
Suscita una certa tenerezza la scena del film Un giorno in pretura del 1954 di Steno ambientata allo stadio Olimpico di Roma in occasione del derby cittadino. Il pretore Lo Russo interpretato da Peppino De Filippo, tifoso della Lazio, e il giovanotto di borgata Nando Mericoni interpretato da Alberto Sordi, tifoso della Roma, si incrociano tra gli spalti gremiti di persone e vengono alle mani. Non sembrano esserci separazioni nette tra i tifosi delle due squadre come adesso. Tanto che Nando Mericoni che porta un curioso copricapo a forma di lupa romanista una volta riconosciuto l’integerrimo pretore Lo Russo, teso a sventolare un’innocua bandierina biancoceleste, si avvicina indisturbato al rivale. L’intenzione di Nando l’americano è quello di vendicarsi per una condanna di tre mesi per oltraggio al pudore inflittagli dal pretore qualche tempo prima. La lite, al di là delle questioni personali dei due protagonisti, riflette la rivalità calcistica di un’Italia dove il tifo era un tempo confinato in un dissidio tra realtà differenti per collocazione geografica o sociale. Le squadre di città della stessa regione da sempre in competizione (per esempio Pisa e Livorno) o della stessa città che si differenziavano per la provenienza sociale dei loro sostenitori (le squadre del popolo come il Toro e la Roma contro le squadre di élite come la Juve o la Lazio) o ancora dello stesso Paese nell’eterno divario tra nord e sud (il meridione in cerca di riscatto identificato nel Napoli e nelle squadre romane contro il nord più sviluppato rappresentato dalle squadre a strisce di Torino e Milano).

Col tempo il tifo calcistico perde il candore evocato dalle immagini del film di Steno tanto che, facendo un salto ai primi anni 90, un altro film ambientato a Roma di Ricky Tognazzi (questa volta interamente dedicato al mondo dei tifosi) pone il suo sguardo sui sostenitori estremi della squadra giallorossa. Già il titolo Ultrà avvicina lo spettatore a un fenomeno, quello del tifo oltranzista sorto alla fine degli anni 60, che vedeva l’appartenenza a una squadra di calcio staccarsi dalla semplice e innocua visione partecipata dello spettacolo calcistico per avvicinarsi a un sostegno continuo della propria compagine, esercitato nella convinzione che questo potesse influire sull’esito della gara.

Una rappresentazione particolarmente evocativa sul tifo delle origini è quella presentata dal 13 novembre al 15 dicembre 2024 sulla cancellata storica della Mole Antonelliana di Torino dal Museo Nazionale del Cinema di Torino: “Ragazzi di stadio”, quattordici immagini di grande formato scattate ai tifosi di fede bianconera e granata dal compianto Daniele Segre alla fine degli anni 70, un lavoro divenuto nel tempo una mostra fotografica, un libro e tre film documentari che racconta un fenomeno sociale agli albori «facendo emergere implicitamente le grandi questioni sociali, economiche, politiche e storiche dell’Italia dell’epoca: dalla crisi della classe operaia al degrado delle periferie, dalla violenza come linguaggio quotidiano al lento ma definitivo passaggio verso una società depoliticizzata».

Il fenomeno ultrà è stato negli anni oggetto di svariate indagini. Le origini, la diffusione, i comportamenti, le regole all’interno dei gruppi organizzati, gli strumenti utilizzati per sostenere la squadra, il ricorso alla violenza, gli incidenti e le vittime tra i tifosi di opposte fazioni che hanno visto coinvolte talvolta anche forze dell’ordine o sostenitori pacifici o i recenti casi di infiltrazione mafiosa nelle curve di alcune tra le squadre più affermate del campionato per la gestione delle attività connesse allo spettacolo calcistico.

Nutrita la bibliografia, i film e i documentari che trattano il fenomeno “ultrà”. Tra i più recenti contributi si segnala il volume di James Montague “Fra gli ultras. Viaggio nel tifo estremo” del 2024. Anche la connotazione politica delle curve calcistiche è stata negli ultimi anni oggetto di analisi. Il rapporto dell’Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive del 2022 del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno registrava 455 gruppi ultras, 171 connotati da un orientamento politico. Una maggioranza quindi apolitica. Quella politicizzata, a giudicare dai numerosi casi rilevati negli ultimi anni di aperta apologia al fascismo (bandiere naziste, croci celtiche, saluti romani, ecc.) in maggioranza legata ai gruppi di estrema destra, con intrecci non tanto velati tra capi curva e gruppi neofascisti. Un’affinità, per esempio, celebrata nella manifestazione del 6 giugno 2020 al circo Massimo di Roma indetta dalle tifoserie vicine alla galassia nera contro la quale si era mossa l’Anpi capitolina.

Una tifoseria nera incline a usare l’antifascismo come un insulto. Singolare in occasione del derby romano di coppa Italia del 10 gennaio 2024 per esempio la presenza di uno striscione che recitava: “Da Bitetti a Maestrelli… fino al ‘No’ alla fusione. Sei anti fascista per tradizione!” con cui un gruppo di tifosi romanisti prendeva di mira i rivali ricordando come tra i fondatori della polisportiva Lazio vi fosse Olindo Bitetti, il padre di Ivo che aveva contribuito all’arresto di Benito Mussolini il 27 aprile 1945 o come tra i principali protagonisti della storia biancoceleste vi fosse l’allenatore dello scudetto 1974 Tommaso Maestrelli partigiano della brigata Garibaldi. Il “no alla fusione” citato nello striscione alludeva invece all’opposizione della Lazio nel 1927 «al progetto di unione di tutte le realtà calcistiche capitoline dell’epoca in un unico club, portato avanti dal gerarca fascista Italo Foschi e da cui nasceva proprio l’As Roma».

Una tifoseria nera che talvolta riesce a uscire indenne nonostante la gravità delle proprie “esternazioni”. Sorprendente, per esempio, l’assoluzione degli otto tifosi veronesi che si erano presentati allo stadio in occasione della gara Bologna – Hellas Verona del 19 gennaio 2020 con cappelli raffiguranti la sagoma stilizzata di Hitler ma erano stati poi assolti nel processo di tre anni dopo perché per il giudice il reato non sussisteva. Uno spazio, quello della curva, che riflette quello che avviene in una società in evoluzione. E se oggi prevale l’antipolitica o il populismo di estrema destra anche quello spazio ne risente. Si vedano le virate a destra di alcune tifoserie un tempo collocate a sinistra.

Oggi, comunque, l’immagine del tifoso di curva apolitico e incline alla dedizione assoluta verso la propria squadra o nei restanti casi neofascista o neonazista con tutte le manifestazioni più evidenti del caso è contraddetta dalle posizioni di una fetta di sostenitori mossa non esclusivamente dal sostegno “fideista” alla propria squadra. E di certo non disposta a piegarsi all’ideologia prevalente di dominio e sopraffazione incarnata dall’estrema destra che sembra peraltro adattarsi alla perfezione alla logica di supremazia presente nello scontro calcistico. Sostenitori attenti alla difesa dei valori democratici, alle questioni internazionali, alle tematiche sociali, ai diritti e in taluni casi schierata apertamente a sinistra. Per esempio quelli coagulatesi attorno al progetto Fronte di Resistenza Ultras fondato nel 2014 da tifosi di Livorno, Ancona e Ternana che vedevano la partecipazione di sostenitori di altre squadre quali Bologna, Cosenza, Venezia, Casertana, Crotone, Perugia e Genoa.

Il volume del 2022 The roaring red front di Stewart McGill e Vincent Raison, raccoglie le esperienze delle tifoserie di sinistra di tutto il mondo partendo dalla leggendaria icona del tifo antifascista, la curva del Sankt Pauli di Amburgo. Questo ad Amburgo. Ma in Italia cosa accade? La passione per il calcio da parte di molti sostenitori è stata accompagnata negli ultimi anni, come nei casi che passeremo in rassegna, da precise prese di posizione contro discriminazioni e ingiustizie. Non necessariamente legate a un’appartenenza politica. Talune iniziative potremmo infatti definirle “trasversali”. La carrellata (di certo non esaustiva) inizia, data la giustificata reazione di fronte alle citate esibizioni di stampo neofascista sugli spalti, da alcuni momenti in cui i sostenitori delle curve hanno manifestato la loro vicinanza agli ideali sorti con la Liberazione del 1945.

In occasione della partita tra il Livorno (squadra nobile decaduta in serie D che fino a qualche anno prima calcava i campi della serie maggiore) e la squadra Mobilieri Ponsacco del 21 gennaio 2024 (data non inosservata perché nello stesso giorno del 1921 nasceva a Livorno il partito Comunista Italiano) veniva calata in curva l’effige di Ilio “Dario” Barontini morto il 22 gennaio del 1951, primo segretario della federazione comunista della città toscana, combattente a fianco del popolo abissino durante l’invasione fascista in Etiopia e della Repubblica popolare spagnola durante la guerra civile, partigiano della Brigata Garibaldi durante la Resistenza italiana. Sui lati dell’immagine di Barontini veniva significativamente citata una strofa tratta dalla celebre canzone “Per i morti di Reggio Emilia” di Fausto Amodei: “Sangue del nostro sangue, nervi dei nostri nervi”.

Rappresentativo l’atteggiamento dei tifosi livornesi nei confronti dell’appartenenza calcistica era lo striscione esposto in altro sulle gradinate “Livorno è la mia vita non solo alla partita”. Come ha scritto in un articolo del 2024 Valerio Poli di Sport People «si può star qui a discutere sull’opportunità di esporsi in maniera netta ed inequivocabile su alcuni temi e si può discutere se ed in quale maniera sia lecito introdurre l’aspetto politico in un contesto come quello sportivo, ma tant’è: a dispetto di chi ha scelto una ortodossia prettamente ultras che esclude in tronco la politica, fa ancora da contraltare chi invece pensa e agisce secondo la convinzione che tutto sia politica ed anche esprimere un certo antagonismo sugli spalti sia in tal senso ancora necessario e nient’affatto anacronistico».
Altri esempi significativi di antifascismo in curva lo striscione esposto il 28 agosto 2022 dai tifosi del Cosenza in trasferta a Parma nel centenario delle barricate erette nella città emiliana nel 1922 dalla popolazione emiliana per respingere gli attacchi degli squadristi fascisti comandati da Italo Balbo. “Parma 1922 – Onore agli arditi del popolo”. Qualche mese prima sempre gli ultras calabresi avevano affisso in curva durante la partita con il Pordenone del 25 aprile 2022, in occasione dell’anniversario della Festa della Liberazione, lo striscione “25 APRILE – SEMPRE”. L’anno successivo a Perugia, durante l’incontro del 22 aprile 2023 contro la squadra umbra, i tifosi calabresi avevano intonato dagli spalti il celebre canto partigiano “Bella ciao”.

Un altro esempio della vicinanza di alcuni gruppi ultrà agli ideali antifascisti era quello mostrato dai tifosi dell’Empoli. In occasione della gara con l’Udinese dell’11 marzo 2023 i tifosi toscani avevano ricordato la deportazione nei campi di sterminio degli operai della ex Vetreria Taddei sequestrati dai nazi-fascisti e il sacrificio del calciatore Carlo Castellani (al quale è dedicato lo stadio) offertosi ai militari nel corso di un rastrellamento tra le famiglie antifasciste empolesi per salvare il padre malato. Il calciatore era stato deportato nel lager di Gusen, sottocampo di Mauthausen, dov’era morto nell’agosto del 1944. Lo striscione recitava: “8 marzo 1944. Empoli non dimentica Carlo Castellani e i deportati della vetreria Taddei”.

Negli anni precedenti i tifosi delle curve non si erano limitati a dichiarare allo stadio la propria posizione antifascista. Per esempio a Terni la tifoseria locale della curva est aveva deciso nel febbraio del 2010, in occasione dell’incontro con il Pescara, di aderire alla mobilitazione promossa la domenica 28 febbraio dalla Rete Antifascista cittadina contro l’iniziativa politica, spacciata per corso di paracadutismo, organizzata in quel periodo dalla formazione neofascista CasaPound all’aviosuperficie di Terni. Nel comunicato si faceva riferimento al «maldestro tentativo, sottovalutato dall’amministrazione comunale di entrare nel territorio ternano da parte di gruppi che rivendicano il patrimonio ideale e umano che il fascismo italiano ha costruito con immenso sacrificio». Nel comunicato veniva ribadito il carattere antifascista della città «e la critica ferma di ogni forma di revisionismo storico e l’assoluta distanza e denuncia di coloro che pensano di aprire spazi politici ai neofascisti».

Anche sul fronte del pacifismo numerose sono state le prese di posizione di una parte consistente di tifosi. A un mese dall’attacco di Hamas e dalla conseguente risposta israeliana le curve degli stadi si esprimevano con posizioni nette. Venuti a conoscenza dei primi dati sulle vittime tra la popolazione civile palestinese, i tifosi di alcune curve dichiaravano la loro posizione nei confronti del conflitto in corso e della guerra in generale. “Chiamiamo le cose col loro nome, a Gaza è un massacro di inermi, nessuna giustificazione” era scritto sugli spalti della Curva Nord del Lecce la domenica dell’11 novembre 2023 in occasione della gara con il Milan.

Concetto peraltro già espresso dai tifosi livornesi a una settimana dall’inizio delle ostilità nella gara di serie D tra la compagine toscana e il Tau: “In guerra nessun civile dovrebbe morire, né per mano di un “terrorista”, né di un “esercito regolare”». Tifosi che in molte curve non si limitavano a esporre bandiere palestinesi ma che a distanza di mesi, quando il massacro della popolazione palestinese proseguiva, organizzavano il 21 marzo 2024 una raccolta di beni di prima necessità per la popolazione di Gaza davanti allo stadio di San Siro. Da segnalare che gli stessi tifosi del Milan il 4 novembre 2023 avevano esposto durante la gara con l’Udinese uno striscione contro tutte le guerre in generale ma che recava un riferimento esplicito a quanto stava avvenendo nei territori palestinesi: “Fate silenzio quando i bambini dormono, non quando muoiono”.
Dai campionati minori alla serie A molti tifosi esprimevano la loro ferma condanna nei confronti dell’aggressione israeliana e, come nel caso dei sostenitori della curva nord del Pisa, organizzavano un corteo per le strade della città toscana il 24 febbraio 2024 per esprimere la solidarietà nei confronti degli studenti caricati dalla Polizia in occasione della manifestazione pacifica tenutasi a Pisa il giorno precedente. “Non si reprime un ideale di libertà. Vicini agli studenti che hanno manifestato”. Qualche mese dopo, il 26 aprile 2024, in occasione della gara con il Catanzaro gli stessi sostenitori toscani esponevano uno striscione nel quale invitavano a mantenere alto l’interesse nei confronti della guerra a Gaza: “Sta calando l’attenzione, No alle stragi di civili. Non abbandoniamo la Palestina”.

Nelle curve di Casertana, Campobasso, Catania, Cosenza, Genoa, Fiorentina, Livorno, Napoli, Roma, la posizione del tifo ultrà era chiara. Molte erano le bandiere palestinesi sventolate durante gli incontri, molti erano gli striscioni laddove si poneva l’accento sulle conseguenze che la guerra aveva sulla posizione civile, in particolare sui bambini. Netta in particolare la posizione dei tifosi genoani che, durante la gara con il Frosinone del 31 marzo 2024, chiedevano si ponesse fine al massacro della popolazione di Gaza: “Basta censura, basta indifferenza. Stop al genocidio in Palestina”. Ha suscitato interesse, tra l’altro, la reazione di una parte di tifosi salernitani contraria all’acquisto del giocatore Shon Weissman nel mercato calcistico invernale del 2024 da parte della squadra campana. L’attaccante israeliano in arrivo dal Girona aveva infatti pubblicato diversi post che incitavano all’odio verso la comunità palestinese. A proposito delle posizioni manifestate da molti tifosi nei confronti di quanto avveniva a Gaza da segnalare un incontro promosso il 30 novembre 2024 a Verona da parte di “Pallonate in faccia” in collaborazione, tra l’altro, con i sostenitori del gruppo Rude Film della Virtus Verona, incontro dal titolo “Calcio, politica e sociale. Dalla guerra in Palestina alla questione di genere”. «Un dialogo tra sport e società per parlare di come il pallone, simbolo universale e contestato, possa essere veicolo di empowerment e resistenza /…/ il Calcio come lente d’ingrandimento per approfondire la realtà sociale che ci circonda».

In tema di guerra, peraltro, molti tifosi si erano abbondantemente espressi anche in occasione dell’invasione russa in Ucraina, come ad esempio lo striscione affisso sempre dagli attivi tifosi pisani nel corso della partita del 2 marzo 2022 con il Crotone. “né con Putin, né con Azov, né con la Nato. Basta guerre”. Analoghe iniziative nello stesso periodo da parte, tra i tanti, dei tifosi del Cosenza, Genoa, Salernitana, Siracusa.
Da segnalare l’assurdo episodio accaduto a Napoli. A pochi minuti dall’inizio del ritorno dei playoff di Europa League contro il Barcellona del 21 febbraio 2022, alcuni tifosi partenopei si erano visti negare dalle autorità la possibilità di portare sulle tribune uno striscione di pace con su scritto: “No alla guerra” per la presenza all’incontro di arbitri russi. Sempre a proposito di tifosi napoletani, di pessimo gusto lo striscione esposto da un gruppo di tifosi dell’Hellas Verona nella notte del 13 marzo 2022 davanti allo stadio Bentegodi prima della gara con la squadra partenopea del giorno successivo che invocava un attacco aereo sul capoluogo campano, con tanto di coordinate geografiche.

Sempre in tema di guerra il 18 marzo 2022 compariva uno striscione nella curva pisana durante la partita con il Benevento. Un commovente omaggio a Lorenzo Orsetti militante antifascista toscano caduto martire ad Al-Baghuz Fawqani, il 18 marzo del 2019 combattendo contro l’Isis a fianco della popolazione curda: “ogni tempesta comincia con una singola goccia. Orso vive” una frase estratta dalla sua ultima lettera prima di morire.

Nella stessa città, Verona, che nell’aprile del 1996 aveva visto alcuni supporters dell’Hellas scagliarsi contro l’ingaggio di un giocatore di colore esibendo sugli spalti un manichino impiccato, si sono distinti in questi anni i tifosi di un’altra squadra scaligera, la Virtus Verona, i cui tifosi, appartenenti al gruppo Rude Firm 1921, si sono caratterizzati per iniziative tese all’integrazione. Il progetto del gruppo segnalava infatti la presenza sulle gradinate dello stadio Gavagnin di ragazzi provenienti da vari paesi africani indicando «in questa nuova forza aggregativa multietnica il futuro della tifoseria rossoblù». Già nel settembre del 2010 gli stessi tifosi della Rude Firm 1921 avevano promosso una tre giorni di musica, sport e dibattiti intitolata “Un calcio al razzismo”.

Stesso titolo quest’ultimo di un libro del 2021 di Igor De Amicis e Paola Luciani dedicato a un allenatore di calcio, Igor Trocchia, insignito nel 2019 del titolo dal Presidente Mattarella Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana “per il suo esempio e la sua determinazione nel rifiuto e contrasto a manifestazioni di carattere razzista”. Sono stati numerosi, tra l’altro, i contributi di allenatori che con coraggio hanno denunciato episodi di razzismo ai danni di giocatori di colore. A titolo di esempio, quello di Moreno Longo allenatore del Bari per gli insulti razzisti ai danni di un suo giocatore Mehdi Dorval da parte del centrocampista italoargentino Franco Vazquez della Cremonese durante la partita giocata nel capoluogo pugliese il 15 febbraio 2025 e quello due anni prima di Claudio Ranieri allenatore del Cagliari (ora alla Roma) per i cori razzisti ai danni di un suo giocatore Antoine Makounbou da parte da alcuni tifosi del Verona durante la partita giocata tra le due squadre nella città veneta il 23 dicembre 2023. Importanti, inoltre, le parole di un altro personaggio del calcio da sempre impegnato nelle battaglie antirazziste, Lilian Thuram ex giocatore di Parma e Juventus che nel corso di un’intervista rilasciata al Festival dello Sport di Trento del 2021 sosteneva: «Il razzismo è arroganza, è pensare di avere sempre ragione, è non volere ascoltare gli altri. /…/Anche nel mondo del calcio ci sono queste abitudini. I giocatori devono dire: sì, c’è razzismo in Italia. E lo dici perché ami l’Italia e vuoi cambiare le cose». E per cambiare le cose occorre denunciare quanto avviene. Come hanno fatto ad esempio i tifosi della Virtus Verona che si sono pronunciati in maniera netta contro i cori e gli insulti razzisti da parte di alcuni tifosi padovani ai danni del portiere della loro squadra durante la partita giocata dai virtussini contro il Padova il primo febbraio 2025. «Chi ama il calcio, odia il razzismo !!! Massima solidarietà a nostro fratello Sheikh Sibi /…/ Sempre a difesa dei nostri colori e dei nostri valori, contro ogni discriminazione razziale, religiosa, sessuale!!! ».

Molte altre sono le tifoserie che si sono espresse sul tema del razzismo. Tra le tante se ne segnala una particolarmente efficace dei tifosi napoletani che qualche anno fa, durante la partita della squadra partenopea con il Carpi del 7 febbraio 2016 esponevano tanti fogli con su stampata la faccia del difensore Koulibaly per mostrare la propria vicinanza al giocatore vittima di ululati nella gara del turno precedente con la Lazio. Un mese dopo alcuni sostenitori laziali prendevano le distanze dai comportamenti razzisti della minoranza di tifosi che si era resa protagonista dell’episodio e si schieravano contro il razzismo prima della gara con lo Sparta Praga del 17 marzo dello stesso anno: «We Love S.S. Lazio 1900 – We Fight Racism», recitava lo striscione comparso nelle strade della capitale.
Anche nelle serie minori si registravano iniziative tese all’integrazione. Come nel caso dei tifosi del Fasano che il 20 aprile 2023, fedeli da anni ai principi di aggregazione e antirazzismo, organizzavano in collaborazione con l’Associazione Fasano Antirazzista una partita antirazzista per condividere la serata con i migranti ospiti di una struttura del comprensorio. A proposito di migranti e di calcio minore, stupefacente la multa di 550 euro disposta nei confronti di una società bergamasca (l’Atheltic Brighela) perché i propri giocatori, il 5 marzo 2023, prima di una partita di campionato di Terza Categoria mostravano a centrocampo uno striscione con la scritta: “Cimitero Mediterraneo, basta morti in mare”. L’iniziativa, riferita ai 73 migranti morti in mare al largo della Libia il 15 febbraio, accolta dagli applausi del pubblico presente, portava alla sanzione da parte del Giudice sportivo della Delegazione di Bergamo, comminata per aver esposto lo striscione nonostante il parere contrario dell’arbitro.’
Tra le tante iniziative dei supporters della citata Rude Firm 2021 della Virtus Verona vale la pena ricordare un’altra importante campagna: questa volta a sostegno delle donne vittime di stupro. In occasione della partita del primo febbraio 2025 Virtus Verona – Calcio Padova pubblicavano un post che recitava: «Entrambe le squadre vedono nella propria rosa dei calciatori condannati per stupro /…/ abbiamo già assistito alla beffa di farli scendere in campo con la fascia “No alla violenza sulle donne”, oggi continuano a giocare come se nulla fosse accaduto». Eloquente il messaggio contro le Società calcistiche che, non adottando misure nei confronti dei giocatori, tolleravano e giustificavano quanto accadeva.

Analoga iniziativa da parte dei tifosi del Lanerossi Vicenza che esponevano uno striscione davanti alla sede Figc di Vicenza criticando l’ipocrisia delle istituzioni del calcio italiano verso i giocatori sotto accusa, scesi regolarmente in campo: “Guance dipinte di rosso – coscienze sporche di silenzio”. Il riferimento era rivolto al segno rosso sul viso dei calciatori contro la violenza sulle donne portato dai calciatori in occasione della 13° giornata di campionato 2024/2025 dell’8, 9 e 10 novembre 2024, durante la quale scendevano in campo ben quattro giocatori condannati per stupro, tra Serie B e Serie C .
In quel periodo molti tifosi esponevano nelle curve striscioni contro la violenza sulle donne. A titolo di esempio a Bologna nella gara con il Venezia del 2 dicembre 2024 dove veniva condannata l’indifferenza nei confronti del fenomeno: “Non è più tempo di voltarsi dall’altra parte. Basta violenza sulle donne”.

L’anno precedente, il 2023 a novembre, molti tifosi avevano voluto ricordare le vittime di femminicidio. In particolare quello avvenuto ai primi del mese di Giulia Cecchettin. Numerosi gli striscioni in ricordo della vittima, a Cosenza, Pescara, Foggia e Benevento. Ad esempio quella predisposto dai tifosi giallorossi nel corso della partita di Champions League femminile Roma Ajax del 23 novembre 2023

In un Paese dove il dato del bilancio delle morti sul lavoro risulta drammatico (in particolare nel 2024 che registrava con 1.090 vittime un aumento del 4,7% di casi rispetto al 2023) numerose sono state le prese di posizione di alcuni gruppi ultras negli stadi. Vale la pena ricordare lo striscione genoano che durante l’incontro con il Napoli del 21 dicembre 2024 ricordava Giovanni Battista Macciò operaio di 52 anni morto qualche giorno prima travolto da una ralla nel porto di Genova. Nei giorni precedenti striscioni di analogo tenore quelli esposti dai sostenitori di Fiorentina ed Empoli per ricordare l’esplosione nel deposito Eni di Calenzano del 9 dicembre che aveva causato la morte di cinque persone. Da segnalare la stretta correlazione tra il lavoro precario e la conseguente compressione dei livelli di sicurezza che favoriva il rischio di incidenti sul lavoro mortali messa in evidenza degli ultras empolesi durante la gara con il Torino del 13 dicembre. “Di lavoro si muore perché di precarietà si vive” recitava lo striscione.

Con riferimento al tragico incidente avvenuto a Brandizzo in provincia di Torino dell’anno precedente, il 30 agosto 2023, che aveva causato la morte di cinque operai sui binari nei pressi della stazione del paese piemontese, lo striscione dei tifosi del gruppo dei Rangers pisani durante la gara con il Bari del 16 settembre 2023 denunciava come tali eventi fossero talvolta legati alle negligenze dei datori di lavoro in tema di sicurezza: “Basta morti sul lavoro. Basta padroni impuniti”. Sul tema delle morti sul lavoro, l’attenzione dei tifosi si era calata nel novembre del 2022 in Qatar, laddove per gli infortuni in cantiere e per il caldo estremo erano morti secondo i dati di Amnesty International più di 15 mila lavoratori migranti impegnati dal 2010 al 2019 nei lavori di preparazione dei mondiali di calcio. Dopo quella del Pisa, del Bologna, del Brescia, del Cosenza e del Napoli anche la curva della Roma assumeva nella partita con il Torino del 13 novembre 2022 una posizione netta nei confronti del Paese arabo, colpevole di violazione dei principali diritti dei lavoratori. Lo striscione faceva riferimento anche i danni ambientali riconducibili all’evento calcistico.

In occasione dell’assoluzione del 31 ottobre 2014 nel processo d’appello degli imputati della morte di Stefano Cucchi deceduto il 22 ottobre 2009 in seguito alle percosse inflitte cinque anni prima da due carabinieri, i tifosi del Torino della curva Primavera esponevano sugli spalti, in occasione della partita con l’Atalanta del 2 novembre 2014, lo striscione “La legge non è uguale per Cucchi”. Analoga iniziativa, nel piazzale antistante lo stadio di Bergamo il giorno prima della partita a Torino dai tifosi atalantini in trasferta: “L’ennesima sentenza l’ha dimostrato. Per lo Stato uccidere non è reato”. Tra i tanti striscioni, quello dei tifosi blucerchiati della gradinata Sud di Genova dove si stava giocando, nella stessa giornata di campionato, Sampdoria – Fiorentina: “giustizia per Cucchi”. La domenica successiva nel corso dell’incontro dell’Inter con l’Hellas Verona uno striscione dello stesso contenuto predisposto dai tifosi nerazzurri “Basta bugie, silenzi e omertà. Vogliamo soltanto la verità. Giustizia per Stefano Cucchi” veniva rimosso dagli agenti della Digos.
A seguito della richiesta del 17 gennaio 2017 di rinvio a giudizio per omicidio preterintenzionale e abuso di autorità nei confronti dei militari dell’Arma dei Carabinieri ritenuti responsabili della morte di Stefano Cucchi, allo stadio Dall’Ara i tifosi del Bologna in occasione della gara con il Torino esponevano il 22 gennaio 2017 lo striscione “Otto anni di falsità. Finalmente la verità. Cucchi assassinato dallo Stato”. Nell’ottavo anniversario della morte del geometra romano, il 22 ottobre 2017 i tifosi giallorossi in trasferta a Torino per la gara con i granata esibivano uno striscione in sua memoria: “22-10-2009 Stefano Cucchi”.
Dopo un lungo percorso di processi e appelli, conclusasi la vicenda con la condanna definitiva del 4 aprile 2022 dei due carabinieri autori del pestaggio, i tifosi della Cavese nella gara contro il Potenza del 26 ottobre 2024 esponevano uno striscione che richiamava la proposta di codice identificativo per le forze di Polizia presentata dalla senatrice Ilaria Cucchi sorella di Stefano. “13-10-2024: la morte non è uguale per tutti! Numeri identificativi nel dimenticatoio… per chi come Stefano Cucchi ha subito la vostra repressione l’unica via è la ribellione!”. I vertici calcistici sanzionavano la società di calcio campana perché lo striscione conteneva una frase ritenuta “oltraggiosa nei confronti delle istituzioni”. Significativo a tale proposito il commento della Senatrice che, nel rimarcare quanto invece fosse un “oltraggio” il rinvio continuo del provvedimento da parte della maggioranza, sosteneva come, anche in questo caso, lo sport fosse stato «fondamentale anche per trasmettere un messaggio di civiltà».

Anche sul caso di Federico Aldrovandi un ragazzo di appena 18 anni ucciso durante un controllo il 25 settembre 2005 da quattro poliziotti poi condannati il 21 giugno 2012 a 3 anni e 6 mesi di reclusione per omicidio colposo con “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi e della violenza” si sono registrate numerose iniziative da parte dei tifosi. Da ricordare l’evento “Curve per Federico” del 24 settembre 2022 nell’anniversario della morte del ragazzo, tenutosi al parco Coletta di Ferrara la città del ragazzo, tifoso della Spal, organizzato dai tifosi della curva Ovest della città emiliana, evento alla quale hanno partecipato tifoserie da ogni parte d’Italia. Numerosi gli striscioni comparsi in questi anni in molti stadi dedicati ad Aldrovandi, non soltanto italiani. Compreso quello recentemente esibito dagli Ultras de Lys del SV Darmstadt in Germania nella gara con il Magdeburgo del 28 settembre 2024.
Altri due episodi. Quello avvenuto nel 1984 che vedeva la morte del tifoso della Triestina Stefano Furlan, colpito violentemente alla testa da un poliziotto nel dopo gara di Coppa Italia Triestina-Udinese dell’8 febbraio 1984, recentemente ricordato nel quarantesimo anniversario della morte dai tifosi friulani con una mostra dal titolo “Col tuo nome addosso” al porto vecchio di Trieste. Più recentemente quello accaduto il 24 novembre 2024 a Milano dove perdeva la vita un ragazzo Ramy Elgaml, morto in un incidente a Milano dopo un inseguimento dei carabinieri mentre era a bordo di uno scooter, rilevato dai tifosi perugini nel corso della partita con il Carpi del 10 gennaio 2025 che esponevano lo striscione con la scritta: “Giustizia per Ramy”.
In occasione di disastri climatici come l’alluvione in Emilia-Romagna del maggio del 2023 molte curve si sono mostrate solidali nei confronti delle popolazioni colpite. Durante la gara tra la Cremonese e il Bologna del 20 maggio, per esempio, i tifosi emiliani esponevano lo striscione: “Emilia e Romagna unite nel dolore”. Stesso sostegno alle popolazioni colpite dall’alluvione nelle Marche del settembre 2022 da parte dei tifosi che non si limitavano ad esporre striscioni solidali ma che come i sostenitori della curva nord dell’Ancona si recavano direttamente nelle zone colpite per spalare il fango o come quelli della Cavese che si organizzavano per raccogliere fondi e generi di prima necessità da destinare nelle Marche. Medesimo supporto dai tifosi della Fiorentina per le popolazioni alluvionate tra Campi Bisenzio e Prato del novembre 2023. Alcuni questi indicati tra gli esempi degli innumerevoli interventi dei gruppi ultrà di tutto il paese in aiuto delle popolazioni colpite dai sempre più frequenti fenomeni meteorologici estremi registrati nel nostro paese.

In un’altra tragica circostanza (quella legata all’emergenza sanitaria legata al coronavirus) fornivano il loro contributo anche gli ultras della Curva Nord dell’Atalanta nella realizzazione della struttura realizzata per ospitare posti di terapia intensiva e sub-intensiva per gli ammalati di Covid nell’aprile del 2020. E in alcuni casi la rivalità calcistica passa in secondo piano come nel caso dei tifosi della Cavese che, nella gara con i rivali del Taranto del 17 novembre 2024, esponevano uno striscione emblematico dedicato alla questione ambientale legata all’Ilva ponendo con forza la questione dell’occupazione e della salvaguardia ambientale: “Ilva: storia di un paese avvelenato. Lavoro o salute il ricatto delle Stato”.
Una riflessione finale. In un momento in cui non cessano le iniziative dei tifosi sui temi presi in esame (ad esempio la recente condanna dei tifosi di Empoli e Pisa contro la decisione della Fifa di non escludere Israele dalle competizioni sportive nonostante gli eventi di Gaza) potrebbe essere utile interrogarsi se la spinta esercitata dai gruppi di tifosi descritta possa contribuire a rendere più attrattivi i valori di solidarietà e impegno civile di una politica progressista talvolta appannata e insinuarsi tra le fasce popolari sulle quali purtroppo hanno fatto breccia negli ultimi tempi le “seducenti” propagande sovraniste.
Renato Paganotto, architetto, iscritto Anpi
Pubblicato domenica 9 Marzo 2025
Stampato il 09/03/2025 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/passione-sportiva-e-antifascismo-allo-stadio-i-tifosi-che-resistono/