I partigiani e il web. Se l’abbinata sorprende vuol dire che non avete ancora assimilato la grande sfida che l’Anpi sta lanciando da qualche anno agli altri, ma soprattutto a se stessa: trasferire alle nuove generazioni il senso e lo spirito dell’antifascismo. Che non è più “soltanto” una memoria da difendere e conservare, ma un modo attivo e vivo di interpretare e leggere la realtà, non per subirla, ma per prendervi parte. Partigiani, appunto.
È con questo paio di occhiali, dunque, che ho “sfogliato” il primo numero digitale di Patria Indipendente, ricevendone in cambio alcuni spunti di riflessione politica, sociale o semplicemente giornalistica. Cominciamo da quest’ultima. Il sito non è la banale traduzione elettronica del giornale di carta, ma una vera rivista web. Se lo dico e lo scrivo è perché il pericolo c’era, eccome: è quello che hanno fatto agli inizi della loro avventura digitale tutti i grandi quotidiani di carta, perché non avrebbe dovuto farlo una rivista con un passato così imponente e così importante? Credetemi, la cosa più difficile per un giornale di carta che scopre l’online è liberarsi dei vecchi schemi e delle antiche abitudini. Capire che quello che cambia non è tanto dove si legge (uno schermo elettronico anziché un foglio di carta) ma come e quando. Cambiano i modi e i tempi di lettura. E cambiano i lettori. Bisogna rassicurare e mantenere quelli vecchi mentre si cerca di attirare ed accogliere quelli nuovi. Buona dunque l’idea di una newsletter a cui iscriversi per ricevere sul proprio computer (ma anche tablet o smartphone) gli spunti degli articoli contenuti nell’ultimo numero in edicola, pardon, in rete. E ottima la decisione di aprire subito un prolungamento Facebook e Twitter per dare spazio ai commenti e a gli interventi dei visitatori. Mi chiedo invece se uno spazio simile non andava creato direttamente sotto gli articoli. O, ancora, se non riportare sul sito alcuni dei commenti che arrivano via mail o via social: lanciare insomma una poco originale, ma sempre efficace “posta dei lettori” dove i nativi digitali (a loro agio con Twitter e Facebook) possano incontrarsi e dialogare con chi, assai più vecchio di loro, ha sì iniziato a navigare in rete (fenomeno in crescita quello dei nonni online) ma non è ancora abituato al “mondo nuovo” dei twitt.
Discorso a parte riguarda invece l’utilizzo di link e di materiale multimediale che andrebbe sicuramente incrementato: è una grande opportunità di sviluppo del sito ed è il modo più efficace per portare agli occhi del visitatore/lettore l’enorme ricchezza dell’archivio storico dell’Anpi.
La seconda riflessione riguarda proprio gli occhi del lettore. Una ricerca della Kaiser Foundation ha rilevato come oltre un terzo dei giovani tra gli 8 e i 18 anni ricada nella categoria dei “multitasker”, delle persone cioè che riescono a fare più cose contemporaneamente, come leggere, ascoltare musica, mandare messaggi e così via. Il cervello dei nostri ragazzi, ovviamente, non è diverso dal nostro: a cambiare sono gli strumenti a loro disposizione che permettono di saltare rapidamente fra tre, quattro o più attività diverse. Una volta, come direbbero i nonni, digitali o meno, c’era un tempo per leggere, uno per scrivere, un altro per disegnare. Oggi quei tempi si sono abbreviati e addirittura mescolati: grazie a un tablet o a uno smartphone quelle attività vengono svolte, sempre più, una accanto all’altra. E questo influenza, profondamente, il modo in cui le informazioni e le notizie vengono consumate dai nuovi lettori: non è vero che i giovani leggono di meno, ma è vero che leggono in modo diverso. Il web fa parte, profondamente, di questo modo diverso, sicuramente nuovo, di portare le notizie a un pubblico sempre più ampio e sempre più giovane. Bene dunque che l’Anpi abbia deciso di “sporcarsi le mani”, come diceva Sartre, con questo nuovo modo di comunicare e informare. Se si vuole entrare in contatto con le giovani generazioni, se si vuole l’attenzione dei loro occhi e delle loro menti, è questa la porta da cui passare.
La terza riflessione prende spunto dall’articolo, interessante ma inquietante, dedicato ai neofascismi in rete. Entrare attivamente nel web significa infatti comprendere i nuovi strumenti, non solo della comunicazione in generale, ma di quella politica in particolare. E magari scoprire che è proprio in rete, soprattutto sui social network, che è in forte crescita una pericolosa attività di siti neofascisti e neonazisti. Una presenza costante dell’Associazione dei partigiani all’interno della rete permetterà di portare la sua storica attività di attenzione e denuncia in una dimensione nuova, fatta di piazze virtuali ma anche di pericoli reali. E questo, da solo, è più che sufficiente per dare senso e spessore alla scelta compiuta dall’Anpi. Benvenuti nel web.
Luca Landò è stato direttore del quotidiano l’Unità e del sito Unita.it. Prima di fare il giornalista ha lavorato come neurobiologo cellulare presso l’Università di Berkeley
Pubblicato giovedì 1 Ottobre 2015
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