Fra le date più significative per noi italiani, senza dubbio, il 25 aprile è quella che più ci emoziona e ci rende orgogliosi. In questo giorno, infatti, festeggiamo la Liberazione, la vittoria sul nazifascismo. Quel giorno, le politiche di Hitler e Mussolini vengono, finalmente, messe al bando e una nuova voce democratica inizia a sostenere la rinascita del Paese.
Il 25 aprile riassume la nostra storia, fatta di coraggio, consapevolezza e sofferenza. «Dopo venti anni di regime e dopo cinque di guerra – racconta il filosofo e storico Noberto Bobbio – eravamo ridiventati uomini con un volto solo e un’anima sola. Eravamo di nuovo completamente noi stessi. Ci sentivamo di nuovo uomini civili. Da oppressi eravamo ridiventati uomini liberi. Quel giorno, o amici, abbiamo vissuto una tra le esperienze più belle che all’uomo sia dato di provare: il miracolo della libertà».
Il 25 aprile, dunque, non è solamente il ricordo di un importante fatto storico, è molto di più: è il simbolo del miracolo della libertà, della forza dei tanti che, credendo nel valore della democrazia, hanno avuto il coraggio di sconfiggere l’Italia fascista. Il 25 aprile ha posto il seme per quell’Italia fondata sul lavoro, che ripudia la guerra e aspira ad una società più giusta. Per tutti questi motivi è bene festeggiare la Liberazione con la gioia nel cuore, consapevoli di dover portare avanti, ogni giorno, la lotta antifascista e antirazzista.
Fra gli artisti più noti, il siciliano Renato Guttuso (1911 – 1987) ha dedicato alla lotta partigiana una commovente testimonianza. Si tratta del “Gott mit Uns” (Dio è con noi), una serie di disegni e acquerelli realizzati con inchiostri provenienti dalle tipografie clandestine. L’opera è una chiara presa di posizione contro ogni dittatura attraverso il racconto della militanza e dell’impegno ideologico di chi si è battuto contro il nazifascismo per la liberazione del nostro Paese.
L’artista usa il suo stile inconfondibile per rappresentare scene di lotta e di tortura, riprendendo nel titolo il motto sinistro inciso sulla fibbia in acciaio dei soldati nazisti. Guttuso realizza questa serie di disegni fra il 1943 e il 1944, quando la lotta per la liberazione non è ancora conclusa. Segno distintivo della sua arte è il realismo evocativo e toccante con cui, anche in questo caso, ritrae i fucilati, i civili impiccati e torturati, rendendosi di fatto portavoce di un’epoca. L’uso espressivo del colore rende questa opera vibrante di tensione e con un preciso scopo comunicativo: denunciare l’oppressore, rivelarne la brutalità e rendere omaggio ai partigiani, a chi combatte per difendere le proprie idee e la libertà del proprio popolo.
Guttuso urla con drammaticità le barbarie del fascismo e della lotta contro i tedeschi e disegna quello che Antonello Trombadori scriverà in poesia nel 1987, in occasione del 43° anniversario delle Fosse Ardeatine:
Li tedeschi agguentaveno la ggente,
Co li carci, li sputi, le screpanze,
Pe ttorturàlle e in quelle circostanze
Ammazzaveno puro l’innocente.
Quello di Guttuso è un messaggio di impegno civile, nel quale rivive tutta la forza dei grandi maestri dell’arte, da Francisco Goya a Pablo Picasso, vero e proprio simbolo della lotta degli artisti per la libertà.
Guttuso realizza questa serie di opere a Genova, dove è costretto a rifugiarsi per ragioni politiche. Nella Capitale, infatti, l’artista è ufficiale di collegamento fra il comando romano delle Brigate Garibaldi e il fronte della Marsica. Già da qualche anno, Guttuso ha dichiarato la sua posizione ideologica e ha realizzato alcune opere emblematiche, come “Fucilazione in campagna”, chiaro richiamo alla fucilazione del poeta spagnolo Garcia Lorca, fucilato dai falangisti, e “Fuga dall’Etna”, dedicata alla tragedia dei contadini del Mezzogiorno
Nel 1940, l’artista si iscrive al Partito comunista e, nello stesso anno, comincia a dipingere una delle sue opere più apprezzate: “Crocifissione”. «Questo – scriverà l’artista – è un tema di guerra. Voglio dipingere questo supplizio del Cristo come scena d’oggi (…) come simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee». Il quadro, presentato al premio Bergamo nell’autunno 1942, darà scandalo e il Vaticano proibirà ai religiosi di vederlo.
Guttuso è un artista incisivo e partigiano, promuove il suo impegno con costanza e ostinazione: «Se il mondo opera una sua trasformazione – sostiene – l’arte non può collocarsi da spettatrice passiva di fronte allo sviluppo di quelle forze che con la lotta operano la trasformazione del mondo». Il suo impegno continuerà per tutta la vita: nel 1972, ad esempio realizzerà “I funerali di Togliatti”, una grande tela che omaggia il leader del Partito comunista scomparso otto anni prima.
L’arte del maestro di Bagheria ci regala una testimonianza visiva di quella che fu la Resistenza e il sacrificio di chi, armi in pugno, si è battuto per la nostra libertà. Da allora il 25 aprile è un giorno di orgoglio per tutti noi. Un giorno in cui ricordare che occorre sempre insorgere contro ogni forma di fascismo e di oppressione. La festa della Liberazione, ancora oggi osteggiata da alcuni, è una preziosa eredità che deve renderci consapevoli che è necessario non abbassare mai la guardia e che bisogna tenere alti i princìpi dell’uguaglianza, della libertà, della democrazia e della solidarietà. La bussola dell’antifascismo deve orientare le nostre scelte di vita, dissipando l’ideologia dell’egoismo sociale.
Francesca Gentili, critica d’arte
Pubblicato lunedì 20 Aprile 2020
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