Che vuol dire oggi fare politica? Non so se Vannino Chiti, autore di “Dare un’anima alla Sinistra” (Guerini e associati editore, 2023) sarà d’accordo, ma credo sia la domanda a fondamento di un volumetto tenace, coraggioso e “resistente”. Spiego il perché dei tre aggettivi.
Non deve essere facile, dopo tanti avvertimenti evitare il “te lo avevo detto”, avendo illustrato in ognuno dei suoi ultimi libri potenziali scenari critici e messo in guardia sul rischio della marginalità elettorale a cui sarebbero stati condannati il Pd e la Sinistra tutta se avessero smarrito la capacità di ascoltare i bisogni delle persone; e ci vuole ardimento per mettere nero su bianco, facendo nomi-cognomi-sigle, denunciare un’organizzazione articolata in correnti e costruita su “un’investitura plebiscitaria del segretario nazionale e in un moltiplicarsi di autonome signorie locali con al seguito strascichi di clientelismo politico”. Dunque evviva la novità Schlein, da cui molto ci si aspetta, ma con “attenzione critica”, nonostante si comprenda la difficoltà nel guidare un partito dove la segretaria è in minoranza tra gli iscritti.
Però il grumo che proprio non va giù, è la recente, prevista, larga vittoria elettorale consegnata alla coalizione guidata da Giorgia Meloni e soprattutto il pericolo della perdita di fiducia e speranza nella possibilità di un cambiamento reale in meglio.
Imparare dagli errori non è abitudine in politica, dove l’autoflagellazione o gli annunci, che tali restano, sostituiscono un’analisi responsabile. Invece Chiti, pur rivendicando orgogliosamente di essere stato, da parlamentare, tra i pochissimi a non aver approvato il Rosatellum, pessima legge elettorale, ma ammettendo con sincerità l’antica infatuazione per il maggioritario, oggi propone un proporzionale con sbarramento al 5%.
La questione infatti è molto più grande e grave, in gioco c’è il futuro della democrazia che, in un pianeta divenuto globale, mostra fragilità nel nostro Paese, in Europa e nel mondo, preda di nemici interni ed esterni. E Chiti, avendo avuto importanti incarichi sia amministrativi (è stato presidente della Regione Toscana, ministro del secondo governo Prodi, senatore e vicepresidente a Palazzo Madama) sia in un partito dalla lunga e complessa storia (ne ha vissuto ogni stagione dal Pci al PdS, i Ds, e infine il Pd) non perde mai di vista concretezza e senso di responsabilità.
Perché sta qui la risposta. Fare politica è scegliere da che parte stare e agire coerentemente, forti di un progetto di società da realizzare e di valori condivisi. Insomma l’impressione è di trovarci in un nuovo, ovviamente diverso, 8 settembre, o meglio ancora, per dirla noi con Claudio Pavone, di fronte a una scelta etica che impone “alla politica di cercare nella moralità la strada per ritrovare la propria dimensione pubblica”.
Dunque ripartire dai temi cruciali “che hanno caratterizzato la storia della Sinistra”, oggi smarriti o traditi: le battaglie per il lavoro, per la difesa del welfare, nella cornice di una visione internazionale. D’altra parte, pensandoci, è la matematica, una delle scienze esatte, a sostenere che il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo. E come sorprendersi se la classe operaia, che esiste eccome, vota a destra, FdI e Lega, dopo che un segretario del Pd divenuto presidente del Consiglio ha preso misure tipo il Jobs’ Act, andando a colpire i diritti dei lavoratori e il ruolo delle rappresentanze sindacali?
“Le battaglie impossibili sono spesso quelle non fatte”, è un motto che l’autore sembra applicare a ogni argomento affrontato. E il primo, lo zoccolo duro, è appunto il lavoro.
Siccome Chiti parte dai fatti, ognuno dei ragionamenti è basato su una serie di informazioni dettagliate che l’autore mette a disposizione insieme a notizie penalizzate dalla comunicazione mainstream. E così ecco le indagini Inail sugli infortuni e i morti in costante aumento (purtroppo confermate dalla strage sui binari ferroviari di Brandizzo), le rilevazioni Ocse sugli orari di lavoro (in una classifica dove l’Italia è preceduta solo da Malta nel superamento delle 40 ore settimanali) e la recente proposta Cgil di ridurre l’orario di lavoro; le lotte per il salario minimo a 9 euro da inquadrare in un progetto compiuto che faccia i conti con il capitalismo; la contrarietà all’abolizione del Reddito di Cittadinanza; la necessità di direttive europee e di leggi nazionali contro le delocalizzazioni delle multinazionali mosse da interessi esclusivamente finanziari, cioè da un esclusivo tornaconto. O ancora rammentare che dal 1985 esiste una norma, in attuazione dell’art 45 della Carta fondamentale della Repubblica, che sostiene i lavoratori che decidono di rilevare imprese medio-piccole e che dal 2021, grazie a una società partecipata e controllata dal Ministero dello Sviluppo economico, ha dato sostegno a 586 cooperative di cui ben 325 sono aziende in crisi rilevate dai dipendenti salvando o creando 27.205 posti di lavoro con un investimento di 11.834 euro!
Ho letto il libro dopo aver conosciuto Chiti lo scorso giugno in uno dei tanti incontri promossi dall’Anpi sulla guerra in Ucraina. Eravamo a Firenze alla festa provinciale dell’associazione dei partigiani e sono rimasta sorpresa dalla consonanza con le idee portate avanti dal presidente nazionale dei partigiani, Gianfranco Pagliarulo. Ne ho ritrovate molte nel volume che in quell’occasione l’autore mi ha donato.
Il cuore del testo, i capitoli 2 e 3, in tutto sono quattro, oltre a una introduzione e a una conclusione che assomigliano a manifesti programmatici, sono dedicati all’antifascismo fondamento della Costituzione e al No alla guerra quale “argomento più importante della terra”. Chiti, sia chiaro, parla da uomo di un partito al quale ribadisce di continuo un’appartenenza, anche sentimentale. L’Anpi non è un partito e nemmeno un sindacato e almeno un paio di distinguo sono d’obbligo.
L’autore “confessa” che se fosse stato ancora in Parlamento avrebbe votato a favore dei primi invii di armi a condizione che fossero per la difesa, consegnate al governo ucraino, si sapesse cosa mandavamo e si sviluppasse una proposta di pace dell’Unione Europea. L’approdo è la preoccupazione per un conflitto nucleare: “È incredibile, ma quanti ritengono Putin un criminale di guerra escludono poi serenamente la sua volontà di utilizzare tutto il suo potenziale, compresa l’atomica, davanti al rischio della capitolazione”.
Solo la Chiesa di Papa Francesco, la comunità ecclesiale che si riconosce nell’enciclica “Fratelli tutti”, sembra aver presente il problema. D’altronde l’Italia non ha sottoscritto il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari approvato dall’Onu nel 2017 ed entrato in vigore quattro anni dopo. Sulla Nato, Chiti riafferma un atteggiamento di lealtà immaginando di non accogliere ordigni discendenti della bomba che nel secondo conflitto mondiale cancellò Hiroshima e Nagasaki, e di poter trasformare in basi dell’Alleanza Atlantica quelle Usa “su cui non abbiamo nessuna sostanziale influenza decisionale”.
Si spinge avanti invece senza mezzi termini nel valutare il rapporto di Fratelli d’Italia, il principale partito di governo, con l’Msi, la cui nascita è stata celebrata dalla Meloni sui social: una formazione che accolse reduci e collaborazionisti di Salò, quanti si sentivano eredi dell’ideologia fascista e ne condividevano la cultura antidemocratica, antiparlamentare e nazionalista, populista e xenofoba.
E se la bussola è la Costituzione, un Pd che si guarda allo specchio deve rivendicare i diritti di cittadinanza degli immigrati, delle seconde, terze generazioni, nate e cresciute nel nostro Paese. Italianissime. E non può avere sull’accoglienza lo stesso comportamento della destra, come invece ha dimostrato nel 2017 l’“accordo con la Libia per bloccare i migranti, lasciati imprigionati in veri e propri lager” (ministro dell’Interno era l’innominato Minniti).
Sulla XII disposizione della Costituzione è netto: era transitorio solo il divieto, indicato in cinque anni, ai capi del regime di partecipare alle elezioni. E non si tira indietro ricordando che l’apertura di Luciano Violante a metà degli anni 90 fu interpretata e gestita come operazione di tattica politica, facendo franare ogni argine al revisionismo, rammentando che l’assalto di Forza Nuova alla sede nazionale Cgil ha fatto rimpiombare il Paese nel secolo scorso, con immagini che richiamano la marcia su Roma.
Ed è proprio l’antifascismo che informa ogni articolo della Carta il terreno comune individuato per ricostruire una Sinistra plurale, tutelando i diritti civili e sociali, prendendo in carico la questione climatica e ambientale, con l’orizzonte di un “nuovo umanesimo”. Insomma per altre vie è il punto di arrivo proposto dal presidente nazionale Anpi Gianfranco Pagliarulo. Chiti racconta quella parte del Pd che cerca un rapporto con associazioni, sindacati, Terzo settore, mondi laici e comunità religiose per fare rete. Sulla scia dell’appello “Campo progressista, imparare la lezione per ripartire insieme”, sottoscritto nel novembre 2022 tra gli altri da Rosy Bondi e Tomaso Montanari. Riafferma la necessità di una sinistra in Italia, e in Europa e globale, con un’“Internazionale progressista”.
Dunque le condizioni ci sono per far rinascere il sogno e dare energie all’impegno per un mondo più giusto. Intanto ci sono le nuove battaglie contro il presidenzialismo (“la Costituzione prevede nel suo impianto governi parlamentari”) e l’autonomia differenziata (“il Pd deve riconoscere l’errore del governo Gentiloni, quando, a legislatura conclusa, diede il via libera a un iter che dal 2001 nessun governo né di centrosinistra né di centrodestra aveva mai attivato”). Sulla sanità (“l’aspetto politico più preoccupante è il peso crescente della sanità privata”) e sull’istruzione soprattutto.
Perché il Welfare per Chiti non è solo un insieme di prestazioni e servizi, ormai latenti come ha certificato il Covid, ma una visione della società fondata sui valori della giustizia, della solidarietà e della democrazia. Il Welfare è il modo in cui lo Stato si prende cura dei suoi cittadini, li protegge dai rischi e dalle disuguaglianze, li sostiene nel loro percorso di vita e di lavoro, rendendoli protagonisti del loro sviluppo e della loro felicità. Quest’ultima frase è stata scritta dall’Intelligenza artificiale, un gioco per introdurre un argomento affrontato in più riprese in “Dare un’anima alla Sinistra”, perché si tratta di una delle nuove frontiere su cui andrebbe aperto un dibattito pubblico, come per altre possibilità aperte dalla scienza e che coinvolgono anche le scelte e i diritti civili.
Un ampio capitolo è dedicato infine all’ascolto di quattro ragazze e quattro ragazzi di età compresa tra i 19 e i 30 anni, quasi tutti iscritti al Pd. La Generazione Z in particolare sente il bisogno di politica in un Paese che “non è per giovani”, spesso costretti al termine degli studi a emigrare all’estero per lavorare. Le loro priorità? Ambiente, lavoro, superamento delle disuguaglianze, risposta ai bisogni sociali. In molti sono ormai “delusi dalla politica perché si crede che chiunque vinca non cambi niente”, spiegano a Chiti.
Molto è scritto anche sulla parte più “tecnica”, politicamente intesa, che riguarda il partito, centralissima perché per Chiti tutto ruota intorno al cambiamento del Pd: “troppo debole per essere il perno di una coalizione progressista e troppo forte per consentire un diverso soggetto di sinistra”. Le indicazioni riguardano le primarie, una nuova fase costituente da tenersi con un metodo rigoroso e che dovrebbe svolgersi al più presto, in autunno. Coinvolgendo “ogni forza o associazione di sinistra disponibile, sollecitando nei confronti sui programmi anche i sindacati”.
Perché tra un pugno di mesi si apriranno le urne per le elezioni europee, e in Italia si vota con legge proporzionale. E questo Meloni lo sa.
Pubblicato giovedì 7 Settembre 2023
Stampato il 23/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/librarsi/pd-ricominciamo-da-cinque-antifascismo-lavoro-welfare-unita-e-pace/