Nonostante la pioggia cada da ore sulla Capitale, sono ben determinati a tutelare la democrazia e i valori della Costituzione. Insieme a decine di migliaia di persone, molti i sindaci e i rappresentanti di giunte e consigli dei territori italiani presenti alla manifestazione nazionale del 24 febbraio scorso “Mai più fascismi e razzismi”, promossa dal coordinamento di 23 associazioni, tra cui l’Anpi. Per sottolineare il ruolo istituzionale, indossano la fascia tricolore e partecipano all’iniziativa con i gonfaloni dei loro Comuni, tanti insigniti di Medaglia al Valor Militare o al Merito Civile per il contributo offerta nella Resistenza: Marzabotto, Firenze, Reggio Emilia, Forlì, Pescara, Monterondo (RM), Gualdo Tadino (PG), Fivizzano (MC), Monzuno (BO). Ci sono anche il sindaco di Macerata (teatro della tentata strage razzista di Luca Traini), i vessilli della Regione Toscana, dell’Emila Romagna e dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna.
Marco Alessandrini, sindaco di Pescara, spiega: «Testimonio la vicinanza di tutta la mia Comunità, l’Abruzzo è la terra della gloriosa Brigata Maiella, oggi un fondamentale presidio di memoria democratica attiva. Sull’antifascismo, le intolleranze e ogni discriminazione, a partire da quella razziale, non ci possono essere zone grigie né tentennamenti. Auschwitz non si può dimenticare».
Mauro Alessandri è il sindaco di Monterotondo, città metropolitana di Roma: «Dovevamo e, aggiungo, volevamo esserci – afferma – . Quando indossiamo la fascia tricolore rappresentiamo i valori della Costituzione della Repubblica, della Patria. Tutti vi si devono riconoscere».
Monterotondo è stato il primo Comune del Lazio a varare una delibera sulla concessione degli spazi di proprietà comunale: chiunque voglia organizzare eventi deve sottoscrivere una dichiarazione antifascista e di contrarietà a razzismo, omofobia, sessismo e a ogni intolleranza. Alessandri, nipote di partigiani e iscritto all’Anpi, conclude: «Il dialogo è possibile, e non va interrotto, unicamente con chi, per ignoranza o per assenza di cultura civica, non ha capito l’importanza dei valori affermati nella Costituzione, ma con chi è perfettamente consapevole e assume atteggiamenti fuori legge è necessaria la massima fermezza».
Sara Samorì, assessore agli Eventi istituzionali di Forlì, rappresenta sia il Municipio sia la Provincia di Forlì-Cesena: «Il sindaco Davide Drei ha voluto fortemente ci fosse la presenza del territorio, fondamentale nel momento in cui “riaffiorano aporie del passato”, come avvertiva Altiero Spinelli. Ed è importante ribadire il rifiuto di ogni violenza fisica e verbale, opporsi alle nostalgie autoritarie, al razzismo, alla xenofobia, al sessismo e a ogni discriminazione.
E non solo a parole – aggiunge Samorì –. Il fascismo non è solo storia ma un modo di essere e va contrastato quotidianamente. Dobbiamo affermare i valori di tutti, i valori della Patria sanciti nella Costituzione: libertà, uguaglianza e fratellanza».
Firenze è rappresentata dal maestoso labaro col giglio e dal consigliere comunale di maggioranza Luca Milani: «Essere accanto alle associazioni e alle organizzazioni che il fascismo represse, con l’eliminazione dei diritti sindacali e di voto, è essenziale per le istituzioni, una risposta concreta e necessaria».
La città medicea è tra quante hanno modificato lo statuto, quando si è accorta di non avere nessuna norma specifica capace di arginare nuovi fascismi e nuove forme di intolleranza: «C’è un modulo da compilare prima di ottenere il nulla osta all’uso del suolo pubblico – precisa Milani –. Nonostante siamo consapevoli che l’estrema destra proverà a trovare escamotage per evitare di firmare il modulo, in questo modo si mettono in evidenza formazioni che adottano comportamenti fuori legge».
Dopo aver sfilato nelle vie della Capitale, il lunghissimo corteo è giunto a Piazza del Popolo dove, presentati dall’attore Giulio Scarpati, ci sono stati l’intervento della Presidente nazionale Anpi, Carla Nespolo, le letture partigiane di tre giovani e il concerto dei Modena City Ramblers, concluso con Bella Ciao, intonata, ballando, da tutta la piazza gremita.
Sotto il palco anche il sindaco di Gualdo Tadino (PG), Massimiliano Presciutti, che per la sua fede democratica è stato più volte minacciato sui social dai neofascisti.
Ora, oltre alla solidarietà dell’Anci Umbria, è arrivato anche il sostegno del suo Consiglio che il 1° marzo ha approvato una mozione “sull’obbligo di allegare alla domanda di concessione per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche e per l’utilizzo di sale ed altri luoghi di riunione di proprietà comunale, una dichiarazione esplicita di rispetto della Costituzione italiana e di ripudio del fascismo, del nazismo e di ogni altra forma di totalitarismo”.
È sempre più ampio il “fronte antifascista” delle Amministrazioni locali che, per concedere aree e spazi pubblici, chiedono l’impegno a rispettare la disposizione costituzionale, cioè il divieto di riorganizzazione del partito fascista, le leggi Scelba e Mancino, e il rifiuto di ogni discriminazione razzista, sessista od omofoba.
A Pesaro, lo scorso dicembre, il sindaco Matteo Ricci aveva dovuto accettare di vivere sotto scorta, perché minacciato dopo aver negato a CasaPound una sala comunale per la presentazione del libro di un loro militante. Il Consiglio cittadino ha poi approvato un odg col quale si consente l’utilizzo delle sale comunali solo a chi, sottoscrivendo una dichiarazione, si riconosca nella Costituzione antifascista e nelle leggi nazionali e si impegni a non compiere “manifestazioni esteriori, anche a mezzo di social network” di carattere fascista o nazista.
Ebbene, per ottenere una sala, CasaPound ha addirittura firmato il modulo, fatto documentato dal primo cittadino pesarese con un post sul suo profilo Fb. Risultato: CP è andata su tutte le furie, ha rinnegato la firma e minacciato di querelare il sindaco per falso in atto pubblico. Ovviamente sul web in molti hanno fatto notare come il reato a cui sembra riferirsi il responsabile locale di CP difficilmente possa essere contestato a Matteo Ricci, per concludere che appaia “però evidente come Demontis non abbia ben compreso ciò che ha firmato”.
Tra le altre grandi località che vanno ad allungare l’elenco dei Comuni “defascistizzati” (puntualmente ve ne abbiamo dato conto su Patria), ci sono Varese (dove operava la comunità neonazi dei Dodici Raggi), Ivrea (TO), e Padova. Nel capoluogo di provincia veneto, il 13 marzo, a seguito di un impegno preso col Consiglio, dopo un’interrogazione dell’esponente di Colazione Civica, Daniela Ruffini, la Giunta ha coralmente approvato le modifiche al regolamento municipale: nel disciplinare sono stati inseriti due passaggi che, di fatto, proibiranno la concessione delle aree comunali alle organizzazioni neofasciste. E il sindaco Sergio Giordani ha voluto ricordare espressamente «di aver giurato sulla Costituzione». Aggiungendo: «Non posso concedere spazi a chi vorrebbe utilizzarli come megafoni per esprimere messaggi di odio. Offenderei l’istituzione che rappresento e minerei la coesione sociale e la tranquillità della nostra comunità». Così la città si aggiunge ai Comuni di Cadoneghe, Montegrotto Terme e Piove di Sacco che nel distretto avevano già provveduto.
È stata soprattutto l’Anpi, attraverso i Comitati provinciali e le sezioni, col sostegno di altre associazioni e dei sindacati poi unitisi nel Coordinamento nazionale “Mai più fascismi, mai più razzismi”, ad avviare da tempo un percorso partecipato tra Istituzioni e cittadini. Tant’è che, per esempio, l’odg approvato il 14 marzo dal Consiglio comunale di Quartu Sant’Elena (CA), terza località della Sardegna per numero di abitanti, fa esplicito riferimento al sodalizio partigiano: “Promosso dall’ANPI”, documenta l’atto del dispositivo. Un riconoscimento delle istanze democratiche della società civile a cui hanno dato corso i rappresentanti dei governi e dei parlamenti territoriali eletti dai cittadini. A Quartu, “Sardegna vera” (il consigliere Casanova è stato il primo firmatario della proposta), Tecla Brai e tutto il gruppo Pd, e altri consiglieri. Il sindaco Stefano Delunas ha votato a favore, dichiarando che «avrebbe difeso i valori dell’antifascismo anche a costo di mettere a rischio la sua maggioranza».
Tra i piccoli Comuni che nelle ultime settimane hanno deliberato per un “No pasaràn!” ci sono anche Strambinello, Nomaglio (TO), Palazzolo sull’Oglio (BS), Cerreto Guidi (FI), S. Giovanni Valdarno (AR); Arcidosso (GR); Caronno Pertusella (VA).
Intanto a Mira, città metropolitana di Venezia, con l’Anpi ci si prepara a difendere il nuovo regolamento sugli spazi pubblici modificato il 9 gennaio 2018 con una delibera di giunta, guidata dal sindaco Marco Dori. Infatti, un consigliere ex An ha prontamente annunciato un ricorso al Tar.
Va detto però che la difesa della Costituzione e il rispetto delle leggi italiane, non in tutti i Comuni è patrimonio esclusivo del centro-sinistra. In particolare, soprattutto nei Comuni più minuti delle zone dove è forte la memoria della Resistenza nemmeno il centro-destra ha avuto il coraggio di respingere le norme antifasciste.
Anche il M5s, come a Torino e Carpi, ha spesso sostenuto strumenti legislativi per arginare l’onda nera.
Francesco Sartini, sindaco di Vimercate (MB), pentastellato, il 16 febbraio ha proposto una delibera, condivisa all’unanimità dalla sua giunta. Il provvedimento impegna il Comune a non concedere suolo pubblico a chiunque non garantisca il rispetto della Costituzione, delle leggi Scelba e Mancino, oltre ai valori espressi nella Dichiarazione universale dei Diritti Umani.
A cercare di mettere all’angolo gruppi che professano ideologie fasciste, intolleranza verso gli immigrati e minoranze etniche, sessuali o religiose anche la Regione Umbria. Il 27 febbraio, il Consiglio di Palazzo Cesaroni ha approvato a maggioranza (11 sì e 1 astensione) la mozione del consigliere Attilio Solinas (Art1 Mdp): si impegna l’esecutivo di Palazzo Donini “a sollecitare i Comuni umbri affinché adottino atti necessari, in relazione alla concessione degli spazi pubblici, coerenti con i principi costituzionali e richiedendo ai concessionari impegni su: riconoscimento dei principi della Costituzione che ripudiano fascismo e nazismo; non perseguimento di finalità antidemocratiche e promuovere i valori democratici fondanti della Repubblica; vietare manifestazioni tese a promuovere ideologie e atti che si richiamino al fascismo, al nazismo o a ideologie totalitarie”. «Succede per la prima volta in Italia che una Regione – ha commentato la coordinatrice regionale Anpi Umbria, Mari Franceschini – approvi una mozione di indirizzo politico rivolto a sensibilizzare le Amministrazioni comunali affinché adottino strumenti e procedure atti a difendere gli spazi pubblici da un uso contrario ai principi della Carta Costituzionale da parte di organizzazioni fasciste. È con orgoglio di cittadini umbri democratici e antifascisti che plaudiamo a questo evento che pone una pietra istituzionale importante che mancava nella costruzione di un argine contro i vecchi e nuovi fascismi».
Pubblicato giovedì 22 Marzo 2018
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