Si è svolto a Torino, sabato 14 novembre, nella suggestiva cornice del Teatro Carignano, il convegno sui Gruppi di Difesa della Donna intitolato “Noi, compagne di combattimento” e promosso dall’ANPI Nazionale da un’idea del Coordinamento donne dell’Associazione. Una iniziativa volta a colmare un incredibile vuoto di approfondimento storiografico e di pubblicistica su di una esperienza fondamentale per la Resistenza italiana, nata nel 1943 e che riunì circa 70.000 donne. L’avvio di un grande progetto di ricerca, voluto dall’ANPI, che vedrà il contributo operativo di decine di storiche, di brillanti competenze distribuite su tutto il territorio italiano.
Il riconoscimento, finalmente, di una preziosa attività partigiana e della sua sconosciuta peculiarità come ha riferito nella sua appassionata introduzione al convegno Marisa Ombra, Vice Presidente Nazionale ANPI: “I Gruppi di Difesa della Donna sono la prima dichiarazione di cittadinanza, l’atto con il quale le donne rendono pubblica la loro volontà di esserci, di voler fare il loro pieno ingresso nella società. È la soggettività femminile, individuale e collettiva, che entra prepotentemente in quel mondo italiano fino a ieri fascista: esaltatore – unico valore riconosciuto alla donna – della Madre orgogliosa di dare i propri figli alla Patria. Il primo passo per arrivare a dichiarare, molti anni dopo, che la loro vita non è di proprietà di alcuno al di fuori delle donne stesse”.
Della vita e vitalità di queste donne l’ANPI ha deciso di prendersi carico, fino a farne, come merita, un patrimonio non solo femminile. A dichiararlo “a fuoco”, il Presidente nazionale dell’ANPI, Carlo Smuraglia, all’inizio del suo intervento: “Ho voluto essere presente e concludere questo convegno perché la partecipazione delle donne alla Resistenza è, e deve essere, un tema che riguarda tutta l’ANPI. Donne e uomini”.
Patria Indipendente seguirà e darà conto degli sviluppi e del lavoro prodotto nell’ambito del progetto. Per ora pubblichiamo in un articolo di Maddalena Brunero, che prese parte ai Gruppi, la sua testimonianza, e – in “Terza Pagina” – l’intervista al regista Daniele Segre, impegnato nella realizzazione di un film dedicato alle protagoniste di questa vicenda.
ATTO COSTITUTIVO – PROGRAMMA DEI GDD
Il documento costitutivo dei GDD contiene le motivazioni che spinsero le donne a partecipare alla lotta per liberare il Paese dai nazifascisti. Ma entra anche nel merito di richieste più specifiche, davvero anticipatrici delle lotte delle donne per la loro emancipazione e liberazione.
Diamo del documento alcuni stralci significativi:
«Le donne italiane che hanno sempre avversato il fascismo, che della guerra hanno sentito tutto il peso per i lutti, le case distrutte, i sacrifici e le raddoppiate fatiche, non possono rimanere inerti in questo grave momento…
… I barbari rubano e devastano, depredano e uccidono. Non si può cedere, bisogna lottare per la liberazione.
I combattenti per la libertà si organizzano, conducono la guerriglia, si apprestano a colpire il nemico del nostro Paese nei rifugi che ritiene più sicuri. Nella lotta che il popolo italiano conduce per salvarsi dall’estrema rovina e per affrettare la liberazione, per ricostruire il Paese esaurito e rovinato dalla guerra fascista, per edificare una società nuova sotto il segno della libertà, dell’amore e del progresso, si schierano, compagne di combattimento, le donne d’Italia. Esse costituiscono i “Gruppi di Difesa della Donna e per l’assistenza ai combattenti della libertà”.
Donne di ogni ceto sociale: massaie, operaie, impiegate, intellettuali e contadine si raccolgono accomunate dalla necessità di lottare e dall’amore della Patria. Donne di ogni fede religiosa, di ogni tendenza politica, donne senza partito si uniscono per il comune bisogno che ci sia pane, pace e libertà, che i migliori figli d’Italia che impugnano le armi contro il nemico siano incoraggiati e assistiti… Le donne italiane vogliono:
avere il diritto al lavoro, ma che non sia permesso sottoporle a sforzi che pregiudichino la loro salute e quella dei loro figli.
Chiedono:
- proibizione del lavoro a catena, del lavoro notturno, dell’impiego della donna nelle lavorazioni nocive;
- essere pagate con un salario uguale per un lavoro uguale a quello degli uomini;
- delle vacanze sufficienti e assistenza nel periodo che precede e segue il parto;
- la possibilità di allevare i propri figli, di vederli imparare una professione, di saperli sicuri del proprio avvenire;
- partecipare all’istruzione professionale e di non essere adibite nelle fabbriche e negli uffici soltanto a lavori meno qualificati;
- la possibilità di accedere a qualsiasi impiego, all’insegnamento in qualsiasi scuola, unico criterio di scelta: il merito;
- partecipare alla vita sociale, nei sindacati, nelle cooperative, nei corpi elettivi locali e nazionali;
- l’organizzazione democratica e il controllo di massa sulle istituzioni assistenziali della donna e del bambino, di fabbrica, locali e nazionali …».
(clicca sul seguente link http://anpi.it/media/uploads/patria/2003/10/Gli%20speciali.pdf per leggere o scaricare l’inserto speciale di Patria del 2003 – curato da Mirella Alloisio – dedicato ai “Gruppi di Difesa della Donna“)
Pubblicato venerdì 20 Novembre 2015
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/noi-compagne-di-combattimento/