Il nome di Federico Zvab (1908-1988), un patriota originario di Kazlje (a pochi chilometri da Trieste), era ricordato soltanto in una lapide posta a Napoli, città Medaglia d’Oro per la Resistenza, in via Cisterna dell’Olio (dove aveva esalato l’ultimo respiro), come “Antifascista, Partigiano delle Libertà, Eroe delle Quattro Giornate, Segretario della Camera del Lavoro di Napoli”.
Ora, però, all’antifascista triestino è intitolata anche la sezione dell’Anpi-Cgil di Napoli. La scelta di intitolazione della sezione è stata voluta fortemente dal segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, e da Raffaele Paudice, presidente della sezione Anpi-Cgil oltre che segretario Cgil Napoli e Campania.
Al partecipato evento inaugurale, lo scorso sabato 12 novembre, hanno portato il saluto – unitamente all’Anpi e alla Cgil – Chiara Marciani, assessore al Lavoro della Città di Napoli, Nino Cavaliere dello Spi Cgil; Natalia Marino, che dirige “Patria Indipendente”, e Guido D’Agostino, presidente dell’Istituto campano per la storia della Resistenza.
“Questa iniziativa – ha sottolineato il segretario generale Cgil, Ricci – rilancia l’operato del nostro sindacato opererà affinché l’antifascismo sia un valore di carattere culturale e diventi materia quotidiana per le giovani generazioni. L’Anpi lo ribadisce spesso: si è partigiani sempre, contro i populismi e a difesa della democrazia”.
Federico Zvab nasce da una famiglia di tradizione socialista, in una terra che allora faceva parte dell’Impero austro-ungarico. Chiamato subito a decidere – dopo essere stato, per luogo di nascita, già suddito di Francesco Giuseppe – se continuare restare a esserlo analogamente con l’avvento del fascismo, prevale il suo spirito di uomo libero e ribelle, che gli impone una scelta dolorosa ma netta.
Preferisce emigrare verso altri Paesi europei. In Belgio, nel 1932, è tra i principali animatori di uno sciopero di minatori e metallurgici. Poi, nel 1936, lo spirito guerriero e l’innato sentimento di giustizia lo portano tra i combattenti volontari nella guerra di Spagna. A distanza di quasi tre anni, alla fine del conflitto vinto dal generale Franco, Zvab, con vistose ferite sul corpo, passa in Francia, dove però con altri quindicimila reduci è rinchiuso nel campo di internamento di Vernet.
Quando la Francia e l’Italia di Mussolini si accordano per il rimpatrio dei reclusi nei campi di internamento, Federico Zvab, segnalato come pericoloso antifascista, varca il confine per entrare in carcere: prima a Genova, in seguito a Trieste.
Interrogato, bastonato, umiliato dagli aguzzini italiani – che cercano i nomi di quanti si oppongono al regime – Federico resta muto. Lo spediscono al confino, a Ventotene, dove ha compagni di stanza quali Ernesto Rossi e Riccardo Bauer e conosce h, tra gli altri, Sandro Pertini, Eugenio Colorni, Umberto Terracini, Pietro Secchia e Mauro Scoccimarro.
Da Ventotene Zvab, per le ferite riportate in Spagna e per le percosse subìte nelle carceri, è ricoverato più volte agli Incurabili di Napoli. E nello stesso capoluogo partenopeo, nel settembre 1943, diviene uno dei protagonisti della lotta contro i nazifascisti.
Le Quattro Giornate legano a filo doppio il triestino Zvab a Napoli, città in cui nel dopoguerra avrà un ruolo di primo piano nella ricostruzione del sindacato, ricoprendo la carica di segretario amministrativo della Camera del Lavoro.
Riconosciuto partigiano combattente e comandante di battaglione partigiano, Zvab viene insignito, nel 1958, della Medaglia di Bronzo al Valor Militare per aver preso parte alle Quattro Giornate.
Negli ultimi anni di vita, lasciato il sindacato, Federico Zvab riserva ogni energia come segretario della sezione socialista napoletana di piazza Dante. Trascorre gli ultimi anni in un’abitazione di via Cisterna dell’Olio, sulla cui facciata –nella ricorrenza del 71° anniversario delle Quattro Giornate – è stata apposta una lapide nel ricordo, appunto, del Partigiano delle Libertà, che nel giorno del suo funerale era stato salutato da don Gennarino, il cappellano degli Incurabili, come robusta quercia rossa!
Federico Zvab, pur con una vita dalle mille traversie, è stato uno studioso rigoroso e, come tutti i veri rivoluzionari, sempre proiettato al perseguimento della libertà e alla costruzione di un mondo non servile. Ha fatto parte di una fase della militanza politica in cui esservi significava abbracciare una fede, che valeva a svegliare le coscienze e sostenerne l’impegno con l’arma di un’etica, i cui principi dominanti erano: libertà e giustizia.
Quelle stesse libertà e giustizia necessarie per elevare gli ultimi, i deprivati sociali a cittadini e abilitarli a combattere per la conquista dell’indipendenza e l’eliminazione del servaggio. Proprio come fu, predicò e visse Federico Zvab!
Ciro Raia, presidente comitato provinciale Annpi Napoli
Pubblicato venerdì 18 Novembre 2022
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