Sarebbe stata la prima pietra d’inciampo in una città, Monfalcone (GO), che ha pagato un prezzo altissimo il regime nazifascista e la lotta di Liberazione. Era dedicata a Natale Marchese, partigiano arrestato, deportato e morto a Mauthausen dove morì nel marzo 1945, ma l’Aned, l’associazione nazionale ex deportati nei campi di sterminio nazisti, che aveva fatto richiesta al Comune per metterla in posa davanti alla casa dove abitava ha negato l’autorizzazione.

Aldo Carpi, “L’ultimo compagno nel forno crematorio di Gusen”, 1944 (Gusen era uno dei sottocampi del KZ austriaco)

Il sindaco facente funzioni, Antonio Carritani, Fratelli d’Italia (la sindaca Anna Cisint, lo scorso giugno è stata eletta in quota Lega all’Europarlamento ma non si è ancora dimessa), ha sostenuto la decisione affermando che Marchese “non era ebreo”, che in città “esiste già un monumento, all’entrata del cimitero, dedicato a tutti i 100 deportati nei campi di concentramento” e che ogni anno, il 27 gennaio, Monfalcone celebra la Giornata della Memoria.

Il presidente provinciale Anpi di Gorizia Monfalcone, Ennio Pironi

Ennio Pironi, presidente provinciale Anpi Gorizia Monfalcone, non nasconde lo sconcerto che ha colpito come uno schiaffo la città. Anche i dirigenti locali di FI hanno preso le distanze, invitando il sindaco reggente a tornare sui suoi passi, ma sembrerebbe inutilmente.

Si tratta di un fatto inaudito, in tutta Italia i Comuni sono molto favorevoli e sensibili alle Pietre di Inciampo, qui in provincia di Gorizia moltissimi le hanno messe in posa, si tratta di amministrazioni sia di centrodestra sia di centrosinistra, dunque a questo punto il problema va oltre la stessa appartenenza politica. Quanto successo a Monfalcone è veramente incredibile, anche per le giustificazioni addotte dall’attuale sindaco facente funzioni.

Un battaglione divisione d’assalto Garibaldi Natisone schieratoa Pecina, Slovenia (archivio fotografico Anpi nazionale)

A Monfalcone il 10 settembre 1943 si costituì la prima brigata partigiana in Italia. Natale Marchese, originario di Troina, Enna, era dovuto fuggire dalla Sicilia perché perseguitato dai fascisti locali, poi fin da quel giorno del ’43 opererà da partigiano nella gloriosa Divisione Garibaldi Natisone. Catturato e deportato morìrà a Gusen, sottocampo di Mauthausen.

Nel nostro territorio sono stati deportati anche degli ebrei, purtroppo, però soprattutto sono stati deportati gli oppositori politici, i partigiani, cioè gente comune, operai dei cantieri navali e contadini, per cui anche le affermazioni dell’attuale sindaco facente funzioni sono fuori luogo. Ciò dimostra veramente di che pasta è fatta questa Amministrazione comunale.

Anche la legge istitutiva del Giorno della Memoria non fa riferimento solo allo sterminio e alle persecuzioni del popolo ebraico ma anche alla deportazione di militari e politici italiani nei campi nazisti.

Non è la prima volta che ci troviamo di fronte a dinieghi assolutamente incomprensibili per cui l’impegno dell’Anpi insieme all’Aned, con cui esiste una costante collaborazione, è che certi valori siano assolutamente ribaditi con forza. Non dimentichiamoci mai che questi amministratori hanno giurato sulla Costituzione all’atto del loro insediamento e quanto accaduto è un’ulteriore prova di un’assoluta incoerenza rispetto a una Carta dichiaratamente antifascista, che fonda i suoi principi proprio su valori che con le pietre d’inciampo intendiamo ulteriormente rafforzare e soprattutto fare in modo che la gente di fronte a queste pietre si fermi un momento a pensare che cosa significano.