Una foto ha scioccato l’Argentina. È quella scattata l’11 luglio da sei deputati di La Libertad Avanza, il partito di estrema destra del presidente Javier Milei, insieme a un gruppo di repressori che sono rinchiusi nel carcere di Ezeiza, nella provincia di Buenos Aires. Tutti loro stanno scontando una pena dopo che è stata provata la loro partecipazione attiva a crimini contro l’umanità. In questa immagine si scorge anche Alfredo Astiz, l’emblema del terrorismo di Stato.
Durante l’ultima dittatura militare (1976-1983), Astiz era un giovane marinaio assegnato alla Escuela de Mecánica de la Armada (ESMA), trasformata durante la dittatura in un campo di concentramento in cui passarono circa 5.000 uomini e donne. Astiz si infiltrò nel nascente movimento per i diritti umani, presentandosi come fratello di una persona scomparsa e si guadagnò la fiducia delle prime Madri di Plaza de Mayo. Si offrì di accompagnare la sua fondatrice, Azucena Villaflor de De Vincenti, a casa sua. Tra l’8 e il 10 dicembre 1977 mise a segno il suo colpo da maestro: identificò 12 persone che sarebbero state rapite, torturate e gettate vive in mare. Tra loro c’erano tre componenti delle Madres – Villaflor de Vincenti, Esther Ballestrino de Careaga e María Eugenia Ponce de Bianco – insieme alle suore francesi Alice Domon e Léonie Duquet. Astiz non si pentì mai dei suoi crimini. La giustizia argentina lo ha condannato all’ergastolo in due occasioni, e questa sentenza si è aggiunta alla condanna in contumacia emessa in Francia.
«Siamo andati a trovare ex combattenti che hanno combattuto battaglie contro la sovversione marxista su ordine di un governo costituzionale», ha spiegato Benedit, il promotore dell’iniziativa. È chiaro che il governo capeggiato da Milei non solo ha minimizzato il terrorismo di Stato, ma ha anche iniziato una meticolosa opera di smantellamento delle organizzazioni statali per i diritti umani. Quella visita in carcere agli aguzzini non è altro che l’espressione del nuovo rapporto con il passato recente.
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L’arrivo alla Casa Rosada di questo governo ha avviato una nuova narrazione rispetto a quella costruita negli ultimi quattro decenni: si negano i crimini contro l’umanità, si ripudiano le organizzazioni per i diritti umani e si lanciano messaggi di empatia verso gli autori di questi crimini. Il governo di Milei ha adottato due misure che rappresentano l’emblema dell’attacco frontale al processo di verità e giustizia in cui era impegnata la società argentina: lo smantellamento della Commissione nazionale per il diritto all’identità (CoNaDI) e l’eliminazione delle politiche di indagine degli archivi per contribuire alle inchieste sui crimini commessi durante l’ultima dittatura.
La CoNaDI era stata creata nel 1992, sotto il governo del presidente Carlos Menem, su richiesta delle Abuelas de Plaza de Mayo, l’organizzazione per i diritti umani che dal 1977 ricerca i nietos (i nipoti) rapiti durante gli anni del terrorismo di Stato. La creazione della CoNaDI aveva voluto rispondere all’impegno assunto dallo Stato argentino con la firma della Convenzione sui diritti dell’infanzia, che riconosceva il diritto all’identità. La funzione principale della CoNaDI era quella di sottoporre i casi da esaminare alla Banca nazionale dati genetici (BNDG) per determinare se il caso riguardasse figli o figlie di persone scomparse. Nel 2001 le funzioni della Commissione vennero sancite per legge.
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Tre anni dopo, il presidente Néstor Kirchner firmò un decreto che istituiva un’Unità investigativa speciale (UEI) all’interno e per rafforzare la CoNaDI, e le conferiva il potere di accedere a tutti i fascicoli posseduti dallo Stato per ritrovare i neonati sequestrati. Nel corso degli anni alla CoNaDI sono giunte denunce – che potevano arrivare dalle Abuelas o da chiunque potesse fornire informazioni utili alla ricerca delle persone scomparse – e segnalazioni spontanee di chi aveva dubbi sulla propria origine biologica. «Chiediamo al mondo di guardare a ciò che sta accadendo in Argentina […] È essenziale fermare ogni regressione e difendere i valori democratici e i diritti umani per cui abbiamo tanto lottato», è stata la richiesta di aiuto fatta da Estela de Carlotto, presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo. L’organizzazione, riferimento internazionale nella difesa del diritto all’identità, ha presentato un rapporto dettagliato che denuncia lo smantellamento e il definanziamento che il governo di estrema destra sta applicando alle politiche pubbliche di memoria, verità e giustizia.
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L’interruzione di queste politiche avviene nel contesto delle ripetute dichiarazioni del presidente, della vicepresidente e di vari ministri contro il processo giudiziario verso gli aguzzini e a favore delle azioni delle Forze Armate. Inoltre Milei ha rivendicato l’indulto concesso nel 1990 ai capi del regime sanguinario da parte dell’ex presidente Carlos Menem (1989-1999) quale strumento costituzionale di pacificazione, omettendo però che quelle leggi che avevano garantito l’impunità ai criminali erano state poi dichiarate incostituzionali dalla Suprema Corte di Giustizia argentina.
Mentre Milei è impegnato nella costruzione del fronte globale delle estreme destre, ancora più incisiva e agguerrita in tema di revisionismo è la vicepresidente Victoria Villarruel, storicamente legata all’attivismo in difesa del personale militare coinvolto in crimini contro l’umanità. Figlia e nipote di militari, Villarruel – oggi piuttosto distante politicamente da Milei – è attiva da più di venti anni in organizzazioni che rivendicano le azioni militari degli anni 70, sostenendo la difesa della “memoria completa” di quel periodo: “completa”, ovvero che nega la verità storica e giudiziaria.
Un’operazione questa che si impone di ricostruire faziosamente la storia degli anni più bui dell’Argentina attraverso percorsi revisionisti e negazionisti, tanto che la vicepresidente non perde occasione per omaggiare quelle che definisce le “vittime del terrorismo” per mano dei gruppi armati, senza una sola menzione dei crimini commessi dalle Forze Armate. Con questo obiettivo il governo ha diffuso un video in cui si riprendono argomenti utilizzati dall’opinione pubblica più conservatrice attraverso tre testimonianze senza alcun contraddittorio. Un anziano giornalista, schierato già all’epoca con la dittatura di Jorge Videla, sostiene che in Argentina si sia combattuta una guerra tra civiltà occidentale e sovversione. La figlia di un militare assassinato dai guerriglieri marxisti dell’ERP (Ejército Revolucionario del Pueblo) nel 1974 offre la sua emotiva testimonianza, chiedendo giustizia. Infine, un pentito ex-montonero (la guerriglia peronista) delegittima il numero di 30mila desaparecidos, sostenendo di averlo inventato lui stesso di sana pianta per permettere a più persone (di sinistra) di ottenere indennizzi dallo Stato.
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La Villarruel anche coautrice del libro Los otros muertos (Gli altri morti), nel quale giustifica il colpo di stato del 1976 di fronte all’“avanzata del comunismo”, è quindi impegnata in uno sforzo che declama il chiaro intento “riabilitativo” a favore dei militari genocidi, e che colpisce frontalmente quello che in alcuni ambienti filomilitari della destra più nera viene considerato il “monopolio” della narrazione ufficiale riguardo alla memoria storica. «Si tratterà di un’attività che porterà alla luce fatti che una parte del mondo politico ha cercato di nascondere per decenni e che hanno lasciato ferite profonde negli argentini, ancora non rimarginate», recitava il comunicato di presentazione della giornata in ricordo di “Tutte le vittime del terrorismo”, istituita proprio da Villarruel.
Complessivamente l’amministrazione Milei è intenzionata a rivalutare pubblicamente il personale in uniforme e a dargli nuove funzioni. Il presidente lo ha già chiarito con la presentazione di un disegno di legge che mira a coinvolgere le Forze Armate nei compiti di sicurezza interna, cosa che è stata loro proibita dopo l’esperienza criminale dell’ultima dittatura. E, parallelamente, cerca di indebolire gli organismi pubblici che sostennero il cosiddetto “Nunca más” pronunciato dal procuratore Julio César Strassera nel Proceso alle Juntas del 1985.
Andrea Mulas, storico Fondazione Basso, autore di numerosi libri, ultimo in libreria “L’oro introvabile. Saverio Tutino e le vie della rivoluzione”
Pubblicato mercoledì 12 Febbraio 2025
Stampato il 19/02/2025 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/largentina-di-milei-seppellisce-il-nunca-mas-e-riscrive-la-storia/