Nelle alte gerarchie militari di tutto il mondo si sta sviluppando una tendenza pericolosa: la propensione all’impiego di sistemi d’arma (missili Cruise, droni, armi autonome) che possano colpire senza l’intervento diretto di soldati in carne ed ossa.
Ripercorriamo brevemente la storia di queste armi, cominciando da quelle che sono state sviluppate per prime: i missili da crociera, ormai da tutti conosciuti come Cruise.
Al principio, come al solito, ci sono i nazisti. Già dal 1936, in Germania, erano stati avviati studi finalizzati a realizzare un piccolo aereo telecomandato in grado di portare su un bersaglio una testata esplosiva di grande potenza. Questi studi però non avevano portato allo sviluppo di un prototipo efficace. Dopo la sconfitta nella “Battaglia d’Inghilterra” del 1940, che aveva dimostrato l’impraticabilità di un efficace attacco aereo contro il Regno Unito ed aveva provocato alla Luftwaffe gravissime perdite sia di velivoli che, soprattutto, di piloti ben addestrati e difficilmente rimpiazzabili, questi studi furono ripresi con maggiore impegno.
Così, nel 1942, si arrivò alla realizzazione del Fieseler Fi 103, un piccolo e grezzo aereo telecomandato via radio, propulso da un semplicissimo motore a reazione (il pulsogetto), con la velocità di 750 km/h ed un carico utile di 847 kg di alto esplosivo. La nuova arma, meglio nota con il nome propagandistico inventato da Goebbels di V-1 (Vergeltungswaffen 1, “Arma di rappresaglia 1”), anche se molto poco precisa, era economica e facile da costruire anche da manodopera non particolarmente qualificata. Furono costruiti circa 30.000 esemplari di V-1, ne furono lanciati oltre 8.000 tra il giugno 1944 ed il marzo 1945 contro l’Inghilterra e poi contro il Belgio, quando lo sbarco degli Alleati in Normandia rese inagili le basi di lancio in Francia, causando circa 23.000 vittime, quasi tutte civili.
Dopo la fine della guerra, le V-1 catturate ai tedeschi furono studiate dalle forze armate sovietiche ed americane, che ne derivarono armi sperimentali. Già negli anni 50, questi studi portarono allo sviluppo di un efficace nuovo sistema d’arma: il missile Cruise.
Questi missili hanno avuto tutta una serie di sviluppi negli ultimi decenni, grazie all’utilizzo di tecnologie sempre più moderne, che li hanno resi sempre più autonomi. Infatti, il Cruise moderno è ancora un aereo senza pilota, ma a differenza della V-1, si dirige da solo sul bersaglio che è stato programmato a distruggere: un calcolatore di bordo contiene infatti una mappa topografica digitale della traiettoria prevista, che confronta ogni pochi secondi con le immagini di una telecamera e con la posizione geografica ottenuta dal GPS, manovrando autonomamente in modo da seguire il precorso programmato. Solo se il calcolatore non riconosce più le immagini riprese dalla telecamera si mette in contatto con la base, che può inviare istruzioni per correggere la rotta, se l’operatore a terra riesce a individuare la manovra necessaria, o altrimenti l’ordine di autodistruzione.
Questo tipo di missili operativi volano a velocità inferiore a quella del suono, dato che il tempo di risposta del sistema di guida automatico è inevitabilmente inferiore a quella di un operatore umano: generalmente, la loro velocità è di circa 900 km/h, come quella di un aereo di linea. Essi sarebbero quindi facile preda di un aereo da caccia moderno, ampiamente supersonico, o dell’artiglieria o dei missili antiaerei, se solo si riuscisse ad individuarli in tempo. Essi però sono programmati per volare ad una quota molto bassa, in modo da rendersi invisibili ai radar avversari. Anche le loro piccole dimensioni contribuiscono a renderne difficile l’individuazione ed a farli arrivare di sorpresa sul bersaglio. Inoltre, il lancio di un Cruise è una operazione molto meno “vistosa” di quello di un missile balistico, sicché può facilmente sfuggire anche ai satelliti di sorveglianza.
I Cruise possono portare sia testate convenzionali sia una testata nucleare ed effettivamente essi furono progettati inizialmente specialmente come armi strategiche. Proprio la loro capacità di colpire il bersaglio senza preavviso li rende estremamente pericolosi, perché potrebbe togliere all’avversario quella capacità di ritorsione tra potenze nucleari che, come abbiamo visto in un precedente articolo, è stata la ragione principale che ha evitato una terza guerra mondiale.
Per questo motivo, la decisione della NATO di schierare in Europa, oltre ad un centinaio di missili balistici Pershing 2, anche 464 missili Cruise dotati di testate nucleari in risposta allo spiegamento dei nuovi missili SS20 sovietici generò l’ultima, e una delle più gravi, crisi della Guerra Fredda: quella degli “Euromissili” (1982-1985). I sovietici interruppero le trattative per la riduzione degli armamenti strategici in atto (“Negoziati SALT”), ma l’installazione dei Cruise fu ugualmente iniziata nel 1983, nonostante l’opposizione dei movimenti pacifisti. In particolare in Italia l’opposizione popolare alla realizzazione di una base di tali missili a Comiso, in Sicilia, fu fortissima e vide in prima fila il Pci (ed in particolare il Segretario Berlinguer), ma anche forze cattoliche (incluso lo stesso Pontefice) ed un vastissimo movimento pacifista che riuscì per qualche anno a coordinarsi ed organizzare grandi manifestazioni di massa al di là della provenienza politica. Consigli comunali dichiararono il loro territorio “zona denuclearizzata” e cercarono di impedire, o almeno rallentare, il passaggio dei convogli militari che trasportavano i missili e le altre attrezzature per la base. Anche la comunità accademica si mobilitò contro l’installazione dei Cruise in Italia, fondando l’Unione degli Scienziati per il Disarmo (della quale chi scrive si onora di far parte da 33 anni) e tenendo in molti atenei seminari per illustrare il rischio per la pace introdotto da queste armi. La crisi si risolse nel 1987, con la firma da parte di Gorbacëv e Reagan del trattato che limitava il numero di missili a medio raggio in Europa da ambo le parti.
Ormai, il potere destabilizzante dei missili Cruise è molto diminuito, perché le nuove tecnologie impiegate nei satelliti di sorveglianza permettono di rivelarne la posizione durante il volo, dato che questi satelliti riescono a produrre immagini con risoluzione di una decina di centimetri. Però, un’arma, una volta inventata, non si può più “disinventare”: i missili Cruise continuano quindi ad essere prodotti, in quantità sempre maggiore e da un numero sempre più grande di nazioni. Solamente, vengono ora prevalentemente concepiti, e purtroppo usati, come armi tattiche, con testate di esplosivo convenzionale.
Missili Cruise sono stati usati a migliaia nelle prima e nella seconda Guerra del Golfo, nelle guerre della NATO contro la Jugoslavia e contro la Libia di Gheddafi e vengono ora impiegati negli attacchi all’ISIS, sia dagli USA che dalla Russia. Sono stati lanciati prevalentemente da vascelli di superficie o sottomarini, ma ne esistono anche versioni che possono essere lanciate da un aereo-madre (il B52 americano può portarne quattro sotto le ali), in modo da aumentarne la gittata: questa soluzione era per altro già stata usata, anche se in pochi casi, per le V-1.
Anche se sono estremamente costosi (un singolo Cruise costa circa un milione di dollari e si può usare una sola volta), essi hanno, rispetto ad un aereo pilotato, l’enorme vantaggio di poter essere lanciati anche da un vascello che si trova a quasi duemila chilometri dal suo obiettivo e quindi non esposto ad alcun rischio da parte del nemico.
Il problema etico che è generato dall’uso di questi missili è però che, pur essendo ormai estremamente precisi nel colpire il bersaglio assegnato, non sono armi selettive. Dato che portano una singola testata esplosiva, questa deve essere molto potente (circa mezza tonnellata di alto esplosivo nel caso del più usato di questi missili, l’americano Tomahawk), per essere sicuri di distruggere l’obiettivo. Il guaio è che viene distrutto anche tutto quello che ci sta intorno. Inoltre, come tutte le armi che agiscono senza l’intervento diretto di un soldato, non c’è spazio per ripensamenti: mentre il pilota di un aereo da attacco al suolo può accorgersi all’ultimo momento che l’intelligence si era sbagliata e il bersaglio che gli era stato assegnato non è, poniamo, una caserma ma un ospedale e sospendere l’attacco, una volta che il Cruise è stato programmato e lanciato contro un bersaglio, lo distruggerà, qualsiasi cosa fosse. C’è però anche un altro problema: non avendo un controllo umano diretto, se il calcolatore che pilota il Cruise perde la rotta e, per la distanza o per qualsiasi altro motivo, non riesce a ricevere istruzioni dalla sua base, continuerà a volare in linea retta, finché il mezzo non finisce il carburante, cadendo ed esplodendo dove capita. Questo caso non è raro, anche se poche volte la notizia viene riportata: non molti sanno ad esempio che un Cruise americano sfuggito al controllo durante la prima Guerra del Golfo andò a esplodere in Turchia, su un sito archeologico dell’Età del Bronzo scavato da una missione italiana, distruggendolo completamente. Fortuna volle che, in quel momento sugli scavi non c’erano né archeologi né operai, ma 5000 anni di storia sono andati irrimediabilmente perduti.
Vito Francesco Polcaro, scienziato dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia spaziale (Istituto Nazionale di Astrofisica), e membro del Centro per l’astronomia e l’eredità culturale dell’Università di Ferrara
Per saperne di più:
Haining, Peter. The Flying Bomb War. London: Robson Books, 2002, http://www.americanhistory.si.edu/subs/weapons/armament/missiles/index.html
Lenci, Francesco “Carlo Bernardini e l’Unione Scienziati per il Disarmo (USPID)”, http://matematica.unibocconi.it/articoli/carlo-bernardini-e-lunione-scienziati-il-disarmo-uspid, consultato il 14/02/2016
Naval Technology, “Tomahawk Long-Range Cruise Missile” http://www.naval-technology.com/projects/tomahawk-long-range-cruise-missile/ consultato il 14/02/2016
Nuti, Leopoldo; Bozo, Frederic; Rey Marie-Pierre; Rother Bernd (a cura di), The Euromissile Crisis and the End of the Cold War, Stanford, CA (Stanford University Press), 2015
Pubblicato venerdì 19 Febbraio 2016
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