Per l’80° della scomparsa di Genoeffa Cocconi, moglie di Alcide Cervi, madre di nove figli, tra cui i sette fratelli uccisi dai fascisti, Casa Cervi ha promosso quattro giorni di iniziative, dal 14 al 20 novembre. Tra queste l’anteprima nazionale del film “Genoeffa Cocconi: i miei figli, i fratelli Cervi”, e un convegno che vi vogliamo raccontare
Il 14 novembre del 1944 si spense Genoeffa Cocconi, la madre dei sette Fratelli Cervi. Troppo grande il dolore per una madre, che pure aveva sempre dimostrato iniziativa ed era stata una guida per la sua famiglia. Sabato 16 l’abbiamo ricordata in quella che fu la sua casa, nella Sala a lei intitolata, che si è riempita di un pubblico attento e partecipe. Molti erano i parenti; poi c’era la presenza di autorità, persone legate alla Fondazione e iscritti Anpi.
Impegnata per un convegno su Don Minzoni, era assente Albertina Soliani, che però non ci ha fatto mancare un suo contributo video.
Già al mattino c’è stata una prima fase con quattro interviste fatte da giornalisti del tg regionale e trasmesse la sera, rispettivamente a Paola Varesi, responsabile del Museo Cervi, ad Anna Bigi, pronipote di Genoeffa, figlia di Maria Cervi, la prima nipote di Genoeffa; a Emma Nicolazzi Bonati, che ha condotto la seconda parte del pomeriggio; e a Gulala Salih, presidente di Udik, Associazione Donne Italiane e Kurde, che è intervenuta nella tavola rotonda, moderata appunto da Emma Nicolazzi Bonati.
Il pomeriggio si è articolato in due fasi: dopo la presentazione di Paola Varesi, il saluto di Francesca Bedogni, vicepresidente della Provincia di Reggio Emilia e quello mio a nome del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Cervi, c’è stato un primo momento, intitolato “Genoeffa Cocconi e le donne di Casa Cervi: il contesto storico e la memoria” con gli interventi di due storiche, Dianella Gagliani e Laura Artioli, moderati da Paola Varesi; è seguito un secondo tempo dal titolo “Legami: la storia continua. Voci dalla contemporaneità”, che ha visto un primo intervento della storica Elisabetta Salvini e poi ha sentito le voci di tre donne provenienti da altre culture e altri Paesi, coordinate dalla già più volte citata Emma: la mediatrice linguistica e culturale di lingua ucraina e russa Diana Bota, da moltissimi anni in Italia, la già citata Gulala Salih, originaria del Kurdistan iracheno e Mahi Tavabeghvami, attivista per i diritti delle donne iraniane, in Italia da nove anni.
Nei ritratti delle storiche è emersa la forte personalità di Genoeffa, insolitamente colta per i tempi in cui è vissuta e la condizione sociale di provenienza: sapeva leggere e scrivere, aveva una bibliotechina di libri anche importanti e, capendo l’importanza della cultura, leggeva alcuni testi ai figli.
Fondamentale quindi il ruolo da lei avuto per la maturazione culturale e politica dei suoi figli. Gagliani ha parlato più in generale della presenza e dell’importanza dell’apporto delle donne alla Resistenza, Artioli si è soffermata sulla personalità di Genoeffa. Genoeffa fu una “resdora”, termine che indica nel dialetto locale, la “reggitrice della famiglia”, riuscì anche a coordinare e unire le quattro nuore; sapeva cioè “ordire la tela”.
Elisabetta Salvini ha voluto insistere sulla storia delle donne e sulle difficoltà che hanno sempre incontrato nel far sentire la loro voce. Queste difficoltà sono emerse molto bene nei racconti delle tre testimoni. Diana Bota ha parlato della storia del suo popolo, sostanzialmente un popolo contadino, e del rapporto con Urss e poi Russia.
Gulala ha raccontato la storia della sua famiglia, che sempre ha lottato per i diritti della popolazione kurda, poi della condizione della donna, soprattutto in Iraq e Iran, ricordando gli esempi di Jina (Mahsa) Amini, ma anche di Maysoon Majidi e altre ancora e Mahi, in Italia da un numero di anni minore rispetto alle altre due, ha completato il quadro con altre informazioni.
Alla fine, il bilancio dell’incontro è stato decisamente positivo. Il pubblico è rimasto sempre molto attento e partecipe. Ci siamo promessi di continuare su questa strada della valorizzazione del ruolo delle donne e sulla difesa dei loro diritti.
Come ultimo tocco, a testimonianza della battaglia relativa a riconoscere il ruolo delle donne, un’informazione relativa a una vicenda trascorsa, informazione data all’inizio del pomeriggio: una istituzione scolastica del territorio, intitolata a Genoeffa Cervi, dopo vent’anni dalla sua istituzione ha potuto aggiungere il cognome Cocconi accanto a quello di Cervi.
Perciò avanti così!
Floriana Rizzetto, presidente Anpi provinciale Padova, componente Comitato nazionale Anpi
Pubblicato giovedì 21 Novembre 2024
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/quando-genoeffa-cocconi-cervi-leggeva-i-libri-ai-suoi-figli/