C’è il sole sul piazzale del cortile dell’istituto professionale di Ponticelli (quartiere napoletano), che la mattina del 28 settembre viene ufficialmente intitolato a Davide Sannino, il diciannovenne morto ammazzato, in una sera del luglio ’96 trascorsa a festeggiare il diploma appena conseguito, per aver fissato troppo a lungo il suo sguardo in quello del rapinatore e poi suo assassino. In alcune delle nostre periferie si può morire ancora così.
È per questo che il Presidente della Repubblica Mattarella e il ministro del MIUR Giannini hanno deciso che l’inaugurazione dell’anno scolastico 2015-16 si celebrasse proprio qui, in questo istituto, assieme a più di 2.000 studenti da tutta Italia (e molti altri in collegamento dalle loro classi), e che fosse una giornata all’insegna della legalità e della Costituzione. Nello zaino dei ragazzi, una copia della Costituzione edita dall’ANPI, con l’introduzione di Carlo Smuraglia dal titolo “Dai valori della Costituzione alla cittadinanza attiva”, in realtà un breve saggio in cui si analizzano i fondamenti ideali della Carta e se ne coglie la straordinaria attualità; in fondo al volume, una essenziale bibliografia ispirata ai criteri “della semplicità e della accessibilità”. Purtroppo lo stesso Presidente Smuraglia, per motivi di salute, non ha potuto essere presente per portare il suo saluto.
La cerimonia (trasmessa in diretta su Rai 1) si apre con # fuori c’è il sole, un successo del giovane e popolare cantante Lorenzo Fragola, perché è sì un’inaugurazione solenne, ma l’augurio più forte e la festa sono specialmente per gli studenti. Segue l’inno nazionale, intonato dai cori di diversi istituti, compreso quello penale minorile: se la pena deve essere rieducativa, quanto dovrebbe valere questo principio per dei detenuti minorenni, alcuni dei quali privi persino dell’alfabetizzazione e dell’istruzione primaria? (Si vedano alcune statistiche del ministero della Giustizia).
Tra tutti questi ragazzi, oggi sono presenti anche alcuni giovani campioni dello sport: tra loro Beatrice Vio (fiorettista oro ai mondiali paraolimpici 2015). Sul palco, poi, Samantha Cristoforetti, racconta dei suoi 200 giorni nello spazio e della tenacia necessaria per conquistarseli e viverli. Sono esempi di sogni realizzati e torna in mente il presidente Pertini: «I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo».
Tocca ora al ministro Stefania Giannini, che ricorda come la scuola debba insegnare innanzitutto la dignità, contando sul contributo di maestri, di scuola e di vita, in grado di fare di ciascuno dei nostri nove milioni di studenti delle “persone”. La scommessa da vincere, dice, è importante: spalancare le porte della scuola all’Europa, alle lingue, ai libri e al lavoro, ai diversamente abili e agli studenti stranieri cui si dovrà insegnare innanzitutto una lingua, l’italiano, perché solo così ci si può sentire a casa propria.
È la volta del discorso del Presidente della Repubblica. Mattarella si augura che l’anno cominci nel segno della speranza e dell’impegno solidale. Si trova qui, a Ponticelli, vicino ai ragazzi (normalmente sono gli studenti a recarsi al Quirinale in questa occasione), per dire loro che «avanzare insieme è possibile», se le scuole sapranno essere strumento di crescita personale e collettiva. Ricorda, a questo proposito, la frase semplice e potente della premio Nobel Malala Yousafzai: «Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo»: la scuola, chiosa, è anticorpo al conformismo e alla sottomissione, la conoscenza è libertà di esprimere talenti diversi e diverse aspirazioni.
Quello all’istruzione è uno dei diritti fondamentali della nostra Costituzione, precisato nell’art. 34: la scuola deve ridurre le disparità e favorire la mobilità sociale, equilibrare eccellenza e inclusione, premiare i meritevoli senza mai appiattirsi in basso.
La scuola deve saper integrare fino in fondo gli 800.000 studenti stranieri, metà dei quali nati in Italia: l’integrazione è vantaggiosa per tutti, sottolinea il Presidente, per la coesione e la serenità sociale.
Mattarella lancia un accorato appello agli studenti: «Andate a scuola, andateci, non ne fuggite»; ogni banco vuoto è una sconfitta per la società. Invita i ragazzi a non farsi travolgere dalla sfiducia, a sentire la scuola – e il futuro – come cosa loro, e invita le istituzioni (oltre che a garantire edifici dignitosi e sicuri) a tenere aperte le scuole, facendo rete con le associazioni del territorio. Una scuola aperta contrasta le povertà educative e l’illegalità, tiene lontani dalla strada e dalla solitudine, dallo spaccio di morte e violenza.
Napoli, continua, ha nella sua storia forza e cultura tali da avviare una stagione buona, che sia traino per le energie migliori del Mezzogiorno (il Presidente, nella stessa giornata, si recherà al Maschio Angioino per deporre una corona alla lapide delle vittime delle Quattro Giornate di Napoli, nel 72° anniversario).
Giovani uomini come Davide Sannino e Giancarlo Siani (giornalista assassinato dalla camorra nel 1985) ci insegnano, ricorda il Presidente in conclusione del suo discorso, a tenere alta la testa di fronte alla criminalità, ad essere liberi dalle mafie e dal condizionamento. Le mafie, promette ai ragazzi che lo ascoltano, possono essere, e saranno, sconfitte.
Al termine della iniziativa d’inaugurazione, senz’altro lodevole non foss’altro che per la scelta del luogo, simbolico di una volontà di riscatto dello Stato e della società contro la criminalità organizzata, rimane un interrogativo che vale per i prossimi anni: non sarebbe opportuno, in circostanze così evocative come l’inaugurazione dell’anno scolastico, non fermarsi alla sola ragione dello spettacolo, rendendo un tributo anche all’eccellenza della cultura italiana, invitando personalità – scrittori, registi, scienziati, artisti, ricercatori, per esempio – che hanno contribuito all’affermazione di tale cultura nel mondo?
Pubblicato giovedì 1 Ottobre 2015
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