In “missione” forti di una rinnovata legittimità, ora che la normalizzazione della Siria è una realtà e l’aria in Italia è cambiata. Ne sono convinti i neofascisti di CasaPound, auto-investitisi da tempo del titolo di diplomatici in Siria e che pochi giorni fa sono rientrati dal Paese al termine di uno “storico viaggio destinato a correggere scelte, errori ed equilibri messi in forte crisi dai precedenti governi”, si legge in un dettagliato resoconto pubblicato sul mensile online del movimento, Il Primato Nazionale. È dal 2013 che le “tartarughe” si fanno ricevere da Damasco per portare “aiuti” e incontrare ministri, membri di governo e religiosi vicini al regime di Assad, ritenuto al pari di Putin campione di nazionalismo, libertà ed esempio di vero amore per la patria: in Italia dallo scoppio della guerra civile sono stati i più utili amplificatori della narrazione secondo cui Assad è l’argine all’islamizzazione dell’Occidente, leader amato dal popolo e vittima delle mire di Israele e Stati Uniti.
Ma stavolta l’enfasi politica è stata diversa: a guidare la delegazione c’era il fondatore e presidente di CasaPound, Gianluca Iannone, accompagnato dal vice Andrea Antonini, il responsabile nazionale di Blocco Studentesco, l’organizzazione giovanile del movimento, Sergio Filacchioni, e Giovanni Feola, veterano dei viaggi in Siria perché referente italiano del Fronte Europeo per la Siria (a cui appartengono gruppi di estrema destra e filonazisti europei) e volontario di Sol.Id, Solidarité Identités, onlus della galassia CasaPound attiva in Birmania con i Karen, in Kossovo con i serbi e in Donbass. C’è anche Andrea Bonazza, ex consigliere comunale in quota Casapound a Bolzano, noto per aver partecipato a un raduno nazista in Ungheria nel 2020 e la felpa delle Waffen SS “Charlemagne” indossata durante un consiglio comunale.
Obiettivo della missione: “dialogare con le istituzioni governative siriane e con gli amministratori locali”, fieri di “constatare la reciproca volontà di collaborare sul campo della cultura, del turismo e dell’educazione”. Le foto diffuse sui canali social e da un paio di lanci dell’agenzia filo-regime Sana, che li definisce “partito”, documentano la partecipazione a una conferenza del partito Ba’th dal titolo “European public opinion trends”, e l’incontro con la consigliera personale di Bashar al Assad, Buthaina Shabaan. Iannone si fa fotografare mentre riconsegna nelle mani di Labana Mashouh, ministra della cultura, quella che viene definita “reliquia”, una statuetta antica acquistata in Siria nel 2019 e portata in Italia (da chi?). E ancora con lo speaker del Parlamento Hamouda Sabbagh, l’Ordine dei medici, il Sindacato degli artisti e l’Unione degli scrittori arabi che gli consegnano targhe di ringraziamento. Il tour propagandistico ha incluso anche l’incontro col governatore di Raqqa “in esilio”, in un Paese “occupato da terroristi, Turchia e Usa” e la partecipazione a un talk tv sul dopo-conflitto.
Qui a prendere la parola è l’uomo che da sempre organizza sul piano diplomatico (e linguistico) i viaggi di CasaPound nel Paese: Jamal Abu Abbas, medico e capo della sedicente “Comunità siriana in Italia” (in realtà un’organizzazione filo regime), residente a Roma da oltre 40 anni. Con la conduttrice ha elogiato la sensibilità di Iannone & C., e rivelato di aver pagato nel 2012 pakistani e indiani per fare da comparse alle manifestazioni pro regime davanti all’ambasciata siriana in Italia e candidamente ha ammesso: “Dicono di loro che sono fascisti. Ma chi è il fascista? Io sono fascista come loro. Al giorno d’oggi è la sinistra ad essere fascista, la destra è con noi”.
Infine tutti ad omaggiare un altro campione del nazionalismo per i gruppi di estrema destra in Europa, il generale della Guardia Repubblicana ucciso da una mina nel 2017, Issam Zahreddine: noto tra gli attivisti per i diritti umani come il “macellaio di Deir Ezzor”, comparso in foto e video accanto a cadaveri di prigionieri fatti a pezzi e appesi, sanzionato dall’Unione Europea per torture, stupri, attacchi chimici sui civili, nonché accusato dell’assassinio nel 2012 della giornalista americana Marie Colvin.
Nei giorni in cui la delegazione viaggiava in Siria, in alcune città italiane sono comparsi nottetempo gli striscioni “Basta embargo, stop sanzioni alla Siria”: è ciò a cui il regime ora punta e per cui ha chiesto l’impegno di farsene portavoce anche agli amici italiani. Ma le sanzioni economiche e le restrizioni a membri del regime e sodali non riguardano gli aiuti economici e umanitari che Onu e Paesi membri inviano in Siria ogni anno. Aiuti che numerose inchieste hanno dimostrato essere di sostegno più alle casse degli Assad che alla popolazione, attraverso il controllo delle Ong.
La Siria, sostenuta dalla Russia, è oggi un narco-stato (è il maggiore produttore al mondo di Captagon), caratterizzato da una corruzione fortissima, con tutti gli apparati economici e statali controllati dalla famiglia Assad, con 100.000 oppositori torturati e scomparsi nelle carceri, oltre 6 milioni di profughi interni e 5,6 milioni fuggiti oltre confine, intere aree distrutte da bombardamenti indiscriminati e da una strategia di pulizia etica contro ogni forma di opposizione, definita genericamente “terrorista”.
Eppure CasaPound, ricevuta negli anni anche dalla first lady Asma al-Assad, anche lei sotto sanzioni internazionali, si fa fotografare mentre dona sangue, consegna aiuti agli ospedali militari e promuove il turismo solidale in Siria: i camerati con le maglie e gli slogan del movimento tra le rovine di Palmira in gita per scoprire le “bellezze del Paese” grazie a pacchetti-vacanza studiati e organizzati nei dettagli dal Ministero del Turismo siriano, Sol.Id e un’agenzia di viaggi di Firenze (a un costo non proprio economico). Le “tartarughe” per la loro fedeltà si sono meritate i ringraziamenti e l’accoglienza d’onore di uno dei regimi più violenti dell’attuale Medio Oriente.
Sara Lucaroni
Pubblicato lunedì 5 Giugno 2023
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