La giovane pianista cinese Zhu Xiao-Mei (nata nel 1949) racconta lasua vita sotto la Rivoluzione culturale maoista e di quando era costretta a barattare Bach e Chopin con insulse musiche di regime e a imparare a memoria il libretto rosso di Mao. L’accanimento e la follia della Rivoluzione culturale maoista contro la cosiddetta cultura borghese occidentale è ben descritto nella prima parte di questa autobiografia. Nella seconda si racconta invece della fuga di Xiao-Mei a Parigi, dove finalmente potrà suonare le Variazioni Goldberg dell’amatissimo Bach e dove attualmente ancora insegna, presso il Conservatoire Supérieur de Musique et Danse.
Zhu Xiao-Mei, Il pianoforte segreto, Bollati Boringhieri 2018
«Questo libro parla di Milwaukee ma racconta una storia americana», così si legge nel prologo di questo durissimo reportage che ha vinto il premio Pulitzer 2017. Matthew Desmond ci porta negli inferi della povertà e della disuguaglianza degli Stati Uniti viste dalla prospettiva della casa. Negli ultimi anni milioni di americani hanno perso la casa e vivono in roulotte, le cosiddette «mobile-home» o, nei casi più estremi, finiscono semplicemente per strada. Il ritratto di un’America fatto di padroni di casa, di mutui e affitti saliti alle stelle, di sfratti, di traslochi e di mobili accatastati sul marciapiede.
Matthew Desmond, Sfrattati. Miseria e profitti nelle città americane, La Nave di Teseo 2018La piega femminista di Marisa Attanasio è tutta nella frase «moglie soldata», cioè Rosalie Montmasson (1823-1904), prima moglie – poi ripudiata – di Francesco Crispi, il rivoluzionario mazziniano futuro presidente del Consiglio. Ma nonostante l’Attanasio snoccioli anche “avvocata”, “professora” e così via, la scrittrice siciliana ha il sicuro merito di sottrarre all’oblio una figura affascinante e forte di lavandaia e repubblicana, unica donna (assieme ad Antonia Masanello) tra i Mille garibaldini. Il Risorgimento italiano raccontato da una prospettiva non comune.
Marisa Attanasio, La ragazza di Marsiglia, Sellerio 2018
Al poeta e saggista Giacomo Noventa (1898-1960) non si è ancora data l’attenzione che merita. Uscito nel 1960 e poi ristampato più volte, in questo piccolo saggio Noventa afferma che il fascismo non è stato un errore contro la cultura italiana, bensì una deformazione di quella stessa cultura. Da qui la superiorità quasi metafisica dell’idea di Resistenza su quella di antifascismo: se l’antifascismo è in fondo speculare al fascismo, è con il movimento partigiano di Resistenza che si volle affermare una nuova cultura e una nuova politica, che non portasse in sé in germi del totalitarismo.
Giacomo Noventa, Tre parole sulla Resistenza, Castelvecchi 2014.
Pubblicato giovedì 24 Gennaio 2019
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