C’era una volta, l’idea di realizzare a Milano un Museo Nazionale della Resistenza; e c’era una convinzione diffusa che l’idea fosse buona ed utile, anche per colmare una lacuna e rinforzare la memoria, di cui un museo è sempre strumento e parte fondamentale.
Così la pensavano anche il Comune di Milano, il Ministero dei Beni Culturali e l’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione, tanto che per un paio d’anni, in tutti i loro atti formali, hanno parlato – appunto – di un Museo Nazionale della Resistenza.
C’era qualche problema, è vero, sulla collocazione dell’istituendo Museo, perché è ovvio che un Museo Nazionale ha bisogno di spazi adeguati, non solo per le installazioni (anche quelle di tipo più moderno), ma anche per la fruibilità, perché un museo del genere dovrebbe, – per definizione – essere aperto a tutti i cittadini, alla collettività, soprattutto alle scolaresche. Lo spazio individuato appariva a molti davvero inadeguato, perché si tratta di una parte modesta (una sala al piano terra) della “Casa della Memoria” in cui hanno sede alcune associazioni partigiane e di “memoria”, oltreché lo stesso Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione. In seguito, a proposito dell’Istituto, sono emersi anche dei problemi, tuttora non risolti, perché l’edificio non è risultato adeguato neppure ad accogliere l’enorme massa di materiale storico-documentale di cui l’Istituto dispone.
In ogni caso, qualcosa è cambiato d’improvviso, perché la parola “museo” è scomparsa, a poco a poco, venendo sostituita da denominazioni a dir poco vaghe e generiche, comunque certamente non attinenti ad un Museo nazionale (l’ultima versione pare che sia questa: “Spazio (o Centro) nazionale di interpretazione della Resistenza”, oppure, tout-court, “Spazio resistenza 1943-1945”). Alle molte obiezioni pervenute, dall’interno e dall’esterno della “Casa della Memoria”, non c’è stata alcuna adeguata e convincente risposta.
Così come nessuno è riuscito a spiegare come si possa creare una “cosa” del genere, afferente comunque alla Resistenza, senza coinvolgere ab initio, le associazioni partigiane e in particolare l’Anpi, che più volte è intervenuta sul tema, senza successo, ottenendo solo l’assicurazione che sarà coinvolta nella “fase di gestione” (un condominio?).
Parimenti, molti dei propositori si sono affannati a spiegare che lo spazio c’è, che è appropriato, che non ci sono alternative, che non c’è tempo per individuare una sede più adeguata, che c’è il pericolo di perdere – discutendo – il finanziamento disponibile.
Ora, la vicenda è davvero singolare, sul piano culturale e sul piano politico. Sembra davvero incredibile che il Comune di Milano (che si vanta di riferirsi ad una città altamente museale) e l’Istituto Storico che ora ha assunto la denominazione di “Parri”, non si rendano conto che stanno correndo il rischio di fare una pessima figura, sul piano politico-storico-culturale, per tutte le ragioni più sopra accennate.
Abbiamo avuto notizia delle forti riserve manifestate dallo studio professionale che vinse il Concorso internazionale per la Casa della Memoria, ed oggi ravvisa il rischio di una compromissione non solo di ciò che già esiste, e che non troverà giovamento (come si sostiene) dall’arrivo di questa “Cosa” imprecisata, ma anzi riceverà danni, per il difficile impiego, da parte delle associazioni, che hanno sede nella Casa della Memoria, degli spazi che dovevano essere pubblici e di uso comune e che finiranno per essere limitati e compromessi dalla malcerta iniziativa di cui stiamo parlando.
Un vero “caso” dunque, sul quale sarebbe opportuno che si esprimessero le comunità culturali, gli storici, le Associazioni partigiane e resistenziali e tutto quel mondo, spesso raffinato, che si occupa dei musei.
Lo stesso Comitato nazionale dell’Anpi si è interessato della vicenda con un comunicato, la cui lettura sarà certamente utile ed istruttiva.
Noi non vogliamo opporci alla creazione di un Museo della Resistenza, a Milano, tutt’altro. Pensiamo tuttavia che sia necessario un Museo Nazionale e che debba avere la sua sede a Milano, città capitale della Resistenza. Ma vogliamo che sia un vero Museo, che sia adeguato ai valori della Resistenza, in un luogo adatto, e col concorso, fin dall’inizio, delle Associazioni resistenziali.
Ameremmo sentire il parere dei cultori della materia e magari (perché no?) di qualche storico, ben conoscendo le importanti esperienze museali realizzate a Monaco, a Berlino, a Londra e in tante altre sedi.
Milano merita davvero un museo Nazionale della Resistenza, ma che sia veramente tale e si fondi – prima di tutto – sulla memoria.
Carlo Smuraglia, Presidente nazionale dell’Anpi, da ANPInews 253
Pubblicato giovedì 20 Luglio 2017
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