Nel 1770 muore in Spagna l’ultimo grande artista dell’età barocca, Giambattista – Giovan Battista –Tiepolo (Venezia 1696 – Madrid 1770), fra i pochi capaci in vita di avere un’eco a livello europeo. A 250 anni dalla sua scomparsa, è bene ricordare la sua figura, ancora poco conosciuta nella cultura popolare ma che, per impegno e originalità, può essere annoverata nelle file dei grandi della storia dell’arte italiana, da Giotto a Caravaggio. “Tiepolo – spiega Adriano Mariuz, fra i maggiori studiosi di arte veneta – ha dipinto un mondo dove trovano posto mitologia, allegoria, religione, che proprio allora venivano attaccate dal pensiero critico dell’Illuminismo, dal razionalismo dominante. Egli si è avvalso di quel repertorio ormai usurato, vecchio, per affermare, come per sfida, i diritti della fantasia”. La sua è una pittura felice, brillante, effimera, in grado di trasfigurare la realtà trasformandola in una favola.
Forse troppo, almeno per alcuni, che hanno definito Tiepolo un falsario, inventore di un mondo seducente ma irraggiungibile. Tutto in Tiepolo è bello ed elegante, avvolto in una dimensione di sogno.
Tiepolo definisce la sua arte introducendo in pittura una grande novità: la luce chiara, fredda, senza ombre. Una luce così potente da colpire ogni soggetto e decantare le emozioni. Progressivamente l’artista giunge a una pittura luminosa, utilizzando una gamma cromatica brillante e una pennellata ricca di materia, in grado, con pochi tocchi, di costruire il volume delle figure.
Del resto, l’artista è un incantevole decoratore, famoso in tutta Europa per i suoi grandi affreschi capaci di modificare qualsiasi ambiente, sia sacro sia privato, in un ambiente fastoso, dove storie, luci e colori avvolgono lo spettatore e lo proiettano in una dimensione favoleggiante. Colori vivaci e costumi lussuosi caratterizzano dunque le sue opere, mostrando al pubblico scene magnificenti. Il suo è un linguaggio originale che, partendo dalla grande tradizione veneta del Cinquecento arriva ad un gusto più contemporaneo e di intensa forza espressiva. L’attività artistica di Tiepolo è incessante: egli lavora senza sosta producendo quadri religiosi, a soggetto storico o cicli mitologico-allegorici, commissionati dalle più illustri famiglie nobiliari dell’epoca. Tutti lo vogliono e per averlo sono disposti a pagare moltissimo. Celebre il rifiuto dell’artista di decorare il palazzo reale di Svezia nel 1736, perché a suo dire la cifra proposta era troppo misera. Il suo successo deriva da una forte duttilità nell’adeguare il linguaggio espressivo alle esigenze della narrazione a favore di un sentimento intimo e affettuoso, senza la retorica dei dipinti storico-celebrativi.
Fra le opere che meglio descrivono la maniera pittorica di Tiepolo troviamo Il banchetto di Cleopatra, un affresco del 1750 eseguito a Venezia, a Palazzo Labia, sul Canal Grande, per una ricca famiglia di mercanti di origine catalana, che volevano festeggiare i cento anni della loro nobiltà, acquistata un secolo prima a caro prezzo.
Per farlo, i Labia si regalano qualcosa di unico, che avrebbe trasformato la sala del loro palazzo nell’ambiente più ammirato di tutto il Settecento veneziano. Una sala che, nel tempo, ha attirato artisti e letterati, dal francese Edgar Degas a Marcel Proust, fino a Guy de Maupassant che, in un articolo del 1885, sosterrà che quest’opera è “la più ammirabile che questo artista ci abbia lasciato”. La storia che Tiepolo affresca è quella di Marco Antonio e Cleopatra, fra i temi più in voga nel XVIII secolo, offrendo proprio alla regina egizia il ruolo principale di tutti gli affreschi. Cleopatra è una figura piena di fascino e mistero perché si discosta da tutti gli stereotipi di genere attuali ancora oggi. Cleopatra, difatti, non è una donna casta e neppure una sposa morigerata: la regina è consapevole del suo fascino e della sua intelligenza, è ricca e sa che con la sua bellezza, la sua cultura può attirare anche Marco Antonio, cioè l’incarnazione della forza e del potere romano. Tiepolo, quando realizza quest’opera, è consapevole della fine del ruolo economico e militare di Venezia che, proprio come Cleopatra, è tanto più raffinata e meritevole delle nuove forze europee, che la porteranno alla fine.
In una delle scene più famose della sala del Banchetto di Cleopatra, tratta dalla “Storia naturale” di Plinio il Vecchio, Tiepolo racconta come questa abbia scommesso di poter offrire al suo ospite una cena più costosa di tutto il suo nascente impero romano, così lussuosa da valere più di dieci milioni di sesterzi. Ci riesce sciogliendo nell’aceto una delle sue lussuose perle. Nell’affresco Tiepolo ritrae il momento in cui Cleopatra, con i seni scoperti, mostra la perla ad Antonio, mentre un servo le porta un bicchiere e, dall’alto, nella loggia, si conclude la melodia di alcuni musici. Fra gli ospiti presenti al banchetto, Tiepolo ritrae sé stesso assieme al suo quadraturista Girolamo Mengozzi Colonna. Fra l’altro, il gusto per il travestimento è innato in Tiepolo, che ama raffigurarsi nei suoi dipinti, interpretando ruoli diversi e giocando a confondere la realtà con la finzione. L’artista ferma il tempo e lo fa con una luce chiarissima, rarefatta, raffigurando così una sfida di lusso e regalità. Un lusso che continuerà nei secoli, anche quando nel 1951, banchettarono in questa sala Orson Welles, Salvador Dalì, l’ex re di Inghilterra Edoardo VIII, l’Aga Khan e il re d’Egitto, tutti rigorosamente in maschera.
In tutti gli affreschi di Tiepolo, come abbiamo detto, la luce e la prospettiva sono elementi fondamentali, frutto di una grande osservazione naturalistica. La sua maestria è ancora oggi testimoniata da un altro grande capolavoro d’oltralpe, realizzato negli anni cinquanta del Settecento, quando il vescovo Carlo Filippo von Greiffenklau gli prospetta l’ipotesi di trasferirsi a Würzburg, in Germania, per decorare la sua residenza, costruita dall’architetto Johann Balthasar Neumann. In questa residenza sfarzosa, la fantasia dell’artista può spaziare senza confini, con invenzioni spettacolari in accordo con la magnificenza del luogo. Tiepolo riesce a realizzare un capolavoro senza tempo, capace di omaggiare la temporanea gloria del principe-vescovo di Würzburg, capitale della Franconia. Dopo aver affrescato la Sala dell’Imperatore, Tiepolo si cimenta con l’immensa volta dello Scalone monumentale, grande ben seicento metri quadrati. Dipinge il Trionfo di Carlo Filippo von Greiffenklau sui Quattro Continenti: l’opera fra le più grandi di tutti i tempi è, di sicuro, la più grande del Settecento. Lo spettatore è chiamato a muoversi nello spazio sottostante la volta, alla scoperta dei molti dettagli nascosti nell’affresco. Anche qui la luce è protagonista. I simboli dei quattro continenti sono estremamente avvincenti: l’America è una bella donna pellerossa, a cavallo di un grosso coccodrillo, con a fianco un paggetto veneziano cinquecentesco con in mano una tazza di cioccolata calda; l’Africa vede protagonisti cammelli e i Mori, mentre l’Asia è caratterizzata da elefanti e piramidi; infine l’Europa è il centro nevralgico di tutte le arti, che confluiscono nella residenza di Carlo Filippo, il committente.
Tiepolo in quest’opera è riuscito ad esaltare la lunga tradizione dei soffitti affrescati con cieli fantastici e bizzarri. La favola del lusso e della magnificenza è servita, in una danza di luci e colori.
All’età di sessantasei anni, l’artista è chiamato poi a Madrid per affrescare il Palazzo Reale di Carlo III: per lui realizza la sontuosa Apoteosi della monarchia spagnola, nella sala del trono, e alcune pale d’altare per la Chiesa di San Pascual ad Aranjuez. Morirà il 27 marzo 1770 in terra spagnola.
Per alcuni, primo fra tutti lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan, Tiepolo ha inaugurato il modernismo, grazie alla vividezza del colore e alla franchezza del pennello, e con la sua sensibilità per il colore, per la luce e per il movimento ha dato nuovo impulso all’arte, proiettandosi da ultimo grande artista dell’età barocca al primo dei nuovi, in una dimensione senza limiti.
Il carattere internazionale di Giambattista Tiepolo sarà celebrato alle Gallerie d’Italia a Milano, in una mostra che, dal 30 ottobre 2020 al 21 marzo 2021, ripercorrerà il lavoro del grande pittore settecentesco: dalle spettacolari opere del Palazzo di Würzburg alle decorazioni realizzate per Carlo III a Madrid. Tiepolo. Venezia, Milano, l’Europa, questo il nome della rassegna, vedrà esposte oltre quaranta lavori autografi, accostati ad altrettante opere di artisti suoi contemporanei. Una mostra da ammirare in tutti i suoi colori, per apprezzare la carriera artistica di un grande maestro, abile narratore di storie in tutte le corti d’Europa. Fra le opere più celebri, il Martirio di San Bartolomeo realizzato nel 1722 per la chiesa di San Stae a Venezia, esposto accanto al coevo Martirio di San Jacopo di Piazzetta; i cicli di tele realizzati per i palazzi veneziani; gli affreschi realizzati per la basilica di Sant’Ambrogio e per Palazzo Gallarati Scotti a Milano, restaurati per l’occasione; e poi ancora il bozzetto per una sala della Residenza di Würzburg proveniente da Stoccarda, il San Francesco d’Assisi riceve le stimmate del Museo del Prado accostato ad Abramo e gli angeli delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, opera di suo figlio Giandomenico.
Francesca Gentili, critica d’arte
Pubblicato giovedì 15 Ottobre 2020
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