Il 1° settembre 1939, con l’attacco tedesco alla Polonia, aveva inizio la 2ª guerra mondiale; un conflitto spaventoso che doveva costare al mondo infiniti lutti e immense distruzioni. Quel maledetto 1939: ecco una cronologia ragionata dei primi mesi, da gennaio ad aprile, tratta da Patria Indipendente n. 10/11 del 1989, a cura di Fausto Vighi.
1939
1° gennaio – Mussolini intende accogliere la proposta tedesca di trasformare in alleanza militare il Patto anticomintern (come propostogli da Ribbentrop nel settembre precedente). Si comincia a trattare, ma si arriverà al «Patto d’acciaio» solo tra Italia e Germania, perché il Giappone tergiversa dapprima, poi si tira indietro. L’establishment fascista è favorevole all’alleanza militare.
4 gennaio – Secondo Ciano, il vero obiettivo della migrazione italiana in Libia è spezzare «la continuità araba nel Mediterraneo».
5 gennaio – «Danzica è tedesca e prima o poi dovrà tornare a far parte della Germania» afferma Hitler in un colloquio con il ministro degli esteri polacco Beck. Assicura però che non verrà creato a Danzica nessun fatto compiuto. La questione di Danzica era già stata sollevata da Ribbentrop il 24 ottobre 1938 durante un colloquio con l’ambasciatore polacco Lipski.
7 gennaio – È da tempo in atto il tentativo di risolvere la questione dell’Alto Adige, che Ciano vorrebbe sistemare alla chetichella, trasferendo nel Reich gli allogeni che non desiderano restare in Italia.
8 gennaio – La grande politica fascista secondo le idee del duce e di Ciano: alleanza militare tra Italia-Germania-Giappone; intesa più stretta con Jugoslavia, Ungheria, Romania e – se possibile – con Polonia, per assicurarsi le materie prime. Alleanza con Franco non appena questi avrà vinto la guerra (con lui ci sono 10/15.000 soldati italiani guidati dal generale Gambara). Ottenere dalla Francia la Corsica e il protettorato sulla Tunisia, ma non Nizza e Savoia (nonostante le «richieste» dei deputati fascisti alla Camera, il 30 novembre 1938), e una forte partecipazione all’amministrazione del Canale di Suez. Si pensa ad un accordo con Belgrado per liquidare l’Albania «eventualmente favorendo l’andata dei serbi a Salonicco».
9 gennaio – Ciano da disposizioni a Starace, segretario del PNF (Partito Nazionale Fascista), per un’ondata di «gallofobia» nel Paese.
11/14 gennaio – Il premier britannico Chamberlain e il ministro degli esteri Halifax sono in visita ufficiale a Roma. Secondo Ciano, gli inglesi vogliono la pace ad ogni costo e da ciò Mussolini ricava un’impressione negativa sulla Gran Bretagna, che influenzerà le sue scelte future. Nei colloqui con Chamberlain Mussolini si dice ottimista circa le relazioni tedesco-polacche.
15 gennaio – Nella guerra di Spagna, i repubblicani cedono e cade la citta di Tarragona.
Ordini del Minculpop (il Ministero Cultura Popolare che nell’Italia fascista, tra le altre incombenze, aveva quella di orientare, attraverso ordini e «veline», l’atteggiamento della stampa) alla stampa «mussare (ossia gonfiare) molto la presa di Tarragona».
19 gennaio – Ciano va a Belgrado. La Jugoslavia, scopre, è antitedesca, ma non il suo primo ministro Milan Stojadinovic. Egli è anche favorevole alla spartizione con gli italiani dell’Albania, di cui prenderebbe una piccola porzione.
26 gennaio – Spagna: i franchisti occupano Barcellona.
30 gennaio – Starace, parlando al direttorio del PNF dichiara che è obbligatorio praticare «uno sport da combattimento per chi ha intenzione di diventare gerarca». Dopo un discorso di Hitler (di tono conciliante con gli inglesi e di sviscerato amore per gli italiani), Ciano è convinto che l’Asse stia diventando popolare in Italia. Ordini alla stampa: «Definire storico il discorso di Hitler».
1° febbraio – Rivista della MVSN (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale). Ciano commenta: «È innegabile che il passo di parata (il passo romano) è di schietta imitazione prussiana». Muti, squadrista di Ravenna destinato a diventare segretario del PNF di lì a pochi mesi, di ritorno dalla Spagna, chiede uomini e armi per il colpo finale su Valenza e Madrid. Mentre le brigate internazionali sono da tempo sciolte, Franco seguita ad avvalersi di uomini e mezzi di provenienza fascista o nazista.
3 febbraio – Dall’OVRA di Milano al Duce: «La chiamata alle armi di una parte della classe 1901 ha destato un vivo senso di apprensione… II popolo non sente la guerra… quindi non nasconde una certa apprensione che si sente in tutte le conversazioni e che non denota nessun entusiasmo».
4 febbraio – A Belgrado dimissioni di Stojadinovic. È un colpo ai piani di Mussolini e Ciano per l’Albania: essi però decidono di procedere ugualmente e di occuparla durante la Settimana Santa (ai primi di aprile). Jacomoni, nostro ambasciatore a Tirana, sollecita l’azione. Ciò chiarisce che l’occupazione dell’Albania non fu una reazione all’occupazione nazista di Praga (15 marzo), ma la conseguenza di un piano da tempo studiato.
A sera, durante una riunione del Gran Consiglio del fascismo, Mussolini dichiara che l’Italia non può rischiare una guerra prima del 1942. È una dichiarazione che egli presto smentirà, ma è anche la conferma che era a conoscenza delle precise condizioni delle nostre Forze Armate.
9 febbraio – Dall’OVRA di Milano al Duce: «nelle masse rurali si osservano i segni di un certo nervosismo e di una più diffusa preoccupazione» relativamente a un possibile conflitto con la Francia, e la domanda che sovente ricorre e «ma allora noi dovremo fare la guerra coi tedeschi?».
10 febbraio – Muore il Papa Achille Ratti, Pio XI. Dice Ciano: «La notizia lascia del tutto indifferente il Duce». Ordine del Minculpop alla stampa: «nei titoli non collegare in alcun modo la notizia della morte di Pio XI col decennale della conciliazione. Non usare nei titoli la dizione: II Papa della conciliazione è morto… ».
16 febbraio – Direttive di Ciano alla nostra rappresentanza diplomatica in Albania: da una parte eccitare gli animi contro re Zog e nel contempo rassicurarlo che l’Italia non ha mire sul suo paese.
II Gran Consiglio del fascismo approva la «Carta della Scuola» approntata da Bottai, Ministro dell’Educazione Nazionale.
17 febbraio – Mussolini toglie Grandi dall’ambasciata italiana a Londra. Promette a Ciano di distruggere la Francia, però è preoccupato per la preparazione dell’esercito e dell’Aeronautica.
25/27 febbraio – Mentre Ciano è in visita a Varsavia, Ribbentrop rinnova le richieste di Hitler: ritorno di Danzica alla Germania, costruzione di una ferrovia e di un’autostrada extraterritoriali nel «corridoio» polacco per allacciare la Germania con Danzica e con la Prussia orientale. II Ministro degli Esteri polacco Beck dice a Ciano che è disposto a risolvere la questione mediante liberi negoziati e non per pressioni esterne. Non stupisce che Ciano abbia sentore che in ogni parte della Polonia siano avvenute o avvengano dimostrazioni antitedesche. II governo britannico fa sapere che riconoscerà il governo di Franco. La Francia nominerà il maresciallo Petain ambasciatore francese presso Franco il 3 marzo, cioè quando ancora la Repubblica non si è arresa e la guerra continua.
2 marzo – Eugenio Pacelli è proclamato Papa Pio XII. Mussolini – dice Ciano – «vuole accelerare l’alleanza italo-tedesca», anche se ne resterà fuori il Giappone. Non ha invece fretta il Ministro degli Esteri tedesco Ribbentrop, che crede ancora possibile un’alleanza militare a tre. Dall’OVRA di Milano: «… Si ha l’impressione che l’accordo di Monaco sia ormai stato completamente dimenticato e di marciare a tutta velocità verso la grande incognita…».
6 marzo – Tokyo fa obiezioni alla firma di un’alleanza a tre. Londra sa che Hitler sta mobilitando per liquidare quanto resta della Cecoslovacchia.
10 marzo – Ribbentrop propone – sempre in vista dell’alleanza militare (a 2 o a 3, non importa) – un incontro del Capo di SM generale tedesco, Keitel, con l’italiano Pariani, sottosegretario alla Guerra e capo di SM dell’Esercito. II ministro inglese agli Interni preannuncia un piano quinquennale di pace, inizio di una «nuova età dell’oro», ma ignora che il premier Chamberlain già sa che Hitler sta per invadere la Cecoslovacchia. In Italia la prevista invasione della Cecoslovacchia preoccupa Ciano, ma non Mussolini. Göring, vice Führer e Ministro dell’Aeronautica tedesca, che riposa a Sanremo, è richiamato d’urgenza a Berlino.
14 marzo – A Bratislava gli autonomisti slovacchi proclamano l’indipendenza della Slovacchia e la secessione da Praga; lo stesso fanno gli autonomisti ungheresi in Rutenia, i quali proclamano la nascita della Repubblica dell’Ucraina carpatica. Tale repubblica vivrà un giorno solo, perché il 15 sarà occupata dalle truppe ungheresi e annessa all’Ungheria. II nostro ambasciatore a Berlino, Bernardo Attolico, apprende da Ribbentrop che la Germania si appresta a incorporare i resti della Cecoslovacchia, consentendo agli ungheresi di annettersi la Rutenia. Non dice, però, quando ciò avverrà. Ciano, commentando le notizie trasmessegli da Attolico, scrive sul suo diario che la cosa produrrà «la più sinistra impressione nel popolo italiano» e scopre infine che «l’Asse funziona solo in favore di una delle due parti»: ossia la Germania.
15 marzo – Invasione tedesca della Cecoslovacchia sopravvissuta alla spartizione operata a Monaco. L’occupazione comincia mentre Hitler a Berlino cerca d’indurre il presidente cecoslovacco Hacha, convocato nella capitale tedesca pretestuosamente, a firmare un documento che affida la Cecoslovacchia a Hitler. Hitler afferma che Boemia e Moravia diventano protettorati tedeschi. Hitler annuncia il fatto compiuto al Duce col solito messaggero (il principe Assia). Ciano crede che occorra risollevare il morale degli italiani con l’occupazione dell’Albania.
16 marzo – La lacerazione del patto di Monaco ha provocato grande impressione in tutta Europa. Però i governi inglese e francese protestano debolmente, con più vigore quello degli USA. Secondo il premier britannico Chamberlain, con la secessione slovacca e rutena la garanzia data dall’Inghilterra alla Cecoslovacchia non ha più valore e quindi non si può punire l’aggressore.
Mussolini, benché preso di contropiede, è sempre favorevole a un’alleanza militare col Reich. Ciano ha invece delle riserve, perché si è reso conto che l’alleanza non sarebbe popolare in Italia.
Hitler a Praga proclama il protettorato di Boemia e Moravia.
17 marzo – Spinto dal suo Ministro degli Esteri Halifax, Chamberlain cambia atteggiamento e in un discorso ai suoi elettori di Birmingham, non più disposti ad accettare una politica di accomodamento coi nazisti, condanna finalmente il «tradimento» di Hitler.
18 marzo – Litvinov, ministro degli esteri sovietico, a nome del suo governo, propone a Gran Bretagna, Francia, Turchia, Polonia e Romania di costituire una coalizione per fermare altre aggressioni tedesche. Sono evidenti le mire naziste, ma gli inglesi giudicano prematura l’iniziativa e la Polonia non accetta di entrare in una coalizione alla quale partecipi I’URSS.
Ciano visita Pio XII, il quale non gli nasconde le sue preoccupazioni per la politica aggressiva di Hitler.
19 marzo – Mussolini è d’accordo con Ciano sull’impossibilità di presentare agli italiani un’alleanza militare con la Germania. «Si rivolterebbero anche le pietre», dice.
Ciano: «Gli avvenimenti di questi ultimi giorni hanno capovolto il mio giudizio sul Führer e sulla Germania: anch’egli è sleale e infido e nessuna politica può essere fatta con lui». Nei fatti si comporterà diversamente.
21 marzo – Termina il XVIII congresso del PC (b) (Partito Comunista bolscevico) dell’URSS, nel corso del quale è stata esposta in chiare lettere la potenzialità militare dell’Armata Rossa. Eppure, nonostante le cifre (veritiere o gonfiate) e l’esaltazione delle capacità militari dei quadri (credibili o meno), la cosa non desta l’interesse degli occidentali. Londra chiede solo quale sarebbe stato l’atteggiamento russo in caso di aggressione alla Romania, che in quel momento si riteneva minacciata. La risposta rassicurante dell’URSS non è apprezzata nel modo dovuto e qui si manifestano le prime avvisaglie della farsesca trattativa che gli occidentali avvieranno, a suo tempo, con il governo sovietico.
In Estremo Oriente si sta profilando un attacco della VI Armata giapponese alle posizioni russe. AI Gran Consiglio del fascismo Mussolini si dichiara per una intransigente fedeltà all’Asse. Ciano non ha nulla da obiettare e quando Balbo dice «lustrate le scarpe alla Germania» reagisce «con grande violenza». Per il Duce «Balbo rimarrà sempre il porco democratico che fu oratore alla loggia Girolamo Savonarola di Ferrara».
Conversazioni a Berlino per «un’ampia intesa tedesco-polacca». Hitler vuole sapere se la Polonia desidera seguitare a essere amica del Reich, ossia se intende mollare il «corridoio» e Danzica al Reich.
22 marzo – A Londra Chamberlain propone un accordo franco-inglese-polacco-russo per una dichiarazione a quattro, onde impedire ulteriori aggressioni. I polacchi non sono d’accordo. Ribbentrop chiede ai polacchi una risposta circa le richieste avanzate per Danzica e il «corridoio».
23 marzo – Altro colpo di mano di Hitler, il quale costringe la Lituania a cedergli Memel, che è raggiunta via mare dai tedeschi, essendo la Lituania separata dal Reich dalla Polonia. Hitler entra a Memel alle 14,30.
In Italia, inaugurazione della Camera non più dei deputati ma dei Fasci e delle Corporazioni. Ordine alla stampa: ricordare che la Regina, alla cerimonia inaugurale, ha salutato romanamente.
Mussolini decide di accelerare i tempi per l’occupazione dell’Albania. È convinto dell’inerzia delle democrazie.
Slovacchia e Germania firmano un trattato di protezione, per cui la prima è di fatto sottomessa alla seconda.
25 marzo – L’ambasciatore USA a Londra, Kennedy (padre del futuro presidente J.F. Kennedy), si sente dire dal ministro degli esteri inglese, Lord Halifax, che la Polonia, dal punto di vista militare, è per l’Inghilterra un’alleata più preziosa dell’URSS. Memorandum di Hitler al generale von Brauchitsch: «non risolvere il problema di Danzica con la forza», però «pensarci sin da ora».
26 marzo – Adunata a Roma degli «squadristi» per il 20° della fondazione dei fasci. Violento discorso antifrancese di Mussolini, che definisce le «rivendicazioni italiane»: Tunisi, Gibuti, Canale di Suez (ma niente Nizza e Savoia). E lancia la parola d’ordine: «più cannoni, più navi, più aeroplani… anche se si dovesse fare tabula rasa di tutto quello che si chiama la vita civile». In relazione all’occupazione della Cecoslovacchia, afferma: «… quanto è accaduto nell’Europa Centrale doveva fatalmente accadere». Ricordiamoci che il 15 settembre 1938 aveva scritto sul «Popolo d’Italia» di essere in grado di dire «che se Hitler pretendesse di annettersi tre milioni e mezzo di cechi, l’Europa avrebbe ragione di commuoversi e muoversi… ».
L’ambasciatore polacco Lipski a Ribbentrop: «Danzica non può diventare tedesca».
28 marzo – In seguito al golpe Casado, Madrid si arrende e finisce la guerra civile spagnola. Comincia il massacro degli antifranchisti.
29 marzo – Lo storico e critico militare di valore internazionale B.H. Liddell Hart sostiene con Eden che è indispensabile l’appoggio dell’URSS se si vuole che la garanzia alla Polonia abbia un senso.
Per l’Albania, dice Ciano, «saremo pronti sabato (cioè il 1°aprile)». Badoglio è d’accordo.
Rapporto dell’OVRA di Milano: «(…) negli ambienti industriali e commerciali (…) domina (…) la sfiducia e l’inquietitudine (…)».
30 marzo – Ciano: «i tedeschi (con la Polonia) non devono esagerare…».
31 marzo – Chamberlain annuncia ai Comuni che Gran Bretagna e Francia daranno alla Polonia «tutto l’appoggio possibile». Pio XII invia al «generalissimo» Franco «le più paterne benedizioni» per l’opera da lui svolta.
1° aprile – Discorso-risposta di Hitler a Chamberlain: «Non mi potrete mai fermare!».
3 aprile – Keitel (Ministro tedesco della Guerra) dirama ai tre comandanti in capo delle forze armate le direttive segrete di Hitler per il «Caso Bianco» (distruzione della Polonia) che li impegna a preparare la Wehrmacht perché le operazioni «possano avere inizio in qualsiasi momento a partire dal 1° settembre 1939». Annuncia anche che seguiranno gli «ordini per la preparazione generale della Wehrmacht alla guerra per il 1939-40». Ordini più circostanziati vengono emanati I’11 aprile, il 10 maggio e il 23 maggio 1939. II 15 giugno l’esercito riceve l’ordine di schieramento delle unita da impiegare contro la Polonia.
4 aprile – La «garanzia» inglese alla Polonia si concreta in un patto anglo-polacco di mutua assistenza, firmato a Londra da Beck. La «garanzia» unilaterale e temporanea alla Polonia si è così trasformata in un accordo permanente e reciproco.
7 aprile – Sbarco italiano in Albania e occupazione di quel paese: prezzo dell’operazione-conquista: 11 morti a Durazzo (3 bersaglieri e 8 marinai). Nonostante l’ammonimento di Churchill, deputato al Parlamento britannico (è in gioco, niente di meno, l’intera penisola balcanica»), nessuno interviene. Chamberlain è, anzi, felice del passo italiano, perché a suo giudizio l’Albania sarà fonte di futuri attriti tra Italia e Germania.
8 aprile -L’OVRA di Milano al Duce: «Lo sbarco di nostre truppe in Albania non ha sorpreso» perché chi doveva partecipare allo sbarco aveva «informato i familiari e questi gli amici e via dicendo… Permane invece un senso di pessimismo fra la massa, impressionata dai numerosi richiami anche fra le classi più anziane».
13 aprile -La Gran Bretagna estende alla Grecia e alla Romania le garanzie date alla Polonia. La Francia promette gli stessi impegni a Polonia, Grecia e Romania.
15 aprile – Göring, a Roma, spiega al duce i motivi della soluzione cecoslovacca e i relativi «vantaggi», ma Ciano lo sente anche parlare (il giorno successivo) di guerra alla Polonia.
II presidente americano Roosevelt, con un messaggio personale a Hitler e a Mussolini, chiede l’impegno a non commettere altre aggressioni «per almeno 10 anni» contro 31 nazioni elencate nella proposta. Mussolini commenta: «Frutto della paralisi progressiva». Ordine alla stampa: «Ignorare assolutamente il messaggio di Roosevelt a Hitler e Mussolini. Nessuna notizia in proposito, di qualsiasi fonte, deve essere pubblicata». A questo ordine seguirà, il 17 aprile, il seguente: «Attaccare Roosevelt».
17 aprile – Litvinov chiede a Gran Bretagna e Francia di unirsi all’URSS per reagire a eventuali aggressioni contro gli Stati tra il Baltico e il Mar Nero. Gli inglesi non rispondono e i paesi che dovrebbero essere difesi non vogliono la protezione dell’URSS. È il fallimento della politica occidentalizzante di Litvinov. È quindi nell’ordine naturale delle cose che l’ambasciatore sovietico a Berlino faccia capire ai tedeschi che le divergenze ideologiche non dovrebbero pregiudicare i rapporti tra i due paesi.
20 aprile – Secondo Ciano un attacco tedesco alla Polonia provocherebbe la guerra. Secondo Mussolini, invece, Italia e Germania «vogliono alcuni anni di pace e faranno il possibile per mantenerla» (al ministro degli esteri ungherese in visita a Roma). In questo stesso giorno discorso di Mussolini in Campidoglio, durante una riunione preparatoria dell’Esposizione mondiale del 1942 o «E 42». La preparazione dell’«E 42» – a dire del Duce – dimostra la volontà pacifica del fascismo.
25 aprile – Sembra ormai definitivamente tramontata la speranza d’includere il Giappone in un’alleanza militare con l’Italia e la Germania.
27 aprile – Chamberlain, che spera ancora di trovare la via dell’accomodamento con la Germania, introduce in Gran Bretagna la coscrizione obbligatoria.
28 aprile – Hitler al Reichstag, rispondendo a Roosevelt dice che i 31 paesi elencati dal presidente USA non si sentono minacciati dal Reich (ma 19 di loro saranno invasi dai tedeschi); rende pubbliche e ufficiali le richieste di Danzica e del «corridoio» (la striscia di territorio tedesco – che separa la Germania dalla Prussia orientale – assegnata dal Trattato di Versailles alla Polonia), sino ad allora tenute segrete; denuncia il trattato navale del 1935 con la Gran Bretagna e il patto di non aggressione con la Polonia del 1934.
29 aprile – II Duce – dice Ciano – «è decisamente scontento» delle FF.AA, tranne la Marina. Per Ciano la vantata potenza militare è solo un «bluff tragico» e il Duce, che dal 1925 è ministro della Guerra, è stato ingannato dai militari.
(da Patria Indipendente n. 10/11 del 1989)
Pubblicato giovedì 7 Marzo 2019
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