Un secolo di storia scorre davanti a un quadro dipinto nel 1919. Testimone passivo ma in qualche modo privilegiato di uno scorcio della storia tedesca del XX secolo.

La nuova opera grafica di Luz, “Deux filles nues” – Albin Michel (2024), si intitola, quasi a darle una continuità temporale, come un quadro di Otto Mueller “Zwei weibliche Halbakte” (Due ragazze seminude) ed è ricostruendone le vicende che attraversa decenni di turbolenze, inclusa l’ascesa del nazismo, la censura culturale e la spoliazione delle opere d’arte da parte dei nazisti.

Cambiando prospettiva in continuazione e offrendo un’esperienza visiva che riflette la violenza e la complessità del periodo storico rappresentato, Luz disegna la frenesia umana a fronte di un osservatore statico. La combinazione di inchiostri, acquerelli e matite colorate, accentua ulteriormente questa sensazione.
Per quanto l’arco temporale coinvolto sia quello di 100 anni, almeno tre quarti delle pagine sono dedicate agli eventi che portano alla seconda guerra mondiale, indugiando a lungo sul rapporto fra nazismo e arte. La propaganda del regime tedesco, al pari di quella fascista, esaltava un’estetica classica e monumentale, che rispecchiava la visione di una nazione legata al recupero di una purezza ancestrale. Allo stesso tempo, vennero perseguitate e bandite tutte le forme d’arte considerate contrarie a quella visione del mondo. Una riscrittura della storia dell’arte in funzione politica.

“Zwei weibliche Halbakte”

“Zwei weibliche Halbakte” finisce infatti in quella mostra dell’arte degenerata che il nazismo realizzò a Monaco nel 1937, in parallelo e contrapposizione a una grande mostra sull’arte tedesca classica.
E se da una parte, involontariamente, il nazismo realizzò così la più grande mostra di arte moderna che si fosse mai tenuta fino ad allora, dall’altra disperse (e in vari casi distrusse) le opere di espressionisti, dadaisti, cubisti e di artisti legati alla scuola del Bauhaus.
Questa è quindi anche una storia di persecuzione e di fuga, in un mondo che sprofonda nella violenza, delle reazioni disperate di chi si ritrova travolto dagli eventi. È però anche una storia di Resistenza. Molte opere ritenute “degenerate” sono sopravvissute grazie a collezionisti e mercanti d’arte coraggiosi, e oggi sono esposte nei più grandi musei del mondo.
E quelle due ragazze adesso possono essere ammirate al museo Ludwig di Colonia.

Ricevendo il Fauve d’or come miglior album al Festival Internazionale del Fumetto di Angoulême nel 2025, il Grand Prix de la Critique e il Prix Wolinski de la BD du Point nel 2024, “Deux filles nues” è rapidamente diventato un caso.

Luz alla marcia per Charlie Hebdo, 11 gennaio 2015

Quel quadro del 1919 testimone della storia, ma testimone passivo, dicevamo. Dipinto, spostato, appeso, ammirato, venduto e svenduto, deriso, a lungo dimenticato, per poi essere di nuovo spostato, di nuovo appeso e di nuovo ammirato è, nella sua passività, un oggetto che nel tempo trasporta ricordi ed emozioni. È fin troppo immediato trasferire questo simbolismo da un’arte figurativa a un’altra, ma in realtà ciò che si legge in quelle pagine non è un parallelo fra pittura e fumetto.
Perché in fin dei conti “Due ragazze nude” è un sopravvissuto a una tragedia, che passato il tempo della dimenticanza torna a mostrarsi. Come Luz, che sopravvive al massacro di Charlie Hebdo e continua con fatica a vivere e a fare il proprio mestiere.
È il 7 gennaio 2015, è il suo compleanno, e Luz arriva tardi alla riunione di redazione. È così che scampa all’attentato che invece distrugge la vita di dodici persone, amici e colleghi. Poco dopo lascia il settimanale e inizia a esplorare nuove forme narrative, concentrandosi su progetti più intimi e riflessivi, come “Catharsis” (2015), in cui racconta il suo processo di elaborazione del trauma.

In una intervista dello scorso autunno Luz dice che “per andare contro al dolore si deve potersi disegnare delle ali”. Disegnatore satirico e irriverente, Luz ha rappresentato le proprie ali tramite un oggetto destinato a essere inchiodato a una parete, ma che “guarda” e che guardando racconta.

 


“Deux filles nues” non è ancora stato tradotto in italiano, altre opere di Luz sono invece disponibili nella nostra lingua, come “Catarsi” e “Testoterrore”.