A proposito di libertà di stampa, l’unica testata propriamente criminale è quella sferrata da Roberto Spada a Daniele Piervincenzi. Ma chi di video ferisce… Per CasaPound l’aggressione di Roberto Spada a Piervincenzi e Anselmi è una fregatura, perché, a differenza delle “normali” operazioni squadristiche o delle “normali” intimidazioni mafiose, è stata integralmente immortalata in un video che rivela la ributtante violenza e che è diventato virale. Dopo tutta la fatica di costruirsi un’immagine in doppiopetto, grazie anche alla disponibilità di alcuni autorevoli giornalisti televisivi. E proprio quando si avvicina il 19 novembre, data del ballottaggio per il Municipio di Ostia. Da ciò l’imbarazzato comunicato del signor Di Stefano, dirigente dell’organizzazione neofascista: “Roberto Spada non è un esponente di CasaPound”, “non rispondiamo certo delle sue azioni e la violenza è sempre deprecabile”. Stesso registro di Luca Marsella, il “candidato” di Ostia: “Questa è una situazione che qualcuno stava cercando… ma io non rispondo delle azioni di Roberto Spada”. Si minimizza e si prendono le distanze, come se Roberto Spada non avesse mai indicato di votare CasaPound, come se Luca Marsella non si fosse mai fatto fotografare con lui, come se i militanti della formazione di estrema destra non fossero mai stati coinvolti in pestaggi e azioni di violenza, come se CasaPound fosse un’associazione di fans di Maria Goretti.
D’altra parte la tiritera “buonista” su CasaPound data da qualche anno. Il 13 dicembre 2011 a Firenze due senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, furono assassinati da tale Gianluca Casseri, che poi si suicidò. Casseri era un estremista di destra vicino a CasaPound. Pochi giorni dopo Gianluca Iannone, guru dell’organizzazione neofascista, affermò nel corso di un’intervista da parte di Lucia Annunziata in Rai: CasaPound “non è un gruppo di estrema destra, non è un gruppo eversivo, non è un gruppo extraparlamentare”. Allora cos’è? Ancora Iannone: “È un’associazione di promozione sociale che si articola sullo sport, la cultura, l’interesse della polis, cioè la politica, e sulla solidarietà”.
Uno specchio dell’immagine di una parte dell’attività di CasaPound emerge visitando il suo sito web. Alcuni titoli: “Torino: blitz di CasaPound contro i parcheggiatori abusivi”, “Poche chiacchiere e assalto al Senato. Così abbiamo vinto”, “Ostia: blitz di CasaPound su spiagge libere contro venditori abusivi”, “CasaPound ripristina abitazione occupata da immigrati africani”, “Reggio Calabria: CasaPound dona giocattoli ai bambini”, “Roma: CasaPound impedisce l’apertura di un centro di accoglienza”, “CasaPound tutela i diritti dei lavoratori Carrefour a rischio licenziamento”.
Una delle sue forme di presenza sul territorio è data dalle “ronde”: contro i “venditori abusivi”, come è avvenuto sul lido di Ostia, contro i “parcheggiatori abusivi”, come a Torino. Intendasi per ronda – va da sé – un gruppo di energumeni palestrati che con le buone o con le cattive allontana il malcapitato. Ma non ci sono solo le “ronde”: c’è il volontariato verso i terremotati, la solidarietà verso questo o quel gruppo di lavoratori, e così via. Insomma si tratta di un’organizzazione double face: consenso e intimidazioni.
Tutto ciò dà uno spaccato della pratica dell’organizzazione che: 1) cerca di costruirsi una base sociale; 2) la definisce colpendo gli avversari – veri o presunti – della base sociale, come nel caso dei migranti; 3) interviene dove c’è una carente presenza delle strutture dello Stato o della società organizzata, sostituendosi all’uno o all’altra, come nel caso di Ostia; 4) è attiva sul territorio; si insedia progressivamente nelle istituzioni rappresentative. In poche parole, si propone come rappresentanza “politica” di determinati interessi sociali, spesso in situazioni borderline o con inquietanti compagnie, come quella di Roberto Spada.
In una situazione di crisi, di scollamento dei legami sociali, di aumento delle povertà, i comportamenti del gruppo estremista della tartaruga frecciata sono premiati dal punto di vista elettorale: diversi suoi esponenti sono stati eletti nei consigli comunali o direttamente, o perché presenti in liste elettorali amiche di destra.
L’aggressione, resa pubblica dal video, rivela il torbido clima intimidatorio che regna da anni nel popoloso municipio romano e segnala la sua inagibilità: quanti giornalisti potranno ragionevolmente tornare a intervistare, avendo la certezza dell’incolumità fisica, non solo il signor Roberto Spada, ma qualsiasi altro personaggio in odore di rapporti personali o politici con uomini del clan? E ancora: quante iniziative politiche di segno diverso rispetto alle preferenze espresse dal medesimo signor Spada si potranno svolgere al riparo da aggressioni e violenze?
La politica del pestaggio a Ostia, d’altra parte, non è una novità: all’inizio di ottobre – il primo giorno di campagna elettorale – fu aggredito persino un candidato di Forza Italia. Bordoni, capogruppo di quel partito, dichiarava al Messaggero: “È inquietante quello che è accaduto questa mattina a Luigi Zaccaria, candidato nella lista di Forza Italia, picchiato da un sedicente militante appartenente, sembrerebbe, a CasaPound”, e ovviamente Luca Marsella respingeva ogni accusa: “Nessun militante di CasaPound ha aggredito nessuno”. Peccato che lo stesso Marsella fosse stato condannato (due mesi con pena sospesa), anni prima, per aver minacciato – sempre a Ostia – alcuni studenti con queste parole: “Se voi fate la contromanifestazione all’Idrovolante, io vi accoltello tutti come cani, vi ammazzo tutti! Io mi ricordo la faccia di ognuno di voi. Non vi picchio subito perché ci sono delle persone e poi mi denunciate”, come si legge su fanpage.it roma. E peccato che qualche mese prima Diego Gianella, attivista di Alternativa Onlus, fosse stato pestato davanti al Municipio da cinque neofascisti.
La cosa certa è che per CasaPound “Cinghiamattanza” non è solo il titolo di una canzone degli ZetaZeroAlfa, gruppo musicale proprio di Gianluca Iannone. E fin qua niente di nuovo. Il punto riguarda, paradossalmente, gli altri: assodato che CasaPound, al di là delle angeliche dichiarazioni dei suoi dirigenti, è quello che è, a cominciare dalla oramai nota autodefinizione (“fascisti del terzo millennio”, ma Iannone corregge con “fascisti può bastare”), come si collocano le formazioni politiche di destra rappresentate in Parlamento? Spirito repubblicano vorrebbe un’immediata e permanente presa di distanza, ma così non sembra, a giudicare – per esempio – dalle recenti, ancorché precedenti all’aggressione, strizzatine d’occhio della signora Meloni, ed ancor più dalle “affinità elettive” (leggi, per esempio, odio contro i migranti o virile invocazione della ruspa) del signor Salvini. Certo è che i partiti di destra e centrodestra devono scegliere con chiarezza da che parte stare e dichiararlo. Per i partiti moderati e di sinistra e per tutte le formazioni antifasciste, a prescindere dalla loro coloritura, suona invece la campana del fronte unito contro tutti i neofascismi, come è meritoriamente avvenuto il 28 ottobre a Roma e in tutta Italia, su iniziativa proprio dell’Anpi. Le istituzioni, infine: bene le dichiarazioni del ministro Minniti dopo il folle pestaggio di Ostia, che ha giudicato “molto grave l’aggressione per il fatto in sé e perché è stato colpito un organo di stampa” ed ha aggiunto che “in Italia non possono esistere zone franche”. Il che fa immaginare drastiche scelte per un Municipio in mano ai clan. Ma non c’è tempo da perdere. Bene, poi l’arresto del signor Roberto Spada. Bene, infine, la sentenza di Affile sullo squallido monumento a Graziani, con conseguente condanna di sindaco e assessori. Ma non sempre la magistratura sembra coerente con se stessa, come nel caso della Procura di Milano, che ha recentemente chiesto l’archiviazione per i neofascisti che il 29 aprile hanno concluso col saluto romano la commemorazione al Campo 10 del Cimitero Maggiore, dove sono sepolti i caduti della Repubblica di Salò.
Infine sul territorio: se lo Stato è assente, se il Comune è assente, se la politica è assente, l’antistato supplisce col “welfare” della delinquenza paramafiosa e/o con la demagogia neofascista. Come recuperare il consenso? La vicenda di Ostia è simbolica perché è un crocevia di alcuni grandi temi: legalità, delinquenza, neofascismo, rapporto con le istituzioni. A Ostia ha votato il 36.15% degli aventi diritto (il che ridimensiona anche il 9.08% di CasaPound) a fronte del 56.11% della partecipazione alle comunali del 2016; è il segno incontrovertibile di uno scollamento ad uno stadio avanzatissimo, di una sfiducia, di una forma evidente di disperazione civile. La parola è al senso di responsabilità dei partiti democratici e delle istituzioni che devono riconquistare un territorio oggi occupato in gran parte da poteri privati e criminali. Se non ora, quando?
Pubblicato giovedì 16 Novembre 2017
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