Il 2 maggio 1982 centomila persone riempirono piazza Politeama, la spianata nel cuore di Palermo, per i funerali laici di Pio La Torre, il deputato leader dei comunisti siciliani, ucciso il 30 aprile da un commando mafioso assieme al suo autista e collaboratore Rosario Di Salvo.
Sul palco il capo dello Stato Sandro Pertini, il segretario generale del Pci Enrico Berlinguer e il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, che anticipò con il suo arrivo quei pieni poteri che tardavano a conferirgli. A sua volta, sarà ucciso quattro mesi dopo.
A quarant’anni di distanza dall’orribile massacro, torna in libreria, in versione aggiornata, “Chi ha ucciso Pio La Torre? Omicidio di mafia o politico?” (Castelvecchi editore, € 17,50). Il volume ricostruisce la stagione dei delitti politici – Moro, Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa – mantenendo non uno ma ben due punti interrogativi, nonostante la condanna definitiva della cupola mafiosa. Gli autori sono Paolo Mondani, inviato di punta della trasmissione “Report” di Raitre, e Armando Sorrentino, storico avvocato di parte civile per conto della famiglia e del Pci, nonché vicepresidente dell’Anpi Palermo. Sempre con la prefazione dell’indimenticato Andrea Camilleri.
Chi ha ucciso Pio La Torre? L’interrogativo aleggia ancora nella sala stracolma del San Paolo Palace a Palermo, durante la presentazione del volume con un parterre di tutto rispetto, in sala l’editore Pietro D’Amore. Al tavolo, il procuratore Roberto Scarpinato, neoeletto senatore dei Cinque Stelle, Adriana Laudani, stretta collaboratrice di La Torre e per tanti anni battagliera deputata comunista all’Assemblea siciliana e oggi presidente di Memoria e Futuro, Valentina Chinnici, da un mese deputata regionale del Pd, naturalmente Mondani e Sorrentino, coordina Aaron Pettinari, caporedattore della rivista “Antimafia Duemila”. La diretta video è assicurata da Radio Radicale.
È ancora il tempo degli interrogativi? I moventi dell’assassinio sono tanti, troppi. E tutti convergono verso un principale obiettivo: “Impedire che la sinistra ormai radicata nella società possa governare”. Il medesimo movente, cioè, del delitto Moro e quindi di Piersanti Mattarella, il presidente della Regione Sicilia, fratello dell’allora professore Sergio. Non a caso un delitto che Falcone definì un “Moro-bis”.
È chiara, lampante e minuziosa, emozionante come un film, scrupolosa come una requisitoria la ricostruzione di quegli anni da parte dei due autori. Di origine e generosità contadina e di intelligenza strategica da statista, Pio La Torre si trovò al centro di un intrigo internazionale dal quale chiunque sarebbe fuggito via a ripararsi. Fronteggiò la Cia e i servizi nostrani, la guerra fredda con i missili Cruise da installare a Comiso, sette segrete come P2 e Gladio, l’ostilità sovietica, il terrorismo mediorientale, l’isolamento nel partito, i potenti esattori Salvo e i loro accoliti politici, il clima da golpe e i generali fascisti, il terrorismo, il banchiere Sindona e i suoi intrallazzi, la mafiosità che si tagliava con il coltello dentro il più antico Parlamento d’Europa. Cosa dimentichiamo? Ah, sì… Cosa nostra e il rischio che Pio La Torre stesso correva come ideatore della legge sulle confische di beni e del reato associativo (divenne la Rognoni-La Torre) che ancora non era nel codice penale.
Si chiude con il sorriso di Pio lo spezzone del documentario Impegno e vita di Pio La Torre, che apre la serata, girato a suo tempo da Ottavio Terranova, presidente Anpi Palermo e componente del comitato nazionale dei partigiani, nonché amico e compagno di tante battaglie di La Torre.
E un altro sorriso emozionato e prossimo alle lacrime sul viso di una donna dai capelli chiari e dai passi incerti si avvicina al palco. È Tiziana Di Salvo, figlia dell’assistente e autista di La Torre, la quale riceve un applauso che non smette. Con occhi lucidi sussurra: “Sento stasera che il sacrificio di mio padre è stato importante”.
In video la Chinnici, figlia del criminologo Giorgio, tra i protagonisti della Primavera di Palermo, parla da insegnante e riconosce il valore del libro, “un valore di educazione civica”. Adriana Laudani ricorda in prima persona quei giorni di alta tensione e dei rischi di tenuta democratica e di incolumità personale, quando Pio era contrario che lei viaggiasse da sola di ritorno a Catania anche di notte, “perché toccherà ad uno di noi”. “Nessuno di buon senso – afferma l’esperta di amministrazione pubblica, scandendo le sillabe – è disposto a credere che la mafia abbia fatto tutto da sola, c’è un filo nero stragista, a partire da Portella della Ginestra e non possiamo fermarci alle verità processuali”.
Dopo l’intervento flash di Mondani con la spiegazione della genesi del libro che dieci anni fa fece riaprire le indagini, anche stavolta senza alcun risultato selle responsabilità del terzo livello, conclude l’avvocato Sorrentino. Cita le dichiarazioni di Falcone in Commissione Antimafia, di recente desecretate. Pio La Torre fu ucciso sulla strada della pace, disse il magistrato, il rapporto utopico-visionario che univa La Torre a Mattarella fu interrotto bruscamente e fu lo stop alla storia democratica d’Italia. “Noi avvocati accusammo la Gladio – aggiunge Sorrentino – e chiedemmo alla procura di indagare in quell’ambito, ma i segreti avvolgono ancora la realtà dei fatti, il potere ha impedito di scavare”.
Vogliamo aspettare altri quattro decenni per sorridere ancora increduli davanti all’unica pista, cioè quella mafiosa? A La Torre, spiato per decenni dai servizi nostrani come elemento sospetto collegato al Patto di Varsavia, una settimana prima dell’agguato fu tolta la sorveglianza – gli indizi erano improvvisamente caduti – e consegnato indifeso ai boia.
Ancora una volta, dove si fermano le verità giudiziarie, devono cominciare le ricostruzioni storiche e giornalistiche. E il cammino è già iniziato.
Pubblicato venerdì 2 Dicembre 2022
Stampato il 25/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/librarsi/quel-doppio-omicidio-due-volte-eccellente/