I fiori sotto alla lapide con la foto di Valerio e della madre Carla cominciano a raccogliersi uno dopo l’altro nel primo pomeriggio. Sono sotto la casa dove abitava e dove è stato ucciso Valerio Verbano esattamente 42 anni fa, il 22 febbraio 1980.
In via Monte Bianco 114, quartiere capitolino del Tufello, alle 16:30, l’ora della convocazione, ci sono già centinaia di compagne e compagni. C’è la bandiera dell’Anpi e lo striscione del Comitato Provinciale di Roma, che ha presenziato il corteo fino alla fine della giornata.
Arrivando in metro e poi a piedi fino al concentramento, mi accorgo di decine di giovani che dai loro quartieri hanno raggiunto questa zona della città, Conca d’Oro con l’adiacente Tufello. Quando si dice che la memoria di Valerio Verbano è una cosa viva, credo si intenda esattamente questo flusso continuo di persone: scorre nelle arterie della metropoli e sa che, certi giorni, ci sono ferite da tamponare, luoghi in cui dover essere, per rinnovare l’impegno collettivo alla memoria, per passare il testimone alle nuove generazioni. Che lo ricevono con convinzione, lo vedo nei loro occhi.
Un vento forte ha spazzato via le nuvole. Il 22 febbraio 2022 al Tufello c’è il sole.
La via, in discesa, è piena come non si vedeva da tanto, in questi tempi di pandemia.
“Sono le strade del Tufello, quelle intorno alla mia scuola”, racconta Syria, che frequenta il Liceo Archimede, l’istituto dove andava anche Valerio. “Faccio parte del collettivo Valerio Verbano della mia scuola”, continua, “è stata un’emozione vedere una partecipazione così larga. Quest’anno noi studenti e studentesse delle scuole romane abbiamo preso parte alla costruzione del corteo, in particolare dal territorio”.
In testa alla manifestazione, tra la musica e gli interventi, hanno tenuto fino alla fine lo striscione su cui è scritto il nome di Valerio. “Sentiamo una grande responsabilità, sentiamo la necessità di tenere viva la sua memoria, ma anche di portare avanti le lotte che Valerio portava avanti. Questo significa per noi mobilitarsi nelle scuole e nei quartieri”.
Valerio Verbano, il giorno in cui un commando fascista l’ha ucciso, aveva 19 anni. Era un ragazzo dei collettivi dell’autonomia operaia, e il liceo che frequentava è a pochi passi dalla casa in cui abitava. Le arti marziali, la politica, un piccolo motorino. E la passione per la fotografia. Chi l’ha conosciuto, ne racconta la risolutezza e la determinazione.
Valerio era soprattutto un antifascista. In quegli anni complessi, la sua macchina fotografica era diventata l’arma con cui raccoglieva informazioni, faceva collegamenti e mappava l’attività e i legami dei fascisti romani. Decine di foto che, messe insieme, erano diventate un vero e proprio dossier, custodito nella sua camera. All’ora di pranzo, tre uomini citofonano. Risponde Carla, la mamma, e c’è anche Sardo, il papà. I tre dicono di essere amici del figlio, così lei li fa salire. Hanno il volto coperto dai passamontagna, fanno irruzione nell’appartamento e legano i due genitori, che attendono l’arrivo del loro ragazzo per un tempo che sembra interminabile. Quando la porta si apre, c’è una colluttazione, il giovane si difende come può, poi seguono gli spari. Uno lo raggiunge. Mentre i tre fuggono per le scale, Valerio muore sotto lo sguardo inerme dei genitori. Il dossier con le foto dei fascisti sparisce.
Il papà Sardo non riuscirà a sopravvivere a questo terribile dolore. E Carla dedicherà tutto il resto della vita a cercare verità e giustizia per l’omicidio del figlio. Una battaglia determinata e quotidiana per tenerne viva la memoria e ottenere che venisse accesa una luce su quei fatti, fino ad oggi però rimasti senza responsabili nelle aule dei tribunali. Di pochi giorni fa è la notizia della definitiva archiviazione delle indagini.
“Quello di Valerio Verbano è un omicidio brutale e ancora irrisolto” dice Fabrizio De Sanctis, presidente dell’Anpi provinciale di Roma, “è una ferita ancora aperta sulla quale la giustizia non ha ancora fatto luce e che, pochi mesi dopo, fu seguita dall’uccisione del giudice Mario Amato, che sul terrorismo nero stava indagando”. Dice ancora De Sanctis: “L’Anpi ha il dovere e il bisogno di essere sempre presente alla commemorazione dell’omicidio di Valerio Verbano, di un giovanissimo militante comunista che ha speso la vita per gli ideali altissimi dell’antifascismo e della giustizia sociale, che ancora oggi è esempio per le giovani e giovanissime generazioni”.
Il corteo attraversa viale Tirreno, dove una prima tappa è dedicata al ricordo di Lorenzo e Giuseppe, i due ragazzi morti durante gli stage di alternanza tra scuola e lavoro. Prima piazzale Jonio, poi via di Val Melaina e il corteo continua a crescere, mentre fa buio.
Quando la manifestazione arriva alla Palestra popolare Valerio Verbano, in via delle Isole Curzolane, c’erano almeno cinquemila persone. “Nonostante sia martedì, la risposta di partecipazione ci rende contenti. Ci sono compagne e compagni da tutta Roma e da altre città italiane, ma oggi e di anno in anno, vediamo un forte coinvolgimento del quartiere” racconta Giulio della Palestra Popolare Valerio Verbano. “La nostra palestra e questo corteo sono, sempre di più, luogo e simbolo di identità per le persone della zona, per chi cresce in questi quartieri e che riconosce la comunità che qui fa rete e va oltre l’elemento della memoria storica. Valerio vive nella quotidianità”. La palestra, aperta nel 2008 dall’occupazione dei locali delle ex caldaie delle case popolari, tiene attivi corsi di ginnastica artistica per bambini e ragazzi, oltre che le arti marziali e pilates. Un presidio territoriale importante, radicale e radicato, che rinnova ogni giorno con le nuove generazioni la promessa di memoria e la rende attuale e viva.
Fuochi d’artificio si accendono lungo tutto il corso della manifestazione e illuminano la sera.
Risalendo via delle Isole Curzolane, una tappa densa di emozione arriva quando il corteo raggiunge il grande murale realizzato dall’artista Jorit, che ritrae su un’intera palazzina il volto di Valerio. Il corteo si ferma ancora lungo via Monte Meta, dove si trova il Lab! Puzzle e poi scende verso via Capraia.
Torniamo in via Monte Bianco, sotto casa di Valerio, dove centinaia di ragazze e ragazzi dei collettivi studenteschi si stringono nel ricordo e nella musica. L’entusiasmo e la determinazione delle nuove generazioni fa sventolare ancora una volta le bandiere rosse. Con gli occhi carichi di energia e di emozione, la giornata del 22 febbraio restituisce ancora una volta la consapevolezza che, nella nostra città, l’antifascismo è vivo nelle strade e nelle scuole, nella memoria dei quartieri e nello sport popolare. La memoria di Valerio Verbano e di sua mamma Carla sono forza ed esempio quotidiano per migliaia di persone. Nella partecipazione, l’antifascismo non è esercizio retorico, ma presidio vivo che ha a che fare con l’identità stessa di Roma.
Iacopo Smeriglio
Foto di Leonardo Scarton
Pubblicato venerdì 25 Febbraio 2022
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