Montese, Gaggio Montano, Pistoia, Castefranco di Sotto sono alcuni dei luoghi ove si incontrano monumenti in ricordo della Forza di Spedizione Brasiliana (FEB) che lottò in Italia, al fianco di partigiani e alleati, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il monumento più famoso si trova a Pistoia e venne realizzato su progetto di Olavo Redig de Campos, appartenente alla scuola del famoso architetto Oscar Niemeyer. Si tratta di un sacrario militare dedicato al milite ignoto, simbolo dei 462 brasiliani caduti, tra soldati semplici e ufficiali. In Brasile il ricordo della spedizione della FEB in terra italiana rimane nel cuore di molti cittadini, discendenti e non, di italiani ed è testimoniato da un monumento nel quartiere Flamengo di Rio de Janeiro.
La storia di questa spedizione e il contesto politico, economico e sociale che la generò, vengono ora ampiamente trattati in un libro dal titolo “La campagna della forza di spedizione brasiliana per la liberazione d’Italia” (ed. Cultura Academica), di Durval de Noronha Goyos Jr, avvocato ed esperto di Diritto Internazionale. Si tratta di uno studio approfondito, arricchito da fotografie e cronologia, sugli eventi storici che portarono alla Seconda Guerra Mondiale e sulle sue conseguenze planetarie.
Viene ricostruito in modo dettagliato lo scenario che portò il Brasile all’entrata in guerra, il suo contributo alla liberazione dell’Italia e al ritorno alla democrazia attraverso la Costituzione. “L’opera contestualizza il conflitto nelle sue evoluzioni economiche, politiche e sociali che influenzarono il mondo all’inizio del XX secolo, dando origine prima al fascismo in Italia e poi al nazismo in Germania. Oltre a raccontare la storia della spedizione e le sue gesta, si esaminano gli effetti del conflitto mondiale in Brasile, Italia, Germania, Giappone, nelle relazioni internazionali e nella formazione del diritto internazionale” spiega l’autore.
Ricordiamo che la Força Expedicionária Brasileira (FEB) venne creata il 9 agosto 1943. Un contingente di circa 25.000 uomini si imbarcò a Rio de Janeiro il 30 giugno 1944 per raggiungere l’Italia e partecipare alle operazioni di guerra. Si trattava in parte di volontari, animati da un forte spirito democratico e antifascista. Il contingente era formato da discendenti di emigrati italiani, tedeschi e di altre nazionalità. Durval lo definisce un vero e proprio esercito multiculturale: “Questo multiculturalismo non era segnato da segregazioni e divisioni dei battaglioni di bianchi, neri e giapponesi, come invece avveniva tra le forze americane, dove i soldati afrodiscendenti venivano esclusi dalle guardie d’onore e si presentarono sempre separatamente, spesso con attrezzature inferiori, fino alla fine della guerra”.
Dopo un viaggio lunghissimo i soldati brasiliani della FEB (detti in portoghese pracinhas) sbarcarono a Napoli e si diressero verso Livorno. L’intervento militare risolutivo ebbe luogo tra il settembre 1944 fino alla Liberazione. Combatterono in particolare in Toscana, nel settore occidentale del fronte nella valle del Serchio, in Versilia e sull’Appennino tosco-emiliano. Stabilirono una forte collaborazione con le formazioni partigiane che operavano nella zona.
Così liberarono la Garfagnana e parte della Lunigiana, Massarosa, Bozzano, Quiesa, Camaiore, il monte Prana e Barga. I soccorsi e i rifornimenti che portavano ai civili furono spesso oltre i limiti stabiliti dagli alleati, e molte furono le missioni comuni con i partigiani, sia di Giustizia e Libertà che garibaldini. Il rapporto con i civili italiani e con i partigiani fu importante e duraturo, come risulta da monumenti, vie e piazze dedicate alla Forza brasiliana e da molte testimonianze. Lo stesso Durval De Noronha Goyos Jr, autore di innumerevoli libri e articoli tradotti in varie lingue, ha un legame stretto con l’Italia. Infatti anche suo zio Ruy de Noronha Goyos, partecipò alla campagna italiana della FEB, in qualità di sergente del 16° Battaglione di Ingegneria. A lui è dedicato il libro, in occasione del compimento di cento anni d’età.
Corredato da cronologia, con prefazione di Sérgio Xavier Ferolla e postfazione di Walter Sorentino, il volume riporta in quarta di copertina frasi di vari intellettuali, quali l’Ambasciatore Luiz Alberto Moniz Mandeira, Adhemar Bahadian, Ambasciatore del Brasile in Italia (2006-2009) e un commento del professor Romano Prodi che scrive: “Ricordo l’impressione che ebbi da bambino quando vidi su un mezzo militare il primo soldato con la pelle scura, la prima persona di colore che ho visto in vita mia e mi dissero che era brasiliano. Un ricordo che mi ha sempre legato al Brasile”.
La campagna della Forza di Spedizione Brasiliana per la Liberazione d’Italia e la sconfitta delle forze dell’Asse costituisce un capitolo della storia che non deve e non può essere dimenticato, per tutto ciò che rappresenta per la coscienza nazionale, la comunità delle nazioni e dei popoli, le buone relazioni tra il Brasile e l’Italia, così come per la definizione e preservazione dei valori umanitari.
Antonella Rita Roscilli giornalista brasilianista, scrittrice e traduttrice è la biografa di Zélia Gattai Amado
Pubblicato mercoledì 8 Marzo 2017
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