Semplicemente sfogliando il libro per dare una prima occhiata di insieme, già si capisce come il documento si mischi al racconto diventandone, poco a poco, parte integrante, che si tratti di ricostruzione degli eventi o di completamento della biografia dei protagonisti. Così procede Marco Sini nella sua nuova pubblicazione sugli antifascisti di Monserrato, Mario, Antonino e gli altri, recentemente uscito per Condaghes e realizzato con il patrocinio del comitato provinciale Anpi di Cagliari.

Si parte, come suggerisce il titolo, dal 1938 e dalle vicende di Mario Corona e Antonino Tinti, giovanissimi ispiratori di un gruppo di antifascisti sardisti e giellisti, impegnati a svolgere “attività di propaganda contro il regime”.

L’arrivo dei partigiani al comando di Mario Corona a Fucecchio (FI), liberata l’1 settembre 1944. Anni più tardi Corona sarà anche eletto sindaco della cittadina

In quell’anno entrambi vengono arrestati, condannati a cinque anni di carcere e imprigionati lontano da casa, nel Cuneese, in penitenziari riservati  ai “politici”. Il primo a Saluzzo, in cella con Rodolfo Morandi, dopo numerosi trasferimenti, liberato all’indomani dell’armistizio partecipa alla Resistenza, comandante dei partigiani che libereranno Fucecchio, nella zona di Empoli. Il secondo esce dal carcere di Fossano nel 1940, continuando a svolgere attività antifascista nell’esercito.

Emilio Lussu, ufficiale, pluridecorato, durante la Grande Guerra (wikipedia)

Si aggiungono quindi le vicende degli “altri”, anch’essi vicini al Partito sardo d’azione fondato nel 1921da Emilio Lussu e al movimento liberal-socialista degli esuli in Francia, mentre continui, nella narrazione, si susseguono i rimandi ai gruppi monserratini già formati. I piani del racconto, però, non rimangono distinti ma, anzi, diventano un unicum nella vicenda: si pensi che nei capi d’accusa contro Tinti e Corona sono compresi anche i “collegamenti con i fuoriusciti sardi a Parigi”, rappresentati da Giuseppe Zuddas, il riferimento più significativo Oltralpe per conto di Giustizia e Libertà, prima di partire per la guerra di Spagna, dove troverà la morte nel 1936.

Antifascisti sardi nella guerra civile spagnola (Istituto Parri)

Si approfondisce, così, uno studio di lunga durata, sempre costruito sul rispetto delle fonti, dai provvedimenti di polizia alle sentenze del Tribunale speciale fascista, passando per i documenti audiovisivi, le testimonianze orali, gli autori e le letture sull’argomento, rincorrendo spesso la figura di Lussu, ispiratore della nuova democrazia e vero esempio di combattente antifascista, coraggioso maestro di vita per tutti quei giovani.

Monserrato (CA) negli anni Venti

Tanto è vero che si suole ricordare come “i monserratini ai fascisti li picchiavano loro”, secondo la letterale traduzione dal sardo. E la sfida citata nel titolo non è un elemento marginale nel libro: ricorre spesso nella convinzione dei giovani di fare opposizione in nome di veri ideali profondamente sentiti, resi più forti da una Resistenza che si fa collettiva, allargandosi alla partecipazione dei paesani, per saldarsi poi al territorio e alla città di Cagliari.

Tante le figure e i personaggi: fin dall’inizio degli anni Trenta una sequenza di nomi contribuisce a creare una coralità della scena, nonostante la dura repressione e “gli arresti e i confinamenti del 1935”.

Giuseppe Zuddas

Centrale, naturalmente, il ruolo svolto da Giuseppe Zuddas che attraverso i materiali di Giustizia e Libertà, da lui clandestinamente diffusi, formano Mario, Antonino e gli altri. Si spiega così fin da subito come mai si contano numerosi i condannati del Tribunale speciale tra i 9.000 cittadini di Monserrato, trattandosi non solamente di ammoniti, sorvegliati o confinati, ma di incarcerati che scontano la pena, e poi di fuoriusciti che divengono partigiani oltre la Linea Gotica.

Da queste premesse parte Mario, Antonino e gli altri, per entrare finalmente nel vivo della storia, ma il libro si presta a una conta degli antifascisti del territorio impegnati in quegli anni, che sarebbe interessante porre a confronto col resto della Sardegna, per sapere se una così alta partecipazione sia riscontrabile anche in luoghi diversi. Un volume, dunque, che si apre a ulteriori approfondimenti, a una ricerca nella ricerca, grazie a tutto il materiale prezioso contenuto nella bibliografia che diventa parte integrante del racconto.

Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato

Si narra l’episodio di 11 antifascisti, arrestati per aver lanciato, a fine settembre 1938, volantini di GL al cinema Olimpia di Cagliari e per le scritte, immediatamente successive, sui muri di Monserrato: il Tribunale fascista individua gli organizzatori in Mario Corona e Antonino Tinti. E il lungo documento del Procuratore generale presso “l’Ecc.mo Tribunale Speciale”, collocato verso la fine del libro, definisce il punto di vista di chi comanda, per capire come è la vita di chi si oppone al regime.

Mussolini a Carbonia, 18 dicembre 1938

Sintesi di pedinamenti e di interrogatori degli imputati, a opera della occhiuta polizia fascista, si intrecciano gli spostamenti di Corona e Tinti a Carbonia, poco prima dell’inaugurazione della città da parte di Mussolini: il primo era stato assunto nelle imprese edili che costruiscono la città e aveva iniziato a svolgere opera di proselitismo e propaganda. Capo di imputazione, secco e brevissimo per Tinti, “attività comunista a Monserrato e a Cagliari”. Arrestato con loro anche l’operaio monserratino Eliseo Marras, che aveva fatto da tramite per l’assunzione di Mario.

L’autore attinge infine alla testimonianza di Mario Corona, “con Antonino Tinti di fronte al Tribunale di Mussolini”, già pubblicata ne L’antifascismo in Sardegna, a cura del professore Manlio Brigaglia, per restituire a chi legge un quadro completo dell’intera vicenda.

Ecco perché Monserrato merita questo attento studio dei suoi cittadini al tempo del fascismo, dai 250 sardisti organizzati all’inizio degli anni Venti contro “gli assalti degli squadristi fascisti”, all’episodio narrato in Marcia su Roma e dintorni da Emilio Lussu, quando i fascisti le buscano seriamente, ridotti malamente e costretti alla fuga dal paese, dopo essersi avventurati in una pericolosissima spedizione punitiva, fino alle elezioni del 1924, con “la sconfitta del listone fascista-nazionalista e la netta affermazione sardista, cui sarebbe seguita la revoca del sindaco Sarigu e il commissariamento del Municipio, fino alla perdita dell’autonomia comunale”. E poi gli arresti del dicembre 1930, in concomitanza con la dura repressione contro gli esponenti di Giustizia e Libertà in tutta Italia e gli oltre cinquanta mandati di cattura dopo la cosiddetta “rivolta del vino”. Una ribellione della popolazione di Monserrato, che vantava un’antica e pregiata tradizione enologica, contro il federale fascista di Cagliari, dopo il crollo del prezzo del vino.

Monserrato, in una foto d”epoca

Quanti Comuni ci sono in Italia che il 6 aprile del 1924, al tempo del listone, hanno rifiutato di votare per Mussolini, sfidando il regime già consolidato che si vendica revocando il sindaco antifascista e commissariando il Comune? Rammentiamo solo che in quello stesso anno, e il successivo, la maggior parte delle amministrazioni municipali di tutta Italia conferirono la cittadinanza onoraria al duce.

E ci sarebbe da chiedersi, nella singolarità rappresentata dai territori al centro della ricerca e tornando per un momento all’oggi, se non sia arrivata troppo tardi la stessa restituzione dell’autonomia al Comune monserratino, non a caso a opera della maggioranza sardista e comunista al tempo della giunta di Mario Melis, da intendere come vero risarcimento di democrazia e riabilitazione di un’intera comunità antifascista.

Ma la struttura, oltre che i pregevoli contenuti di questo volume lo rendono particolarmente adatto a un lavoro di ricerca scolastico: raccontare la storia degli antifascisti sardi partendo proprio dai loro volti, da quei bei visi ritratti in fotografie risalenti, probabilmente, a schede segnaletiche della polizia e immaginare quasi un processo di identificazione, vista l’età dei protagonisti perseguitati, molto vicina a quella dei possibili nostri studenti lettori. Rimangono impresse nella memoria la vita e le storie dei partigiani, una diversa dall’altra, che a loro volta rimandano ad altre storie, coinvolgenti e capaci di avvicinare a quelle vicende i sardi che pure non hanno vissuto direttamente la Resistenza nel proprio territorio.

Così procede questo libro nell’ordinare una materia particolarmente composita, storie di antifascisti, biografie e vicende familiari, aridi bollettini di tribunali e verbali di questori e prefetti, ostici alla lettura. Se non fosse che, sapientemente, è la narrazione stessa a richiamarli, indispensabili per inquadrare la singola figura di antifascista nel paese d’origine e nella storia del fascismo e della Resistenza, e per capire con chi si aveva a che fare quando si decideva di fare l’antifascista. Per restituire quindi, a ciascuno, volontà di riscatto e prestigio. Una condotta umana ancora oggi da ritenere esemplare, che risuona significativa nel nostro tempo, alla luce dei valori rappresentati in quegli uomini e in quelle donne e avveratisi, subito dopo, nella nostra Carta Costituzionale.

Il libro di Sini induce a seguire le tracce dei resistenti e le loro biografie si rivelano utili tanto sul piano didattico quanto su quello etico e morale. Ecco, in tale quadro va dunque posizionato Mario, Antonino e gli altri, non a caso pubblicato col patrocinio dell’associazione provinciale cagliaritana dei partigiani: un esercizio utile a capire le origini dei neofascismi e come si può fare a combatterli, partendo prima di tutto dal diritto alla memoria, contro ogni forma di revisionismo.

Gianna Lai, presidente della sezione Anpi di Cagliari