Il video è disponibile e scaricabile in definizione adatta alla trasmissione sui social da www.anpi.it. “1940, la catastrofe” è un video-racconto realizzato dall’associazione dei partigiani per non dimenticare in questo anno tanto complicato un anniversario importante seppur nefasto: l’80° dell’entrata dell’Italia fascista nel secondo conflitto mondiale.
Prodotto in collaborazione con l’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’Esercito, l’Istituto Ernesto De Martino, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, e il sostegno operativo del ministero dei Beni culturali il film-documentario unisce rigore scientifico e capacità di catturare l’attenzione.
I contributi storici sono di insigni docenti e ricercatori, in ordine alfabetico: Spartaco Capogreco, Francesco Palaia, Paolo Pezzino, Fulvio Poli, Simona Salustri, Jacopo Tomatis. Le “lezioni ripercorrono il prima, il durante e il dopo il 1940.
Nei progetti doveva essere un convegno, per quanto già fuori dagli schemi tradizionali perché arricchito di spazi “scenici”: le canzoni che scandirono quei giorni, le performance degli attori sulla quotidianità di allora, le immagini, i sonori e i suoni, dalle canzoni agli allarmi e ai boati dei bombardamenti. E ancora documenti del periodo, quali le lettere dal fronte albanese del capitano Aldo Caldari, e dal fronte francese dell’alpino Giovanni Pirelli.
Immergendosi così in quel passato con le interpretazioni di Valerio De Stefani, Martina Di Fazio, Maria Antonia Fama, Vito Tuosto, Benito Truini, con il coordinamento tecnico di Valter Bottoni, e la regia di Vincenzo Calò, compnente della Segreteria nazionale Anpi e responsabile area Sud.
C’era già la data, il 10 giugno, ovviamente. Quando Mussolini, in uniforme da primo caporale d’onore della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, arringò la folla che gremiva piazza Venezia a Roma “nell’ora delle decisioni irrevocabili”. L’anno zero della pandemia aveva obbligato a una sospensione dell’iniziativa, ma da lì nacque l’idea di trasformare il seminario in un film.
«Il video – ha illustrato in conferenza stampa il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo – è rivolto innanzitutto ai giovani che sono mediamente privati di una piena conoscenza della storia: attraverso il protocollo che abbiamo rinnovato col ministero dell’Istruzione cercheremo di proiettarlo in tante scuole d’Italia. Questo video – ha proseguito il presidente dei partigiani – è parte integrante della grande e diffusa operazione di verità storica che abbiamo messo in campo. Viviamo infatti in un tempo imbarazzante in cui con dichiarazioni, fake news sui social, libri di giornalisti che si improvvisano storici, si tenta una riabilitazione postuma del fascismo e una conseguente delegittimazione della Resistenza».
Sperimentando anche una modalità serissima, scientificamente corretta, e accattivante di studiare a scuola la storia contemporanea. E si potrà fare formazione, conoscere, anche in altri contesti, nelle tante iniziative dell’associazione dei partigiani nei territori. Si potrà visionare per l’intera durata, circa due ore e quaranta minuti, oppure seguire una lezione alla volta.
Il “convegno animato” potrà essere visionato in alta definizione nelle scuole (una copia in hd di “1940, la catastrofe” verrà inviata anche a tutti i Comitati provinciali Anpi) e nelle accademie militari. Perché, va ribadito, la Resistenza fu anche lotta antifascista di tantissimi militari che rifiutarono di condividere il concetto di civiltà basato sulla razza alla base dell’alleanza con Hitler.
«Ricordare l’entrata in guerra – ha sottolineato Paolo Pezzino, presidente dell’Istituto storico Ferruccio Parri – vuol dire ricordare una tragedia cominciata molto prima, quando il fascismo salì al potere con la complicità delle vecchie classi dirigenti liberali, imponendosi con la forza e l’abolizione di tutte le libertà politiche, sindacali e di pensiero, realizzando così per la prima volta in Europa un regime totalitario di destra». La tragedia del 1940 documentano i fatti e le più aggiornate ricerche storiografiche iniziò ben prima, nel ’22, perché nel fascismo erano già presenti tutti i germi del nazionalismo e del militarismo che l’avrebbero generata. Le guerre del fascismo cominciarono in Etiopia, continuarono in Spagna a favore di Franco per arrivare al ’40 e all’entrata nel secondo conflitto mondiale. Anche per il professor Pezzino la preoccupazione è nel presente: «Permangono tuttora sacche di nazionalismo che ritengono la guerra non una tragedia da evitare fino in fondo, come dice la nostra Costituzione, ma come un qualcosa che dimostra eroismo e virilità dei popoli e degli Stati». Purtroppo, in un Paese travolto come tutta l’Europa dalla pandemia «la ricorrenza è stata assente dalla riflessione pubblica». Un vuoto colmato dall’Anpi, perché la memoria attiva non si può fermare, è un atto di responsabilità nei confronti del futuro.
Come non ha conosciuto battute d’arresto, solo qualche inevitabile rallentamento nella tabella di marcia, l’Archivio digitale della Resistenza, il memoriale con le interviste ai partigiani viventi curato da Gad Lerner e Laura Gnocchi, frutto di una stretta collaborazione con l’associazione dei partigiani. “Abbiamo già realizzato oltre 400 interviste – ha illustrato in conferenza stampa il giornalista, annunciando «che presto il museo virtuale sarà arricchito anche con il materiale già realizzato in passato dalle Anpi nei territori».
Uno strumento che si auspica possa essere presto a disposizione di chi vorrà consultarlo. Una ulteriore sollecitazione di memoria attiva, una vocazione imprescindibile dell’essere Anpi. “Non basta ricordare – ha detto ancora Pagliarulo riferendosi al video presentato –, occorre interpretare le lezioni del passato nel presente e sul presente. Ci rivolgiamo alle istituzioni, a partire dal Presidente della Repubblica, alle associazioni di volontariato, all’Italia migliore”.
Un richiamo all’importanza fondamentale nel convivere civile dei valori della Resistenza è arrivato anche dal messaggio del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, impossibilitato a partecipare alla videoconferenza. “Con l’Anpi – ha scritto Franceschini – siamo impegnati a realizzare il Museo nazionale della Resistenza di Milano, sui cui stiamo lavorando, e che diventerà un altro luogo di conservazione e di trasmissione della memoria ai giovani. È importante che ci sia un museo nazionale per ricordare alle future generazioni ciò che hanno fatto le nostre madri e i nostri padri per ridare all’Italia la libertà”.
Il video-racconto parte dagli antefatti nella lezione del professor Pezzino; affronta il consenso e la situazione economico sociale con la docente dell’università di Bologna Simona Salustri; racconta il mondo del lavoro con Francesco Palaia, ricercatore della Fondazione Di Vittorio; forze armate e i ragazzi del ’40 è l’argomento di Fulvio Poli, capo Ufficio generale promozione pubblicistica e storia dell’esercito; a Spartaco Capogreco, tra i massimi esperti in materia, è affidata la situazione degli antifascisti, degli internati, dei deportati; guerra, musica e spettacoli sono il tema del docente dell’università di Torino Jacopo Tomatis.
Il filmato si conclude con l’intervento del presidente dell’Anpi. Uno sguardo lucido sul presente nel tempo scandito e ferito della pandemia, con le contraddizioni sociali ed economiche aggravate dalle necessarie misure di emergenza. “L’Italia contemporanea migliore, che si riconosce nei valori della Resistenza – ricorda nel film il presidente Pagliarulo – ha sempre saputo superare ogni momento drammatico della sua storia, dall’occupazione nazifascista al terrorismo, grazie all’unità tra le diverse tradizioni politiche democratiche, tra generazioni, tra Nord e Sud. Abbiamo un’arma formidabile, la Costituzione e quella visione solidale e giusta di chi combatté i lunghi venti mesi, sancita nella Carta fondamentale della Repubblica. L’Italia che oggi è nel volontariato, nell’associazionismo, nel sindacato, nel mondo della cultura. Un orizzonte migliore, possibile, è praticabile “se riusciremo a unire tutte le energie nel segno della persona, del lavoro, della socialità, come già avvenne nella Resistenza”.
Ci proveranno i partigiani, perché è una questione di memoria, più attiva di sempre, perché riguarda il futuro. Perché, come si conclude il film, mentre in sottofondo comincia a risuonare Bella ciao: “Scarpe rotte, eppur bisogna andar”.
Pubblicato martedì 29 Dicembre 2020
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