Capita a tutti di incrociare lo stolto delle ‘cose buone’ del fascismo. Stolto non per ingenuità, ma spesso per volontario difetto di conoscenza. In questo caso all’antifascista di buon senso toccherà armarsi di pazienza e a rassegnarsi al livello infimo della discussione e spiegare perché non ci siamo. Il fascismo delle pensioni, quello delle bonifiche o quello moralizzatore sono tutte colossali fake che tendono a defascistizzare il fascismo e che il giovane storico Francesco Filippi smonta con documenti e fatti che farebbero gridare anche a un cieco: ci vedo! Con questo prontuario anche i più refrattari dovranno convincersi. Si spera. Intanto il libro è arrivato alla terza edizione ed è una buona notizia.
Francesco Filippi, Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo, Bollati Boringhieri, 2019
A Babij Yar nei pressi di Kiev tra il 29 e il 30 settembre 1941 vennero uccisi dai nazisti migliaia di ebrei ucraini. Portati davanti a un enorme burrone, più di trentamila vennero falcidiati da scariche di mitragliatrice da SS e gruppi speciali tedeschi, assistiti dalla locale polizia ucraina e tra la quasi totale indifferenza della popolazione, che non vedeva l’ora di spartirsi i beni degli ebrei… Uomini, donne, vecchi e bambini morirono così di un’unica morte, per ricordare un verso della Farsaglia di Lucano (Libro II, v. 195). Lo scrittore russo Anatolij Kutznezov (1929-1979) è stato testimone oculare di quel fatto sconvolgente: «mi assumo la responsabilità di ogni mia parola. In questo libro è raccontata soltanto la verità – TUTTO così come è stato».
Anatolij Kutznezov, Babij Jar, Adelphi 2019
Per altezza d’ingegno e umanità, Pier Vincenzo Mengaldo (nato nel 1936) è fra i più importanti studiosi della lingua e della letteratura italiana. Nel libretto Mengaldo riprende alcuni temi del bellissimo Prima lezione di stilistica, uscito qualche anno fa, e di saggi precedenti (come il tema dei titoli, per esempio). Nonostante si abbia l’impressione in qualche caso di una mera elencazione di esempi, vale sempre la pena seguire il critico che ci porta per mano attraverso rituali, ingranaggi e principi costruttivi del fare poetico. La poesia è cosa marginale? Probabilmente. Eppure Levi nel Lager e il grande poeta russo Mandel’stam nel Gulag, forse resistettero al disumano anche recitando a memoria Dante e Petrarca. Ma naturalmente non c’è bisogno di andare a finire ad Auschwitz o in Siberia per amare e mandare a mente la poesia
Pier Vincenzo Mengaldo, Com’è la poesia. Carocci 2019
La prima edizione di “Uomini e no” di Vittorini esce nel 1945, nei giorni della Liberazione, con una splendida copertina di Ennio Morlotti. Per quanto oggi il libro sia di lettura un po’ faticosa per certo simbolismo e realismo a volte non pienamente armonizzati, vale la pena riprenderlo in mano per avere un racconto in presa diretta, uno dei pochi assieme a “Senza tregua” di Giovanni Pesce, della guerra partigiana che si svolge in città, Milano in questo caso. Nessun’intenzione celebrativa in questo romanzo, ma calata nella vicenda antifascista una profonda verità antropologica: esistono persecutori e perseguitati, uomini degni e uomini indegni, uomini che conservano la propria umanità e uomini che si degradano a livello di bestie. Forse questi ultimi sono i cinici caporali di cui parlò Totò nell’immortale “Siamo uomini o caporali” del 1955?
Elio Vittorini, Uomini e no, Bompiani 1945
Pubblicato martedì 23 Aprile 2019
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