(Imagoeconomica, Andrea Panegrossi)

Niente parola ai cittadini. La pronuncia era attesa e, anche se non ha sorpreso parte di coloro che in una manciata di settimane, la scorsa estate, erano riusciti a raccogliere oltre un milione e trecentomila firme per abrogare una legge contraria a ogni senso di solidarietà e di unità nazionale, sebbene moncata dalla stessa Corte costituzionale, pure fa riflettere.

Era il 26 settembre 2024, le associazioni promotrici del referendum abrogativo della legge sull’autonomia dfferenziata regionale consegnavano oltre 1.300.000 firme (Imagoeconomica, Andrea Panegrossi)

Nella nota emessa dalla Consulta si legge: “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari”. Ancora: “il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’articolo 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale”. La motivazione della sentenza sarà depositata nei prossimi giorni.

(Imagoeconomica, Saverio De Giglio)

La Consulta si era già espressa in merito alla cosiddetta ‘legge Calderoli’, sottolineando ai fini di compatibilità costituzionali la necessità di correzioni su sette profili della stessa legge: dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi.

(Imagoeconomica, Giacomo Quilici)

Inusuale, tuttavia, l’ultima decisione perché opposta al recente parere della Corte di Cassazione, che invece aveva riconosciuto la validità del referendum dopo il pronunciamento della Consulta.

Il ministro Roberto Calderoli e il presidentre della Regione Veneto, Luca Zaia (Imagoeconomica, Marco Ottico)

La Lega esulta con Luca Zaia, che aveva affidato il suo futuro politico proprio alla legge Calderoli. Ora dunque la palla passa al Parlamento, dove la destra, seppur divisa sul tema, ha i numeri per modificarla a suo gradimento, rispettando, almeno in teoria, le indicazioni stringenti della Consulta. Ma il sentimento della società civile che si era opposta a quel progetto scellerato è che la battaglia per un regionalismo solidale deve andare avanti.

(Imagoeconomica)

Lunedì 20, in sette ore di camera di consiglio, i giudici costituzionali hanno al contrario accolto cinque altri quesiti, quattro promossi dalla Cgil, e uno sulla cittadinanza di +Europa.

(Imagoeconomica, Sara Minelli)

Nel primo si chiederà l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act; il secondo sottoporrà ai cittadini la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese; il terzo è sull’eliminazione di alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine; il quarto interrogativo lavoristico a cui dovranno rispondere le urne riguarda l’esclusione della responsabilità solidale di committente, appaltante e subappaltante negli infortuni sul lavoro. Il quinto quesito punta al “dimezzamento, da 10 a 5 anni, dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”. Si voterà in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno, come previsto dalla legge.

Intanto, nonostante sia composta da soli 11 giudici, poiché il Parlamento non ha ancora eletto i 4 membri necessari per completare il plenum (dopo più fumate nere), il 21 gennaio la Corte tornerà a riunirsi per eleggere il suo nuovo presidente.