È dedicato a Vittorio Mallozzi, militante antifascista, combattente in Spagna nella guerra contro il dittatore Franco, l’ultimo lavoro storico di Donatella Panzieri (“Una vita contro. Vittorio Mallozzi, le fornaci, la guerra di Spagna, il confino, la Resistenza a Roma”, Odradek, 2022). Il libro è stato promosso dall’Aicvas (Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna), che lo ha patrocinato nell’ambito di un progetto realizzato con il contributo del ministero della Difesa.
L’autrice, componente del direttivo dell’Irsifar, attraverso un lavoro di ricerca minuzioso, ha messo in luce la figura di uno dei tanti militanti antifascisti considerati di secondo piano, le cui biografie sono quindi spesso trascurate.
Il libro, presentato a Roma, alla Casa della Memoria, racconta, come ha spiegato durante l’iniziativa la storica Lidia Piccioni, una vita densissima ed eccezionale, vissuta all’interno di un tessuto collettivo altrettanto denso, che è quello dell’antifascismo italiano durante gli anni del regime. “Questo tessuto collettivo così denso, così potente, l’autrice Donatella Panzieri ce lo racconta facendo continuamente la spola tra la vicenda personale di Mallozzi e il contesto complessivo. Laddove non ha notizie precise di Mallozzi usa le storie di altri militanti, perché, di fatto, è un tassello tra i tanti, è una tessera di un mosaico complessivo straordinario”.
Il pregio del libro sta nell’essere frutto di un notevolissimo scavo di archivio, che si è avvalso di numerose fonti provenienti non solo dai grandi archivi di riferimento, come l’Archivio Centrale e l’istituto Gramsci, ma anche, ad esempio, da archivi “minori” come il Fondo Pratolini di Firenze e il circolo Gianni Bosio.
La vita di Mallozzi incrocia molti eventi salienti della prima metà del 900 in una sequenza straordinaria. Da Anzio, si trasferisce insieme alla famiglia a Roma, nella Valle dell’Inferno, attuale Valle Aurelia, dove sorgeva il borgo dei fornaciai. All’interno dei fornaciai diventa parte subito attiva della militanza del Partito Comunista, oppositore del regime fascista e, per questo, a rischio. Nel 1933 decide di emigrare in Francia ed entra a far parte di quell’ampia rete di militanti che proseguono la battaglia antifascista fuori dall’Italia.
Nel 1936 è combattente antifranchista in Spagna e partecipa come volontario all’interno delle Brigate Internazionali nel battaglione Garibaldi, dove è nominato prima commissario politico e poi comandante. In Spagna è vittima anche di uno scontro stradale che lo condanna permanentemente alla zoppia. Rientrato poi in Francia nel 1938, insieme a molti antifascisti italiani è deportato dal governo francese in vari campi di internamento, fino a quello del Vernet d’Ariège. Rimpatriato nel 1941, viene consegnato alla polizia fascista e in seguito condannato al confino a Ventotene per 5 anni. Dopo l’8 settembre partecipa alla Resistenza romana come commissario politico della Terza Zona, fino al drammatico epilogo della fucilazione a Forte Bravetta.
Lo storico Gabriele Ranzato, riconoscendo l’indubbia eroicità della vita di Mallozzi, ma tuttavia voluto sottolineare anche l’obiettività dell’autrice, che non ha ridotto la biografia a un mero “ritratto oleografico di un personaggio privo di ombre, uno di quei personaggi levigati come statue, che si offrono a retoriche monumentali, ma perdono la loro umanità, che è fatta perlopiù di chiaroscuri”. Tra gli “scuri” della vita di Mallozzi, il libro riporta l’episodio in cui è accusato di irregolarità amministrativa per aver sottratto per uso personale alcune somme dai fondi destinati alle attività del partito. Ma attraverso le lettere di discolpa si comprende lo stato di necessità in cui versava e l’esiguità dei prelievi: si era sentito costretto e la somma totale carpita aveva un importo pari alla metà del salario di un operaio. Quanto gli veniva corrisposto a Parigi, infatti, equivaleva alla paga mensile di un lavoratore, dimezzatagli però dal partito nella nuova sede di La Seyne. È un piccolo episodio, che mette in evidenza il carattere sacrificale con cui il Partito Comunista concepiva la vita dei suoi militanti. Dopo questo momentaneo periodo di offuscamento, Mallozzi percorre senza più ostacoli il cursus honorum di una vita da eroe.
È, però, un personaggio ben noto alla questura e molto riconoscibile a causa del suo andamento claudicante. C’è da chiedersi come mai il partito gli abbia affidato un ruolo così importante e al contempo esposto. Si può pensare a superficialità delle scelte dei vertici del Partito Comunista romano, ma la risposta è probabilmente da rintracciare nel ridotto numero di comunisti, soprattutto quadri, presenti dopo l’8 settembre nel territorio romano. Ovviamente queste considerazioni non devono sminuire il ruolo del Pci e di uomini come Mallozzi. Durante una presentazione del libro, un esperto archivista come Augusto Pompeo, ha voluto sottolineare l’umanità “epico eroica” di Mallozzi, la cui esistenza è caratterizzata indubbiamente da un enorme coraggio, ma anche costellata dalle difficoltà quotidiane del tempo. È un ambiente politico nebuloso quello in cui si muove Vittorio Mallozzi all’inizio della sua attività resistenziale. A Roma, il Movimento Operaio Comunista è meno forte rispetto alle città del Nord, nella capitale sono altre le culture politiche influenti, come il Mazzinianesimo, il Socialismo e l’Anarchismo.
Mallozzi, come tanti altri personaggi che partecipano alla guerra di Liberazione, contribuisce al rafforzamento del Partito Comunista, il quale diventa uno dei partiti combattenti più diffusi durante la Seconda guerra mondiale e in seguito nel dopoguerra. L’arresto a Monte Sacro, durante una riunione del nucleo di Resistenza della zona, secondo Pompeo, sembra essere un errore di valutazione, a detta di qualcuno dello stesso Mallozzi, poiché tutti i presenti erano già attenzionati e in odore di cattura. Secondo Pompeo, “questo è un libro che tocca tanti temi e li restituisce a un personaggio estremamente importante come Mallozzi”.
Durante la presentazione, Marina Pierlorenzi, vicepresidente dell’Anpi provinciale di Roma, ha evidenziato “la volontà e la legittima pretesa di avere una vita dignitosa durante la Resistenza da parte di questi straordinari personaggi, a fronte di un partito che era così granitico rispetto alla vita sacrificale che dovevano condurre i suoi militanti”. Per Pierlorenzi “il libro di Donatella Panzieri è un accurato tracciato della condizione socioeconomica in cui riversava la popolazione romana”, una condizione di “normalità nella situazione eccezionale che vivevano in quel momento storico”. La vicepresidente ha ricordato anche un articolo pubblicato sull’Unità, scritto da Vasco Pratolini, a un anno dalla morte di Vittorio Mallozzi. In questo scritto, che testimonia la profonda solidarietà del partigiano verso il prossimo, si riporta l’episodio in cui conforta con fare paterno un giovane condannato assieme a lui alla fucilazione a Forte Bravetta, esortandolo a calmarsi, poiché non sarebbero stati dimenticati. “Ed è proprio grazie a uomini come Mallozzi che noi onoriamo la memoria dei tanti eroi dimenticati, le cui azioni hanno in buona parte riscattato l’Italia dalle colpe della guerra fascista, e il cui lascito sono la nostra libertà e la nostra democrazia”.
Maria Beatrice Tripputi e Guido Rosolia, servizio civile nazionale Anpi provinciale Roma
Pubblicato venerdì 31 Marzo 2023
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