Questa volta sono versi. “Cammin capendo” vuole augurare buone feste ai lettori offrendo un sogno. Sono tre poesie che raccontano un amore partigiano, un esserci fino in fondo, fare il “ci sarò sempre” non pronunciarlo solamente. Ecco, nella speranza sempre viva, che possa accadere a tutti. Magari proprio a Natale…
Lui e G,
un canto
improvviso,
il ritorno
del tempo
nello strazio
degli occhi
La fine
di passi
perduti
il passare
di sole
sul
crollo
del cielo
Lui e G
stagione di mani
al suono del sogno
Lo liberiamo
l’«osceno» pensare
questo sfinito
grano
di pace
Lui e G.
finirono insieme
una notte
di marzo
nel
mirino
accecato
degli ingordi
di morte
Lui e Lei
il verso
del vento
nei
giorni
ingannati
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Ti amo
delle
tue rose
di idee
posate
su ogni
dirci,
dei tuoi
malumori
per il tempo
girato da sé
che appena
ti sentiva
Ti amo
delle corse
a crederti
viva
ché morire
è un canto
idiota,
ti amo
del cantare
di mare,
della forza
di vecchi
profumi
Amore mio,
del mondo
sei
accanto
a questo
guardare
ogni
volta
ogni
finire
un verso
ogni
perso
che non
ti ha visto
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Chiamami bene
chiamami sogno,
per tutte le volte
che ti vorrai
come ti scrivi,
per tutto il tempo
che hai stretto
solo fughe,
per le gemme
di mare
inventate
dopo un pianto,
per le storie
sfinite
di un amore
Per la vita
che cantavi
quando
all’ora
della notte
eri sola
a dire,
eri solo
luna
Pubblicato mercoledì 23 Dicembre 2015
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