Alcuni pittori e scultori milanesi hanno dato vita da alcuni anni, insieme a due critici d’arte, a un gruppo informale d’iniziativa in seno al Comitato provinciale dell’Anpi, nella sua bella sede comunale della Casa della Memoria. Certo non è una particolare novità oggi il fatto che artisti di sensibilità democratica si dichiarino vicini ai valori espressi dalla nostra associazione, al punto da collaborarvi e spesso aderirvi. Ma nel caso di Milano il gruppo si è costituito attorno a un’idea precisa, a un progetto specifico e strutturato, con l’intenzione di agire in quell’ambito con il loro patrimonio personale e professionale di sensibilità e competenze. Una collaborazione con l’Anpi, con il pensare e organizzare mostre d’arte esplicitamente riferite a contenuti democratici, resistenziali e progressisti, senza reticenze o timori di apparire “collaterali” ma trovando anzi in questo una delle ragioni sostanziali del nostro impegno, sia civile che artistico e poetico.
Fondamentalmente vogliamo fare non solo memoria ma esprimere anche testimonianza, come esplicita e attiva scelta di progresso che rendano concreti sul terreno dell’arte contemporanea e della divulgazione artistica i temi della necessità della pace e quelli della riscoperta e riproposta di personalità, momenti e contenuti d’arte fortemente significativi in senso democratico e progressista. Ecco quindi il significato del plurale (resistenze) nel nome del gruppo: i valori della nostra epopea partigiana e della Costituzione cui ha dato vita sono, per noi, gli stessi che ritroviamo in ogni lotta contro il conservatorismo, contro la disumanità, per l’uguaglianza delle persone e dei popoli, per la giustizia sociale, per un progresso vero che tiene conto dei veri bisogni dell’umanità e del pianeta.
Dunque ciò che abbiamo fatto e facciamo, in quest’ambito, ha il segno e il senso di qualcosa che ha effetti non solo per la comunità in cui viviamo e operiamo, in termini di animazione artistica e divulgazione culturale, ma anche per noi stessi, in quanto le nostre convinzioni ideali e politiche trovano qui un loro complemento naturale, un loro inveramento specifico.
Abbiamo iniziato nel 2017 con una grande mostra itinerante sul tema della pace, dunque in tempi nei quali la presenza nefasta della guerra e della violenza di gruppi e di stati, gli uni contro gli altri armati, era certo drammatica nelle decine e decine di conflitti presenti sotto ogni latitudine, ma era ancora lontana dal nostro continente, fuori dal nostro orizzonte immediato.
È stato in quell’occasione che ci siamo costituiti come gruppo, dopo aver invitato a lavorare molti colleghi amici attorno a quel tema decisivo. Perché siamo convinti che della pace e contro la guerra si può parlare in molti modi ma occorre sempre farlo al presente: non si può dimenticare e non si può sospendere mai l’attualità concreta del rifiuto opposto alla violenza. Abbiamo voluto dare luogo ad un gesto simbolico, a un richiamo emblematico che però suonasse diretto, profondo. E dunque per questo evitasse ogni retorica, ogni soluzione scontata o illustrativa, ogni banale propaganda. È ciò che del resto facciamo per ogni nostra iniziativa.
Abbiamo quindi scelto di chiedere a ognuno dei partecipanti semplicemente un saggio del loro lavoro abituale, senza forzature tematiche o soggetti obbligati. Quindi non opere sulla pace, bensì opere per la pace, muovendo dall’interno dell’animo e delle ragioni poetiche di ciascuno, evocando tutta la passione, la speranza e lo spavento, la dolcezza e l’asprezza, le contraddizioni e l’appagamento della attuale condizione umana vista dagli occhi partecipi e acuti degli artisti: di artisti, però, civilmente consapevoli e responsabili.
Pur nella loro diversità di linguaggi espressivi, di giudizi e di opinioni, abbiamo dunque inteso proclamare con questa iniziativa una preoccupazione etica complessiva e totale per le sorti dell’uomo, affermando con le diverse immagini il diritto e il dovere di rifiutare ogni “normalità” della violenza. Abbiamo inteso affermare con il talento dei partecipanti e il loro impegno plastico ed espressivo, a voce alta, le potenzialità positive dell’uomo e della pace contro la negatività e la disumanità della guerra. Siamo infatti convinti che i pittori, gli scultori, gli artisti e i poeti sanno che la loro è testimonianza della coscienza più acuta dell’uomo, e che essa, anche in tempo di guerra, aspira a una cultura di pace. E della pace hanno bisogno – quanto e forse più degli altri – come dell’aria e della terra, come del sogno e della realtà.
Per questo l’anno scorso, a fronte dell’aggressione di Putin all’Ucraina, all’orrore perpetrato dai terroristi di Hamas contro inermi civili israeliani e alla tragica risposta di Netanyahu nella striscia di Gaza, abbiamo rinnovato l’iniziativa organizzando una seconda versione della mostra itinerante “Dichiarazioni di Pace”, conclusa proprio in queste settimane. L’abbiamo fatto sostanzialmente con gli stessi protagonisti ai quali, però, abbiamo aggiunto una voce del passato, la “riscoperta” di due personalità che avevano espresso la loro contrarietà alla violenza bellica attorno alla prima guerra mondiale, Alberto Gagliardo e Pietro Morando, con una rara raccolta di loro straordinarie incisioni di grande efficacia e suggestione.
E in materia di riscoperte e riproposizioni, così com’è nelle nostre intenzioni, abbiamo negli anni organizzato all’interno della Casa della Memoria diverse rassegne assai significative. A cominciare da quella dedicata alla grande scultrice Jenny Wiegmann, conosciuta più semplicemente come Genni, tedesca anti-nazifascista che visse a Parigi e poi a Milano, artista di respiro europeo e di grande valore. O quella costituita da una piccola ma intensa raccolta di calcografie della grande, anzi grandissima, artista del secolo scorso Kathe Kollwitz.
E poi una esaustiva testimonianza delle opere di Bianca Orsi, anch’essa formidabile scultrice purtroppo quasi dimenticata, giovanissima staffetta partigiana e poi protagonista della vita artistica milanese. O, per restare sulle riproposte che salvano dall’oblio, le ricerche e la mostra che abbiamo dedicato al pittore Giandante X (al secolo Dante Pescò) che, oggi quasi sconosciuto al pubblico ma anche agli specialisti, ha eppure costituito un momento di straordinaria creatività e di alto impegno progressista e umano d’immagine, prima nell’ambito del futurismo italiano poi come vignettista dell’Unità clandestina e creatore d’immagini nella guerra di Spagna, infine nel dopoguerra come isolata e singolare personalità creativa, utopista e visionario del quotidiano, radicalmente e fieramente schierato contro il sistema commerciale dell’arte.
Oppure ancora le ricerche documentate da una nostra mostra sulla figura e la personalità artistica di Ciri Agostoni, giovanissimo artista e partigiano di area milanese vicino al gruppo di Corrente, morto nel 1944 a ventun’anni d’età mentre preparava con altri compagni un’azione gappista, le cui opere furono poi mostrate postume con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1948.
Del suo lavoro ci restano finora purtroppo solo riproduzioni fotografiche, in quanto le tele e i disegni sono ancora dispersi. All’esposizione illustrativa della sua figura abbiamo unito una serie di “ritratti immaginari” chiesti ad artisti contemporanei che in questo modo ideale hanno reso omaggio a quel loro giovanissimo collega.
E molte altre ricerche e iniziative abbiamo ora in programma, nell’intento di continuare su questa strada di ricerca e riproposta divulgativa, con l’intenzione inoltre di aumentare il coinvolgimento delle nostre sezioni e di non limitarci alla Casa della Memoria. È in dirittura d’arrivo una mostra postuma da dedicare a Giovanni Rubino, noto artista e performer milanese vicino all’Anpi, recentemente scomparso, mentre abbiamo avviato il lavoro per una rassegna della vita e del multiforme impegno artistico e culturale di Gabriele Mucchi, pittore, architetto, designer e poeta, attivo a suo tempo nella repubblica partigiana dell’Ossola e poi a Parigi, Berlino e Milano, scomparso un ventennio fa alla bella età di 103 anni. Inoltre una serie di iniziative sono in cantiere per l’anno prossimo, ottantesimo anniversario della Liberazione, che tenderanno tra le altre cose anche a un esplicito coinvolgimento delle giovani generazioni tramite un rimando alla pittura murale. Ma di questo parleremo in seguito.
Il gruppo oltre che dai coordinatori Francesca Pensa, storica dell’arte e lo scrivente, critico d’arte e giornalista, che curano la struttura delle mostre e i cataloghi, mentre l’organizzazione è assicurata dalla Fondazione Le Belle Arti, è composto da Gioxe De Micheli, Renato Galbusera, Stefano Pizzi, Marialuisa Simone De Grada, Cecilia Colombo, Claudia Farroni, Nicoletta Meroni e Camillo Dedori per la Fondazione.
Giorgio Seveso, critico d’arte, giornalista e curatore d’arte contemporanea
Pubblicato sabato 6 Luglio 2024
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/forme/quando-fare-resistenza-e-anche-riscoprire-gli-artisti-partigiani/