Cosa può nascondere e da dove può nascere un tranquillo aspirante terrorista (o già consolidato almeno a livello ideale, visto che al suo gruppo Telegram aveva 442 iscritti) della porta accanto? Un ragazzo di 22 anni, che chiede della mamma una volta in carcere. Un giovane sconosciuto ai più per il suo essere anonimo in strada e in piazza, ma apparentemente perché popolare in rete tanto da avere appunto oltre 400 sodali nel suo gruppo Sole Nero. La rete è la nuova piazza, non da oggi e ci fa ora i conti anche Savona, provincia in difficoltà, capoluogo invecchiato e senza molte aspirazioni, regalato al centrodestra cinque anni fa grazie al grigiore e alle divisioni delle ultime amministrazioni di centro sinistra.
Savona medaglia d’oro per la Resistenza, un tempo detta “la rossa”, anzi più che rossa con la sua classe lavoratrice, con la vicina Vado Ligure in testa a mille lotte, prima federazione del neonato Pci dopo la scissione di Livorno e con lo spartachista Accomasso sindaco della città.
Il tempo passa e uno schiaffo come quello di Andrea Cavalleri, arrestato perché presunto capo del gruppo neonazista che aspirava ad essere un novello Traini, indicando le alture genovesi come nascondiglio per le armi, potenziale emulo dell’autore della strage di Utoya in contatto con formazioni analoghe d’oltreoceano, colpisce la città: ma la reazione non è quella che ti aspetti dalla tradizione storica della città stessa. Perché si muove l’Anpi, si muovono i giovani dei comitati antifascisti, i circoli operai legati a Lotta Comunista, ma suona assordante il silenzio istituzionale e di molta opinione pubblica: sono ragazzate, in questo momento c’è altro a cui pensare.
E allora occorre un breve passo indietro anche per fare capire a chi non conosce la realtà di ieri e di oggi di Savona. Savona non è stata e non è solo la città di “Sandro” (Pertini) che schiaffeggiò moralmente i corrotti della prima tangentopoli italiana (caso Teardo) dieci anni prima di quella milanese. Nel 1974 e ’75 è stata la città più colpita da una serie di attentati, dodici, che solo per caso non provocarono una strage ma “solo” due morti e una trentina di feriti. Bombe senza colpevoli, mandanti “bianchi” cioè con legami istituzionali deviati e, 45 anni dopo, una nuova pista degli studiosi, legata all’allora ministro Taviani come possibile obiettivo per avere puntato allo scioglimento del famigerato ufficio Affari Riservati o Ordine Nero, attivi (ma non solo) su piazza Fontana.
Savona in quegli anni fu la città che reagì con la Vigilanza Popolare coinvolgendo quartieri, parrocchie, sindacati, volontariato, oltre 15.000 persone. E allora? Quel patrimonio è disperso, azzerato, tanto che negli ultimi due anni CasaPound ha avuto l’autorizzazione ad aprire una sua sede nel quartiere più popolare e un tempo più “rosso” della città con le manifestazioni antifasciste deviate o tenute lontane dalla zona con decisioni per così dire cervellotiche dei responsabili dell’ordine pubblico?
Il patrimonio non è stato azzerato, ma la sensibilità e l’attenzione non sono più adeguati perché se un tempo il “controllo” e la prevenzione erano in strada oggi è praticamente impossibile in rete.
La storia di Andrea Cavalleri – il suo pari grado nell’organizzazione è un minorenne – testimonia certo il vuoto assoluto di valori, l’accentuazione delle diseguaglianze e le lacerazioni che sono state accentuate o provocate ex novo in molti settori, anche dalla pandemia. Ma in questo caso all’ideatore di un’organizzazione che oltre agli attentati auspicava l’eliminazione degli ebrei, l’aborto selettivo per i “neri”, una feroce forma antifemminile con collegamenti a movimenti analoghi europei non può essere attribuita l’ignoranza della conoscenza storica. Da liceale, un po’ introverso, ma “partecipe”, appassionato di militaria (collezionismo di cimeli e altro in chiave militare) era stato addirittura autore di una ricerca inserita in un programma promosso per le scuole dall’Isrec (l’istituto di storia della Resistenza di Savona) e aveva partecipato a una delle visite di istruzione nei campi di sterminio dedicate alle scuole e ai progetti della memoria. Per poi perdersi, allontanarsi da tutto e ricomparire con un’espressione stranita in mezzo agli agenti della Digos che lo avevano arrestato dopo l’indagine della procura distrettuale antiterrorismo e antimafia di Genova.
Capire chi è davvero Andrea Cavalleri sarà compito dell’inchiesta sul fronte giudiziario e pure psicologico ma tutto questo non può essere liquidato come un problema legato al mero futuro processuale. La Procura distrettuale genovese ha svolto con gli investigatori un ruolo preventivo, ma aveva i mezzi tecnici, giudiziari e invasivi per poterlo fare.
Il quesito vero, per noi, è saper trovare e costruire i mezzi veri per ri/costruire una coscienza antifascista vera, al passo con i tempi, basata sulla cultura, sulla conoscenza e sul ruolo sempre più fondante che possono (devono) avere i giovani coinvolti nell’Anpi e non solo. Savona sta costruendo questo, ci sono sezioni Anpi in cui i giovani sono alla guida, impegnati sulle frontiere dei social. È lì che bisogna costruire competenze, conoscenze e capacità di prevenzione rilanciando quella forma di contro inchieste che negli anni Settanta e Ottanta hanno contribuito a smascherare trame, depistaggi, movimenti golpisti… Cavalleri era, è lì in quella piazza astratta della rete, ma affollata di persone concrete e non ce ne eravamo accorti. È lì che bisogna lavorare con passione e con competenza per potere anche ritornare alla piazza vera.
Il caso Savona non è così banale, come non lo è il saluto romano dei tre consiglieri comunali di Cogoleto, sul confine tra le province di Savona e di Genova. E non può assopirsi dopo cinque giorni di titoli sui giornali.
Marcello Zinola, giornalista e scrittore. Già segretario dell’Associazione ligure dei giornalisti-Fnsi. Dopo aver cominciato la professione a Il Lavoro di Genova, ha lavorato o collaborato con le agenzie Agi e Ansa, e con alcuni quotidiani tra cui La Gazzetta del Popolo e Il Manifesto. In seguito, per oltre trent’anni, giornalista al Secolo XIX. Ha pubblicato, tra gli altri, per Frilli editore “Ripensare la polizia, ci siamo riscoperti diversi da come pensavamo di essere”, dedicato ai temi della sicurezza, l’impiego e della formazione delle forze di ordine pubblico a seguito dei fatti del G8 2001, e per i tipi della Rubettino del volume “La strage silenziosa. Genova e i morti d’amianto, storia di una battaglia operaia”
Pubblicato martedì 2 Febbraio 2021
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