“Nel momento in cui qualcuno ti ascolta nel video ha verso di noi un rapporto da inferiore a superiore. L’insieme della cosa vista nel video acquista sempre fatalmente un’aria autoritaria perché viene da una cattedra anche quando ciò è mascherato da democraticità”. Era il 1971 e così si esprimeva Pier Paolo Pasolini nel corso di una intervista fattagli da Enzo Biagi. Un ragionare che, seppure attraversato dall’attitudine del nostro ad esasperare le questioni, a far emergere tutto da lacerate viscere della coscienza, della passione civile e di fame di innocenza, mi spinge a mettermi nei panni di chi oggi assiste puntualmente alla bassezza di certa informazione. Segnatamente quella referendaria.
Un uomo solo al comando della propaganda. Il Presidente del Consiglio, da settimane, e con una incredibile accelerazione nei giorni scorsi, va spargendo “semplicità, lotta alle poltrone, ai costi della politica” a tutto calore. Senza freno, con interlocutori affaticati dall’inserirsi tra un secondo di omelia cantata e l’altro, e senza specialmente giornalisti all’altezza del fondamentale senso e ruolo della loro professione. Impressionante, per fare un esempio, l’ultima puntata del programma Politics. Matteo Renzi ha potuto occupare la scena, senza la minima gestione da parte del conduttore, senza complessivamente la forza di domande tese a produrre chiarezza sulla riforma, a mettere al centro della “discussione” i nodi inquietanti e destabilizzatori del sistema democratico che caratterizzano la riforma stessa. Senza niente di attivo, dunque, intorno al parlatore seriale. E a casa si è costretti a bere il forzato calice dell’unica verità costituzionale, dell’incanto del futuro sciolto da vecchi e fastidiosi legacci.
Pier Paolo, sì, esagerava. Pier Paolo teorizzava l’annientamento della televisione. Il suo grido d’amore e ritorno all’autenticità e onestà dei rapporti non poteva fare sconti. Ma davanti all’incedere cieco e incontrastato di questa miseria informativa verrebbe da stringerlo Pier Paolo, da iniettarsi quell’intelligenza e quella resistenza viva. Verrebbe da scusarsi, per non averlo mai ascoltato. Per avergli solo costruito intorno balletti di anniversari e accademia.
Pubblicato giovedì 13 Ottobre 2016
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