Ci sono dei rapporti di empatia con la scrittura che in alcuni casi si trasmettono magicamente alle persone. Ero rimasto colpito da I giorni di vetro, al momento dell’uscita per i tipi di Einaudi, e ho rafforzato la mia ammirazione con la conoscenza dell’autrice Nicoletta Verna, con la quale ho colloquiato nei giorni scorsi nell’ambito dei lavori di Librixia, la fiera del libro che ha portato a Brescia il meglio della produzione letteraria nazionale sotto l’egida di Confartigianato, Comune di Brescia e del Mo.Ca. – Centro per le Nuove Culture.

Un momento della presentazione del libro “I giorni di vetro”

Il libro è stato pubblicato a tre anni di distanza da Il valore affettivo, un romanzo familiare e psicologico di pari intensità che è stato premiato con la menzione speciale della giuria nel premio Calvino. I giorni di vetro, che considero il miglior libro dell’anno, si specchia nella illustre famiglia del grande romanzo storico, a partire da La storia di Elsa Morante e Una questione privata di Beppe Fenoglio. Un’epica del quotidiano immersa in accadimenti e traumi storici connotati dalla violenza della guerra, del ventennio fascista, della campagna d’Africa e degli uomini sulle donne.

Nella foto sopra: Castrocaro; sotto Predappio, la casa natale di Mussolini e la tomba

Il romanzo, che ha una gestazione letteraria di circa 25 anni, è ambientato a Castrocaro a pochi chilometri da Predappio, il paese natale del duce. I luoghi del cuore di Nicoletta Verna, che non ha dimenticato nonostante il suo trasferimento a Firenze, dove si occupa di web marketing nel settore editoriale.

Un disegno che ritrae Giacomo Matteotti

Una delle protagoniste, Redenta, nasce il 10 giugno 1924, il giorno nel quale fu assassinato dai fascisti il deputato socialista Giacomo Matteotti, segretario del PSU (Partito Socialista Unitario), nato da una costola del Partito Socialista Italiano, dal quale nel congresso di Roma del 1922 era stata espulsa la corrente riformista che faceva capo a Filippo Turati. Redenta è una delle due voci narranti del libro, alternativa e complementare alla partigiana Iris, e conduce una vita grama, accentuata da una menomazione fisica. “Non avrà fortuna, però avrà pietà”, aveva predetto per lei il guaritore-sciamano Zambutèn al quale si era rivolta la madre Adalgisa, depressa per la perdita di tre bambini.

A Brescia, Palazzo Mertinengo, nella Sala del camino grande partecipazione alla presentazione del libro di Verna

I personaggi di Nicoletta Verna, anche quelli secondari, sono scolpiti con una scrittura avvincente e ricercata, li vedi e li tocchi con mano. Come è capitato a chi scrive con Adalgisa, una donna caparbia che attraversa con forza le avversità della vita. Mi ha riportato alla mente alcune donne del mio paesello, Sacco nel Cilento interno, e il personaggio di Adelina Sbaratti, la contrabbandiera di sigarette nel quartiere Forcella di Napoli impersonata da Sofia Loren nel film “Ieri, oggi e domani” di Vittorio De Sica, vincitore dell’Oscar nel 1965 come miglior film straniero. Il linguaggio del romanzo è un amalgama di italiano e dialetto romagnolo, compreso alcuni divertenti modi di dire della stessa terra quali “è aria pisciona – osservò lui – le nuvole vengono dal monte Poggiolo”, riprendendo l’osservazione di Primo rivolta alla moglie Adalgisa. Uno stile, meno marcato nell’utilizzo del dialetto dello scrittore Andrea Camilleri, che concorre alla rigenerazione del linguaggio con l’apporto in particolare dei personaggi appartenenti alle classi umili. La violenza è il motore e il tema del romanzo, ma non riesce a soverchiare del tutto la pietà e la fiducia in un’umanità sofferente ma resistente al destino e alla storia.

Sopra Il Gran Hotel Terme dove si riunirono i fascisti per fondare la Rsi; sotto la liberazione di Mussolini da Campo Imperatore, in Abruzzo (Bundesarchiv)

La storia, che la scrittrice annota in calce al libro, è rappresentata fin dalla riunione dei gerarchi al Grand Hotel Terme di Castrocaro del 25 settembre 1943, dalla quale prese le mosse la Repubblica di Salò a distanza di una settimana dall’annuncio di Mussolini divulgato da Radio Monaco. I partigiani tentarono, senza risultato, di attaccarlo. “Se i partigiani fossero arrivati in tempo, forse la guerra di Liberazione avrebbe avuto un corso diverso”, osserva la scrittrice. Mussolini era rimpatriato due giorni prima, aiutato e controllato a vista dai tedeschi capitanati dai generali Karl Wolff e Wilhelm Harster, con un volo diretto a Forlì (il “Cittadone” nel libro) e poi scortato alla Rocca delle Caminate, che negli anni d’oro del regime era stata la sua residenza estiva.

Immersa nel verde dei vigneti, la Rocca delle Caminate, il castello nel Comune di Meldola, nel ventennio residenza estiva di Mussolini, a 4 km di distanza da Predappio

Nella Rocca, il 28 settembre 1943, fu convocata dal Duce la prima riunione ufficiale della RSI dopo faticose consultazioni, designazioni e rifiuti eccellenti. Il tutto in terra romagnola, a pochi chilometri dagli accadimenti narrati nel libro, nel quale “non c’è niente di vero, eppure non c’è niente di falso”.

L’autrice firma le dediche sul suo libro

Nicoletta Verna nel corso dell’incontro bresciano, valorizzato da un pubblico numeroso e partecipe nella prestigiosa Sala del camino di Palazzo Martinengo, ha parlato delle sue lunghe ricerche d’archivio.

A Castrocaro, nel luglio del 1944, era stato dislocato il famigerato battaglione M IX settembre della Guardia nazionale repubblicana, che fu protagonista di torture, fucilazioni e arresti sommari tanto da impensierire per i metodi brutali persino i vertici della Repubblica sociale, preoccupati per la perdita di consenso tra la popolazione.

Forlì, piazza Aurelio Saffo, il corpo di Iris Versari, uccisa dai fascisti, MOVM alla memoria

Chissà se il personaggio di Iris, che parla in prima persona ai lettori unitamente a Redenta, è ispirato alla partigiana Iris Versari, Medaglia d’Oro al Valor Militare, che faceva parte della banda di “Silvio” Corbari, con il quale ebbe una storia d’amore. Iris, ferita ad una gamba nel corso di uno scontro con i nemici, si suicidò il 18 agosto 1944 per non essere di peso ai compagni in fuga. Aveva 21 anni. Fu appesa per spregio sotto i portici di Castrocaro, e successivamente a un lampione in piazza Aurelio Saffi a Forlì assieme ai suoi compagni di lotta.

Nicoletta Verna e Silvio Masullo

L’empatia della scrittrice ha avuto conferma anche nelle risposte alle domande del pubblico e, singolarmente, a coloro che si recavano da lei per la firma del libro. Tutti avevano qualcosa da chiedergli, delle impressioni e delle affettuosità da esprimergli, nonostante l’ora e mezza di dibattito.

Un’ulteriore conferma della forza del volume, che un lettore ha definito “una tragedia greca sontuosa”. Cento di questi libri e belle cose Nicoletta!

                                                                                              Silvio Masullo