del clima si traducono nella presenza, in ambito botanico, di specie rare ed endemismi come la Saxifraga florulenta e la Viola valderia. Per quanto riguarda la fauna, si segnala la presenza di aquile reali, ermellini, camosci e stambecchi, la reintroduzione del gipeto, il ritorno del lupo. Nella porzione dell’adiacente Parco nazionale del Mercantour, sul versante francese, attraversato il giorno 15, è notevole la foresta di larici del Boréon.
I giorni 22 e 23 permettono di inoltrarsi nel Parco naturale del Marguareis. La secolare cura del bosco da parte dei monaci Certosini ha lasciato una copertura forestale eccezionale, nella quale spiccano abeti bianchi, aceri montani, pini mughi e pini cembri. Sui pascoli alpini è cospicuo il patrimonio floristico, impreziosito da molte specie rare e alcune endemiche.
L’alto bacino del parco è caratterizzato da notevoli fenomeni di carsismo (sia superficiale sia ipogeo) di grande interesse speleologico. Ricca e diversificata è la fauna, all’interno della quale sono degni di nota il capriolo, il cervo, il lupo e il picchio nero.
Negli ultimi giorni del Cammino, si attraversano le Langhe monregalesi per concludere poi l’itinerario nell’Alta Langa (in cui le quote sfiorano i 900 metri di altitudine) e in valle Belbo. La zona delle Langhe, memoria di un antico bacino marino del Terziario, modellata dall’erosione di un reticolo idrografico in continua evoluzione, è prevalentemente collinare e spesso offre la possibilità di ammirare suggestivi calanchi. Per via del clima e della posizione, è avvenuta la penetrazione di specie vegetali mediterranee. Molto frequenti, oltre ai vigneti, sono le coltivazioni di noccioli.
Tesori d’arte da scoprire
Le architetture situate nelle valli alpine, dove le modeste risorse economiche hanno contribuito alla diffusione di un’eleganza radicata nella sobrietà, non sono mai imponenti. Gli stili romanico e gotico sono quelli che si incontrano più frequentemente.
Il Cammino nella Resistenza attraversa l’antico Marchesato di Saluzzo e il Monregalese, che ebbero un periodo di notevole fioritura artistica nei secoli XV e XVI, prima della dominazione sabauda.
In queste terre lavorarono pittori come Pietro Pocapaglia da Saluzzo, il fiammingo Hans Clemer, i fratelli Biasacci di Busca e Giovanni Baleison di Demonte. Fra gli scultori spiccano i fratelli Zabreri, originari della valle Maira. Nelle Langhe, il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di imponenti castelli fortificati e torri di avvistamento, fra le quali spiccano quelle quadre e severe fatte costruire dai marchesi Del Carretto.
Tappe letterarie
Il Cammino nella Resistenza invita alla lettura dei libri di due scrittori fra i più lucidi nel raccontare le vicende della Resistenza. In valle Stura operò come comandante partigiano Nuto Revelli: se ne trova testimonianza nel suo La guerra dei poveri; altre sue opere che riguardano la Resistenza nel Cuneese sono Il disperso di Marburg, Il prete giusto e Le due guerre.
Nella valle Belbo, Beppe Fenoglio partecipò alla Resistenza e poi ambientò Il partigiano Johnny; letture indispensabili sono anche i suoi I ventitre giorni della città di Alba, Una questione privata, La paga del sabato. Infine, non a caso la camminata si conclude a Santo Stefano Belbo, luogo di nascita di un altro grande scrittore, Cesare Pavese.
Scrive Nuto Revelli nel suo La guerra dei poveri: “23 agosto [1944]. All’alba, dopo sette ore di marcia, raggiungiamo i boschi di Callieri. Le condizioni fisiche degli uomini sono penose. Stanotte i più sfiniti, i più disperati, dicevano che era meglio affrontare i tedeschi che tirare avanti così. (…) 24 agosto. Marcia bestiale verso il colle di Tesina, con lunghe soste. Intossicati dalla stanchezza, come ubriachi, si procede a strappi. È mattino avanzato quando i primi raggiungono Sant’Anna di Vinadio”.
Forse soltanto ripercorrendo con il proprio corpo i sentieri dei partigiani descritti da Revelli e dagli altri testimoni della Resistenza, negli stessi luoghi ma senza la stanchezza e gli incubi della guerra, possiamo veramente capire cosa abbiamo guadagnato con la pace: la bellezza delle montagne e dei boschi, delle acque e del cielo, la gioia di stare con gli amici. Liberi. E invece della violenza che si vorrebbe dimenticare, viviamo le fatiche e le scoperte del cammino, che con piacere vogliamo ricordare e raccontare.
Paolo Calvino, autore del libro, è della sezione Anpi di Dronero e Valle Maira (CN)
Pubblicato giovedì 16 Giugno 2022
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/librarsi/tra-i-boschi-e-le-rocce-dove-ancora-risuona-la-rivolta/