La riflessione sulle donne e sulla loro storia è da sempre uno dei temi di indagine cari all’Istituto Cervi. Lo è perché la vicenda che viene più spesso ricondotta alla memoria dei sette fratelli Cervi è in realtà fortemente marcata dalla presenza delle donne, a partire dalla due sorelle Rina e Diomira (erano dunque in nove fra fratelli e sorelle) e dalla straordinaria figura della madre Genoeffa Cocconi, che muore di dolore un anno dopo la fucilazione dei figli maschi, cui si aggiungono le quattro nuore Jolanda Bigi, Margherita Agoleti, Verina Castagnetti, Irnes Bigi, presenze fondamentali durante la Resistenza e dopo, protagoniste come sono della trasmissione della memoria della vicenda dei sette fratelli e della famiglia Cervi.
A partire dal tema identitario della storia della famiglia, sul tema delle donne negli ultimi anni si sono prodotti esiti di ricerca di rilievo e di livello nazionale come il saggio Guerra Resistenza Politica: storie di donne e il Convegno nazionale su Nilde Iotti mentre con il progetto Memorie in Cammino si stanno raccogliendo le testimonianze delle donne nella guerra e nella Resistenza, a partire dagli anni del regime fascista.
Ora che si avvicina l’Anniversario del 70° del voto alle donne cui l’Istituto dedicherà un importante momento convegnistico, si è intanto voluta organizzare e inaugurare in occasione della Giornata internazionale della donna negli spazi espositivi del Museo la mostra “Donne e lavoro. Un’identità difficile: 1860-1960. Lavoratrici in Emilia-Romagna”.
Si tratta del frutto di un assai articolato lavoro di ricerca e di raccolta di testimonianze documentarie e fotografiche ricchissime che la mostra espone, partendo dall’indagine della condizione lavorativa delle donne dall’Unità d’Italia per arrivare al boom economico degli anni 60, quando le mutate condizioni salariali, l’acquisizione della consapevolezza di nuovi diritti e un primo forte impatto della tecnologia sulla nostra cultura, produssero cambiamenti significativi nell’organizzazione della società: una “rivoluzione” così significativa da preparare quel terreno in cui le lotte degli anni 70 faranno successivamente crescere nuovi diritti civili, politici e sociali. Quello che ne esce è uno spaccato di storia, della storia di un secolo riletta dal punto di vista del ruolo delle donne nel lavoro e nella vita sociale, dove l’ambito territoriale a ben vedere è legato alla sola provenienza della documentazione, poiché il racconto che ne esce riguarda anche le donne di altre terre.
Nei 43 pannelli della mostra si racconta infatti il difficile processo di emancipazione e di crescita dell’autocoscienza e del ruolo delle donne nel mondo del lavoro, ma anche le lotte per una società con più diritti, con più parità, con maggiore coesione e giustizia sociale, muovendosi fra restituzione della ricerca storica e spunti per una indagine sociologica. Quel lungo processo di crescita è ancora in atto, mentre gli effetti della crisi che stiamo vivendo sviliscono il mondo del lavoro colpendo con più ferocia le donne.
L’allestimento comprende due sezioni principali. La prima, “Dall’Unità d’Italia alla prima guerra mondiale”, prende in esame gli ambiti lavorativi femminili, dalle attività tradizionali (le mezzadre, le braccianti, le risaiole, le lavandaie, le domestiche, le lavoranti a domicilio, le lavoratrici dell’ago, le operaie) ai lavori di cura (le balie, le levatrici, le infermiere, le crocerossine), alle lavoratrici dello Stato (le tabacchine, le impiegate, le maestre). Seguono approfondimenti sulle lotte delle donne in campagna e in città e sulla legislazione dedicata al lavoro femminile.
Dopo un focus sul lavoro femminile durante il primo conflitto mondiale, si apre la seconda sezione “Dal regime fascista agli anni Sessanta”, che si avvicina agli anni più recenti con le importanti conquiste come il diritto del voto alle donne, la conquista della scena pubblica, l’articolarsi della presenza delle donne nel mondo del lavoro, fra richieste e rivendicazioni, e le lotte messe in atto.
Un percorso in crescita e non ancora concluso se si guarda al momento attuale, e al persistere di contraddizioni e di differenze negli ambiti lavorativi, alla non sempre facile conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, e se si pensa alla rappresentanza politica e istituzionale e nel mondo del lavoro stesso, dove il “peso” delle donne è ancora inferiore a quello delle presenze e delle rappresentanza maschili.
Inevitabili considerazioni che vengono guardando ad una attualità di cui la mostra nel suo approccio storico non parla, fermandosi qualche decennio prima, ma che senz’altro vuole suggerire come spunto di un rinnovato impegno verso le pari opportunità ma anche per una attenzione all’approccio di genere nella ricerca storica.
La mostra è in collaborazione con Istituto dei Beni Culturali della Regione Emilia Romagna ed è visitabile fino al 1° maggio, Festa del Lavoro e delle Lavoratrici e Lavoratori.
Paola Varesi, dell’Istituto Alcide Cervi, responsabile del Museo Cervi
Pubblicato lunedì 21 Marzo 2016
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