Migrante [dal lat. Migrare, che qualcuno sospetta prenda origine dalla radice di me-are = passare (Meato)] – Chi lascia il luogo di origine per stanziarsi altrove. È più generico di emigrante (chi parte) e di immigrato (chi entra) e si può riferire a gruppi etnici che si spostano in cerca di nuove sedi, ma anche ad animali.
Le migrazioni degli animali si ripetono in modo regolare, stagionale, seguono rotte ben precise e coprono distanze anche molto grandi, ma sono sempre seguiti da un ritorno alle zone di partenza. Anche gli spostamenti di popolazioni sono considerate migrazioni; a titolo di esempio si considerino le migrazioni dei popoli barbari come che si stabilirono in Italia alla fine dell’Impero Romano d’Occidente. (Wikip.)
Per l’essere umano la migrazione ha motivazioni diverse legate, in genere, a situazioni di disagio (carestie, guerre, disoccupazione), od anche la semplice ricerca di una vita migliore.
Emigrazione: fenomeno sociale in base al quale singole persone o gruppi si spostano dal Paese d’origine verso altra destinazione. (Wikip).
Tale fenomeno non è, comunque, privo di conseguenze. Il distacco dalla propria terra implica una profonda crisi, ovvero un’esperienza di rottura, di separazione. “La vita di un emigrante subisce radicali mutamenti esterni che si ripercuotono all’interno della persona. Le più comuni difficoltà che un emigrato si trova ad affrontare sono la solitudine, la ricerca di una casa, di un lavoro, la lingua sconosciuta. Tutto questo contribuisce alla percezione di un Paese estraneo, nemico, minaccioso” (S. Baldanza).
L’immigrazione è il fenomeno opposto dell’emigrazione. In generale, l’ingresso e l’insediamento in un Paese, di persone provenienti da altri Paesi.
Vale la pena ricordare, per quanto concerne il nostro Paese, la rapida trasformazione che si è verificata dagli ultimi decenni del 20° secolo: da tradizionale Paese di emigrazione verso il Nord e Sud America (fra il 1876 ed il 1976 la sola Argentina ha accolto circa l’11,5% del totale della diaspora italiana: 26 milioni) ed in forma minore verso il Nord Europa, in destinazione di migranti provenienti dall’Europa orientale, dall’Africa, dall’Asia e dall’America Latina. Infatti l’Italia rappresentava, comunque, una meta ambita rispetto ad altri Paesi arretrati, in quanto era già presente un’economia industriale, ma soprattutto per una politica di immigrazione, fino ad oggi, meno restrittiva di quella adottata dagli altri Stati dell’Europa occidentale. Il fenomeno immigratorio nel nostro Paese è stato favorito anche dalla presenza di una forte economia sommersa, che alimenta un mercato del lavoro svincolato da qualunque regola (vedi il precedente articolo sul “Caporalato”). La posizione geografica del nostro Paese ha fatto il resto. L’Italia è la “porta” del Mediterraneo e di conseguenza la “porta” dell’Europa. Infine, il livello di benessere, conosciuto attraverso la televisione, ha stimolato molti migranti dai Paesi della riva sud del Mediterraneo e dell’Europa orientale.
Pubblicato giovedì 1 Ottobre 2015
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