Succede in Veneto, a Marcon, 18mila abitanti nella città metropolitana di Venezia. Alla guida del Comune è Matteo Romanello, riconfermato lo scorso anno primo cittadino sfiorando il 72% dei voti, già esponente del Carroccio e ora vicino a Fratelli d’Italia.
Forse non pago della sconfitta di qualche mese fa, quando non riuscì a impedire che una scuola venisse intitolata a Tina Anselmi, partigiana, ministro Dc, la prima donna a diventarlo, e presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2, ora ha detto no alla proiezione del capolavoro di Roberto Rossellini “Roma città aperta”.
Una richiesta di patrocinio arrivata dall’Anpi locale tramite il presidente Filippo Nappi su suggerimento non di una persona qualsiasi ma della vicesindaca per una iniziativa all’Auditorium nella sala Oriana Fallaci organizzata con Spi Cgil, gruppo Bella Ciao e Cinit.
Sulla carta intestata del Comune il rifiuto è motivato così: “in questo momento non è in linea con il programma culturale di mandato”. E si aggiunge che all’associazione è concesso chiedere l’autorizzazione a usufruire della spazio, ma a pagamento: 94 euro. Una somma certamente sostenibile pesa però come un macigno il diniego e i molti paletti per poterlo vedere in una sala municipale.
Intanto, mentre Articolo Uno annuncia un’interrogazione in Parlamento al ministro dell’Interno – e lo faranno interpellando la Regione con due diversi interventi la consigliera Erika Baldin, M5s, e i consiglieri Pd Vanessa Camani, Francesca Zottis e Jonatan Montanariello – l’Anpi provinciale insorge con la presidente Maria Cristina Paoletti: “Inaccettabile. Ancora l’ennesima manifestazione proveniente da istituzioni che non si riconoscono nei valori fondativi di antifascismo alla base della Repubblica democratica e della Costituzione”.
Non sappiamo se il sindaco Romanello, 34 anni a giugno, abbia mai visto uno dei capolavori del neorealismo più celebrati nel mondo, dove si racconta l’occupazione nazifascista della capitale, con Anna Magnani, che interpreta la storia di una popolana realmente esistita Teresa Gullace, e in una scena mirabile uccisa dalle raffiche di mitra sotto gli occhi del figlioletto, e con Aldo Fabrizi, don Pietro Pellegrini, fucilato a Forte Bravetta, personaggio ispirato a due religiosi, don Pappagallo e don Morosini, impegnati e Caduti nella Resistenza romana.
Ricordiamo che il regista nel 1945 fu costretto dalla censura a far compiere l’esecuzione da un plotone tedesco, e non italiano come invece avvenne. In questo caso, a Marcon sembra che si sia fatto un passo all’indietro, il prossimo sarà mettere quel capolavoro tra i film proibiti, o meglio al rogo?
Pubblicato giovedì 16 Marzo 2023
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/marcon-ve-roma-citta-aperta-da-capolavoro-a-film-non-in-linea/