Ekrem İmamoğlu, sindaco di Istanbul

Domenica 23 marzo il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, è stato temporaneamente sospeso dopo essere stato arrestato mercoledì 19 marzo con l’accusa di corruzione, mentre è caduta quella di affiliazione a organizzazione terroristica, che gli era stata contestata per l’alleanza fatta alle scorse elezioni con il partito a maggioranza curda Dem (Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli), considerato un’appendice del Pkk (Partito dei Lavoratori Curdi). Imamoglu, che appartiene al partito Chp (Partito Popolare Repubblicano), governa la città sul Bosforo dal 2019, quando aveva vinto di un soffio sul candidato del presidente Recep Tayyip Erdogan. Nelle scorse amministrative del 2024 ha replicato la vittoria, ma questa volta ha superato l’avversario di quasi dodici punti percentuali. La politica portata avanti dal sindaco è di rottura rispetto alle precedenti amministrazioni. Imamoglu ha infatti tagliato molti dei costi che andavano a vantaggio della casta, anche quella religiosa, per dirottare le risorse su asili nido, borse di studio e sostegni per le famiglie più bisognose.

Il presidente della Turchia, Erdogan (Imagoeconomica, via Recep Tayyip)

Il giornalista Andres Murenza in un’intervista rilasciata a DW español dichiara che il nemico principale di Erdogan è l’economia. Una decina di anni fa il presidente turco ha intrapreso una politica monetaria improntata agli investimenti nel settore delle costruzioni e immobiliare, portando il tasso di interessi a livelli molto bassi e scatenando così un’inflazione che gli è sfuggita di mano. Dal 2023 lo staff del ministero delle Finanze sta cercando di porre un argine ma l’inflazione continua a galoppare intorno al 46%. Il governo ha avviato politiche di austerità che hanno finito per penalizzare i ceti più deboli mentre si sono arricchite le fasce già benestanti, allargando la forbice sociale. Il presidente turco è consapevole del problema economico che sta attraversando il Paese e delle potenziali conseguenze, con il rischio di far esplodere un aperto conflitto sociale e ridurre maggiormente la sua già declinante popolarità. Nei giorni scorsi la Borsa ha subito forti scossoni, che hanno allarmato il Banco Centrale, costretto a convocare una riunione di emergenza per cercare di salvare la lira turca, la moneta nazionale, perché un suo crollo penalizzerebbe fortemente la Turchia la cui economia poggia fortemente sulle importazioni.

Marzo 2025, sSi scende in piazza, a Instabul. I manifestanti protestano sotto il municipio

Il quadro politico, sociale e economico del Paese assomiglia a una corda tesa pronta a rompersi. All’arresto del sindaco Imamoglu hanno fatto seguito manifestazioni oceaniche, ovviamente a Istanbul, ma anche in altre città della Turchia. Il Chp ha scelto di non annullare le primarie del partito che dovevano designare il candidato per le prossime politiche del 2028. Nel giorno in cui si sono svolte, circa venti milioni di persone sono andate a esprimere il proprio sostegno a Imamoglu, unico candidato rimasto in corsa dopo il ritiro degli altri che così facendo hanno scelto di dare un segnale politico ancora più forte a Erdogan.

Proteste degli studenti universitari a Istanbul

Le proteste di piazza sono costate care ai manifestanti perché più di millequattrocento persone, tra giornalisti, fotografi, attivisti e cittadini senza particolari appartenenze politiche sono stati arrestati e accusati di aver violato la legge sul divieto di manifestare, di essere affiliati a organizzazioni terroristiche e di aver provocato distruzioni per le strade. Erdogan si trova adesso con una patata bollente tra le mani perché la notorietà del sindaco di Istanbul era già in fase crescente e con questa iniziativa giudiziaria orchestrata contro di lui e il grido che arriva dalla piazza è oggi l’uomo di cui più si parla in Turchia.

(Imagoeconomica, Marmorino)

Il presidente turco prova a delegittimare le contestazioni additando i partecipanti alle manifestazioni come vandali e il Chp come un partito che si sta sempre più estremizzando a sinistra, con la sua alleanza con il Dem e la mobilitazione della piazza nonostante i divieti. Scatena poi la violenza della polizia per intimidire la folla, in particolare i giovani, sperando di spegnere il fuoco della protesta. Il Sultano si trova anche a gestire la difficile trattativa che il suo governo sta conducendo con il leader curdo del Pkk, Abdullah Ocalan, che ha risposto all’appello dello scorso ottobre di Devlet Bacheli, leader del partito Mhp (Partito del Movimento Nazionalista) e alleato di Erdogan, che apriva a un dialogo per porre fine al conflitto armato ultradecennale tra il governo turco e il popolo curdo.

I risultati delle elezioni amministrative dello scorso anno in Turchia

Lo scenario di forte repressione degli oppositori politici che Erdogan sta tracciando contrasta però con la volontà di portare a buon fine la negoziazione. Recentemente la magistratura ha giudicato colpevole di affiliazione a organizzazione terroristica il co-sindaco curdo di Van, Abdoullah Zeydan, prontamente rimosso dalla sua carica. Prima di lui quasi una decina di sindaci curdi, dal marzo dello scorso anno, quando si sono tenute le elezioni amministrative, hanno fatto la stessa fine. Sicuramente Ocalan e il Pkk si staranno interrogando su quale strategia Erdogan ha deciso di seguire.

Altre proteste anti-governative in Turchia

È probabile che il presidente turco stia scommettendo sul tempo che ha a disposizione fino alle prossime elezioni che si terranno nel 2028. Spera che per allora la protesta verso la sua forma autoritaria di governo del Paese e la crisi economica che ha creato con le sue politiche economiche, si sia già spenta. Inoltre, con il tentativo di modificare la Costituzione cerca di garantirsi la ricandidatura alla presidenza, sperando di poter vincere nella futura tornata elettorale.

Carla Gagliardini, vicepresidente Anpi provinciale di Alessandria e componente del direttivo dell’Associazione Verso il Kurdistan odv